Immagine dell'autore.

Bruce ChatwinRecensioni

Autore di Le vie dei canti

56+ opere 13,247 membri 280 recensioni 56 preferito

Recensioni

Inglese (219)  Olandese (18)  Italiano (13)  Francese (12)  Spagnolo (10)  Tedesco (4)  Finlandese (1)  Tutte le lingue (277)
Mostra 13 di 13
Questa lettura è stata condizionata da due fattori: il primo è il giudizio negativo di Annamaria; le sue critiche sono quasi incomprensibili, ma quasi sempre (direi che l’eccezione è Biagi) pertinenti; ed il secondo è il ruolo di icona di Chatwin di una certa cultura di sinistra. In realtà, anatomia dell’irrequietezza è un libro molto gradevole. Forse, e non sarà un caso, in questi giorni ho riapprezzato Woody Allen, con Hanna e le sue sorelle, ed addirittura Nanni Moretti che, finalmente, ha fatto un bel film. Il libro di Chatwin è uno zibaldone di pensieri, una serie di appunti di viaggio, non solo in senso geografico, ma anche e soprattutto di vita. Bravi racconti, foto dal mondo: alcune davvero eccezionali. Per una volta, Biagi a parte, Annamaria aveva torto. Ed io ho letto un gran bel libro.
 
Segnalato
grandeghi | 11 altre recensioni | Aug 25, 2020 |
 
Segnalato
casafallai | Dec 31, 2018 |
Non Fiction, Essays, Collection, Articles, Short stories and travel tales, First published, under the title: "Anatomy of Restlessness: Selected Writings 1969-1989", by Jonathan Cape, London, 1996, 244 pp., by Viking, New York, in the same year, The posthumous anthologies was brought together by Jan Borm and Matthew Graves following the death of Chatwin in 1989, First Italian edition, under the title: "Anatomia dell'irrequietezza", Adelphi, Milano, in 1996, translated by Franco Salvatorelli, 223 pp., Contents: I. HORREUR DU DOMICILE: 1. Ho sempre desiderato andare in Patagonia, 2. Un posto per appendere il cappello, 3. Una torre in Toscana, 4. Andato a Timbuctù; II. RACCONTI: 5. Latte, 6. Le attrattive della Francia, 7. Il patrimonio di Maximilian Tod, 8. Beduini; III. L'ALTERNATIVA NOMADE: 9. Lettera a Tom Maschler, 10. L'alternativa nomade, 11. Questo nomade nomade mondo; IV. RECENSIONI: 12. Abele il Nomade, 13. Gli anarchici della Patagonia, 14. La via delle isole, 15. Variazioni su un'idea fissa; V. L'ARTE E L'ICONOCLASTA: 16. Tra le rovine, 17. La moralità delle cose½
 
Segnalato
Voglioleggere | 11 altre recensioni | Jan 9, 2018 |
Raccolta postuma di vari scritti. A parte l'ultimo (che ha un qualche interesse) il resto è stata una grossa delusione
 
Segnalato
jcumani | 11 altre recensioni | Aug 14, 2017 |
Ultima opera di Chatwin, un anno prima della sua prematura morte, Utz è un romanzo raffinato, su cui splende la luce di una soffusa malinconia generata dal confronto tra la bellezza e la barbarie.
La ricerca del bello, nella storia, è rappresentata dalle lucenti statuette di porcellana Meissen, oggetto di morboso collezionismo del barone Utz in una Praga tetra e decadente. Ed è appunto il contesto, una città dominata dal comunismo sovietico, a farsi metafora della barbarie. Le passioni di Utz sono dunque un antidoto al senso di oppressione e di desolazione le sue porcellane effimere ed inutili rivendicano il diritto di coltivare il senso estetico, un percorso culturale, su cui si abbatte spesso la spietatezza dei regimi totalitari.
Le figurine di Meissen, l'Arlecchino, Brighella, Zerbinetta, sono elementi sospesi fissi e silenziosi su uno scenario
disturbato dal rombo dei carri armati e le grida della polizia.
 
