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Renato Curcio

Autore di A viso aperto

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Comprende il nome: Renato Curcio

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Il percorso di un cantiere socioanalitico sui modi in cui l'impero virtuale cerca di costruire la sua capacità egemonica nel mondo del lavoro. Ripercorrendo la micro-fisica dei processi innescati dai dispositivi digitali che mediano l'attività lavorativa - smartphone, piattaforme, sistemi gestionali, registri elettronici - si esplorano alcune metamorfosi radicali che, mentre rovesciano il rapporto millenario tra gli umani e i loro strumenti, sconvolgono ciò che fino a ieri abbiamo chiamato "lavoro". Alcuni territori chiave - la digitalizzazione della scuola, della professione medica, dei servizi, dei trasporti condivisi, dei grandi studi legali e delle banche assunti come analizzatori, ci raccontano l'impatto trasformativo delle nuove tecnologie e il disorientamento dei lavoratori. Ma fanno anche emergere le linee liberticide su cui questo processo procede: la cattura degli atti, la dittatura dei dati, il trionfo della quantità e le narrazioni sostitutive con cui esso si racconta. Analizzando le tendenze - l'autismo digitale, l'obesità tecnologica, l'ethos della quantità, lo smarrimento dei limiti - ci si interroga sulla differenza tra progresso sociale e progresso tecnologico.… (altro)
 
Segnalato
infoshoplatalpa | Feb 18, 2017 |
“Tra l’autunno del 2013 e quello del 2014 si è tenuto, a Milano, un cantiere di socioanalisi narrativa sulla condizione di chi lavora nelle imprese sociali. Un gruppo di lavoratori e lavoratrici del settore decide di mettersi insieme e autorganizzare una ricerca sulle proprie condizioni di lavoro.Mette a disposizione il proprio tempo, le proprie relazioni e il sapere acquisito in anni di esperienza. La sua vera ricchezza. Tutto ciò fuori da ogni logica di mercato e dai binari seguiti dalla quasi totalità delle agenzie e dei centri studi che in Italia vengono accreditati a fare ricerca sociale.
Dovendo dare un titolo all’esplorazione compiuta e quindi al libro, la scelta è caduta su una delle storie raccontate: la piccola rivolta di un gruppo di ragazzini ai quali, in un Centro diurno, era stato dato da mangiare del riso immangiabile. In quel caso, l’operatore è stato indotto a sedare la rivolta ed assumere un ruolo di controllo che non era previsto esplicitamente nel suo mandato, rivolto piuttosto all’aiuto.

I “non detti” che determinano il lavoro nel sociale emergono così come il ruolo effettivo che le imprese sociali, al di là dei loro miti originari, svolgono effettivamente dopo la liquidazione dello Stato sociale.

Quello narrato nel libro è quindi un percorso originale che, oltre il suo orizzonte, lascia intravedere o quantomeno allude a una prospettiva più ampia.
Come la lavoratrice o il lavoratore sociale qui impegna se stesso nella ricerca di sé, del suo senso attuale e del suo ruolo dentro una società che cambia velocemente e spiazza le convinzioni originarie intorno a cui nei decenni passati s’era imperniato il lavoro nel sociale, così anche “il lavoro sociale” come settore del mercato del lavoro, viene chiamato in causa per ridefinire il suo profilo.

Sono presi in esame alcuni momenti critici dell’esperienza lavorativa: la soglia d’ingresso, il mandato, l’impatto con gli utenti-clienti, gli affidamenti. E sono, infine, esplorate l’implicazione personale delle lavoratrici e dei lavoratori, la loro etica, le istanze istituenti e le rivendicazioni così come le domande che si aprono sull’incerto futuro di questo settore.”
… (altro)
 
Segnalato
infoshoplatalpa | Jan 4, 2016 |

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