Segnalato
cometahalley | 26 altre recensioni | Dec 19, 2013 |
Raccolta di scritti che abbracciano un ventennio di vita e di vagabondaggi dell'autore. Il tema di fondo è"l'alternativa nomade", quell'inquietudine e quel desiderio di conoscenza che spinse Chatwin a viaggiare da un capo all'altro del mondo. In quest'opera troviamo impressioni di Capri e dell'Africa, della Toscana e del sudamerica. "la grande maladie de l'horreur du domicile", come disse Baudelaire in una citazione assai amata da Chatwin
 
Segnalato
cometahalley | 11 altre recensioni | Dec 8, 2010 |
Fantastico libro, da leggere senza fretta. Non è necessario leggerlo tutto d'un fiato, nè induce a farlo. E' il racconto d'un viaggio in Patagonia, ma non è solo resoconto, è un andirivieni continuo fra il presente del viaggiatore e il passato della gente che incontra ,che a sua volta rimanda ad altre persone, ad altre storie, ad avvenimenti divenuti leggende, come la vicenda dell'animale preistorico che sarebbe lì vissuto o sopravvissuto, di Butch Cassidy, di banditi e giganti. La scrittura è efficace, quasi cinematografica, con incredibili zoomate su particolari che ti par di vedere, toccare, sentire.
Il n'y a plus que la Patagonie, la Patagonie, qui convienne à mon immense tristesse... Cendrass - dedica del libro
 
Segnalato
IoAnnalisa | 90 altre recensioni | Oct 25, 2009 |
Già molto tempo prima che uscisse il suo primo libro - "In Patagonia", del 1977 - Bruce Chatwin (1940-1989) aveva cominciato a lavorare a un "libro nomade", di cui rimane traccia nei cinquanta taccuini ai quali egli ha affidato impressioni e pensieri, attingendovi poi per tutte le sue opere. Destinato a scandagliare una "personale inquietudine" cui si univa una "morbosa preoccupazione per le radici", il "libro nomade" non vide mai la luce, ma molte delle scoperte e delle argomentazioni confluirono in "Le Vie dei Canti".
Il libro che Chatwin inseguì per anni e che fece appena in tempo a scrivere.
 
Segnalato
impok | 58 altre recensioni | Apr 7, 2008 |
"Ultimo libro pubblicato da Chatwin, questo romanzo fu subito salutato come ""una gemma squisita, compatta, luccicante, riccamente sfaccettata"". Secondo Susannah Clapp il protagonista di Utz (1988) ricorda assai da vicino un collezionista praghese di porcelane che Kate Foster, un colega di Sotheby's, ""conobbe una trentina d'anni fa e di cui parlò a Bruce, il quale non molto tempo dopo andò a cercarlo... Era un uomo molto freddo e cinico, con una voce sottile e aspra e uno sguardo acuto, un uomo forse un po' grigio, ma di grande vigore intellettuale... la sua biografia si rispecchia, almeno a grandi linee, in quela di Utz: la collezione e la sua inspiegabile scomparsa, i dettagli dei pezzi più significativi, gli attriti con le autorità cecoslovacche, il matrimonio con la governate, il ristorante frequentato dai militanti del Partito""."
 
Segnalato
impok | 26 altre recensioni | Apr 7, 2008 |
Dopo l'ultima guerra alcuni ragazzi inglesi, fra cui l'autore di questo libro, chini sulle carte geografiche, cercavano il luogo giusto per sfuggire alla prossima distruzione nucleare. Scelsero la Patagonia. E proprio in Patagonia si sarebbe spinto Bruce Chatwin, non già per salvarsi da una catastrofe, ma sulle tracce di un mostro preistorico e di un parente navigatore.
 
Segnalato
impok | 90 altre recensioni | Apr 7, 2008 |
Dopo l'ultima guerra alcuni ragazzi inglesi, fra cui l'autore di questo libro, chini sulle carte geografiche, cercavano il luogo giusto per sfuggire alla prossima distruzione nucleare. Scelsero la Patagonia. E proprio in Patagonia si sarebbe spinto Bruce Chatwin, non già per salvarsi da una catastrofe, ma sulle tracce di un mostro preistorico e di un parente navigatore.

Zeruhur (12-02-2006)
Il libro si apre con un ricordo di infanzia, un’ottima introduzione che spiega i motivi che hanno spinto l’autore a recarsi in un luogo sperduto in capo al mondo. Stupisce subito per la freschezza del linguaggio e uno humor inglese davvero diabolico. Bisogna premettere comunque che Chatwin non è intenzionato a descrivere il suo viaggio, ma piuttosto l’oggetto del viaggio. Se cercate il classico racconto di viaggio dove l’autore descrivere solo azioni e sensazioni, “In Patagoniaâ€? non fa per voi. Il racconto di viaggio di Chatwin non si esaurisce nella mera descrizione. L’autore comprende bene che un luogo è fatto dalle persone che lo abitano. Sono le storie dei patagoni quindi, che si intrecciano al racconto. Il libro è per metà il racconto del viaggio tout court, per metà un compendio di aneddoti che uno dopo l’altro costituiscono la storia informale della Patagonia, il suo humus culturale cui non si può prescidendere per comprendere un popolo e quindi il suo territorio. Nella pagine di Chatwin emergono figure di grandi avventurieri da Darwin a Butch Cassidy e Sundance Kid. La Patagonia quindi è la frontiera estrema, l’ultimo west e pertanto il simbolo stesso del viaggio. Il carattere di luogo selvaggio non è reso nella descrizione dei luoghi (seppur non manchino stupende quanto lapidarie descrizioni di paesaggio), ma piuttosto nelle vite di coloro che hanno intrecciato la loro storia con questa terra, nel passato e nel presente. Quando non è l’aneddoto storico ad espletare questa funzione, sono i ritratti di quotidianetà che Chatwin ci offre.
Voto: 5 / 5

"La Patagonia"... qualcosa di estremo!
Bruce Chatwin racconta il suo viaggio in Patagonia sulle tracce di un mostro preistorico e di un suo parente navigatore, li trovò entrambi... insieme alla bellezza del viaggio, il piacere di scoprire cosa c'è "più in là", passo dopo passo, persone, culture, paesaggi da togliere il respiro.
Chatwin il vagabondo, racconta persino la storia di Butch Cassidy e Sundance Kid che finirono la loro leggendaria esistenza in queste terre aspre, che oggi, come allora, intreccia storie di uomini avventurieri, navigatori, esploratori o più semplicemente immigrati scozzesi, russi, tedeschi...

Le capacità descrittive di Chatwin sono incredibilmente reali, descrive ogni sua tappa come tanti piccoli romanzi e suscita nel lettore un fascino irresistibile.

Questo è un libro da leggere tutto in un fiato, seguire Chatwin come se si facesse il viaggio insieme a lui, leggere pagina dopo pagina, immergendosi in atmosfere incredibili che diventeranno così familiari da iniziar sentire i suoni, gli odori, la presenza di quella terra così lontana...fino alla fine...no...questo libro non ha una fine, una volta girata l'ultima pagina la prima cosa che ti viene in mente è il proprio zaino chiuso nell'armadio, prenderlo, e partire... non importa dove, si deve partire, camminare... camminare... La Patagonia è il luogo in cui desidero tornare...anche se non ci sono mai stato, ma grazie a Chatwin l'ho sentita dentro!

Ogni persona, dopo aver letto questo libro, porta sempre con sè un taccuino su cui scrivere i propri appunti (vero Fu??) ed io personalmente ci aggiungo la mia immancabile macchina fotografica per cercare di descrivere ogni luogo, ogni viaggio, ogni emozione, perchè in ogni luogo c'è un pezzo di Patagonia... La Patagonia di Bruce Chatwin.
 
Segnalato
MareMagnum | 90 altre recensioni | Mar 4, 2006 |
"La lunga vita di due gemelli identici, chiusa in un cerchio magico con un raggio di poche miglia, intorno a una fattoria del Galles - ""sulla collina nera"". Un romanzo che ha il respiro del tempo."
 
Segnalato
impok | 42 altre recensioni |
Mostra 13 di 13