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Aldo Busi

Autore di Seminario sulla gioventu

54+ opere 789 membri 14 recensioni 1 preferito

Sull'Autore

Comprende il nome: Aldo Busi

Fonte dell'immagine: Gianni Bellandi

Opere di Aldo Busi

Seminario sulla gioventu (1984) 171 copie
Suicidi dovuti (1996) 25 copie
Casanova di se stessi (2000) 24 copie
La delfina bizantina (1986) 21 copie
Un cuore di troppo (2001) 16 copie
Sentire le donne (1991) 15 copie
Aaa! (2010) 5 copie
E baci (2013) 5 copie
Le consapevolezze ultime (2018) 3 copie
Guancia di Tulipano (2003) 2 copie
Pazza (Italian Edition) (1990) 2 copie
Suicidios debidos (2002) 2 copie
Aloha!!!!! 1 copia
Busi Aldo 1 copia
Affare fatto 1 copia

Opere correlate

Il ritratto di Dorian Gray (1890) — Prefazione, alcune edizioni39,734 copie
Il novellino (1895) — Traduttore, alcune edizioni34 copie
Decamerone da un italiano all'altro: Cinquanta novelle (1990) — Traduttore — 20 copie

Etichette

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Informazioni generali

Nome canonico
Busi, Aldo
Data di nascita
1948
Sesso
male
Nazionalità
Italia
Luogo di nascita
Montichiari, Italy

Utenti

Recensioni

Una cena mondana diventa l’occasione per Aldo Busi per raccontare questo periodo a modo suo. E con la sua grandissima penna e la dissacrante intelligenza che lo contraddistingue inizia una spietata analisi della società dell’assolutamente come concetto e della resilienza come ricetta magica, di valori declinati con banali cliché di architetti demodé del nulla. Busi, Busi, Busi, uno dei migliori scrittori degli ultimi trenta anni, incredibilmente relegato al ruolo di terzo incomodo, in cui non si comprende chi siano i due soggetti per cui è stato apparecchiato il desco principale. Un libro profondo ed intelligente che ad ogni pagina cambia prospettiva ma che riesce a mantenere sempre una chiave univoca di lettura: che le consapevolezze ultime del Busi, ma sì, chiamiamolo così, diventano delle nostre, tristi considerazioni. Come dice lui sono un uomo che pur di scrivere si è ridotto a vivere. Non conosco la sua vita, ma lui scrive davvero come pochi.… (altro)
 
Segnalato
grandeghi | Aug 17, 2021 |
Nella copertina, sotto il titolo, c’è chiaramente indicato romanzo. E che romanzo! Un capolavoro. Ma, diciamolo subito, la classe non è acqua. Busi, al solito, tinge la punta della penna in un calamaio denso di cultura e di conoscenza dell’italiano. Lo usa come vuole, lo tira, lo allunga, lo restringe, dandogli forme e stili, come un artista. All’inizio la sostanza della forma riesce, addirittura, a rendere la lettura ostica. Ma man mano che si va avanti il testo acquista fluidità, pur rimanendo un macigno, in quanto a sostanza. Suicidi dovuti è un ritratto, a tinte busiane, della provincia italiana, chiusa da pruriti e mediocrità. Protagonista è Pino Pugliacelo, un sagrestano in seconda, pavido ed indeciso che acquista dignità solo quando viene accusato di pedofilia. Il mondo che gli gira intono è uno stormo di umanità, di falsità, di normalità. L’invenzione continua, costante, caratterizza il racconto. Pino Pagliacielo vede il mondo da un altro punto di vista. Noi, con la nostra mediocre malizia, ne vediamo le contraddizioni, le debolezze. Ci intenerisce, spesso ci fa pena. Ma, in verità, siamo, o meglio dovremmo essere noi a fare pena a lui. Un vero capolavoro di letteratura italiana.… (altro)
½
 
Segnalato
grandeghi | 1 altra recensione | Aug 17, 2019 |
“Ci sono più spiegazioni che non portano a nulla, e sono definitive, di altre che portano a qualcosa ma rimangono aperte”

Primo romanzo di Aldo Busi, scrittore e personaggio pubblico abbastanza controverso sia nel modo di porsi che in quello di scrivere. È un romanzo di formazione, ma non autobiografico, come affermato molte volte da lui stesso. Si raccontano le vicissitudini di un ragazzo che, per avere una qualche speranza nel futuro e scappare da una povertà invece certa, abbandona la casa dei genitori e affronta la vita con pochi mezzi ma con una ostinata voglia di riuscire a cavarsela da solo, quell’ostinazione che gli farà sempre trovare il modo di uscire dalle diverse situazioni in cui verrà coinvolto. È una lettura faticosa, pur essendo un estimatore di Aldo Busi non ho potuto fare a meno di trovare certi passaggi un po’ logorroici e altri di cui forse si poteva fare a anche a meno. Ma è anche una lettura forte, non ci sono pseudo sentimenti in queste pagine ma solo emozioni vissute da gente vera non costruita apposta per il romanzo. Molte volte il linguaggio è esplicito, e questo può dare fastidio, ma se si è in grado di riconoscere la volgarità fine a se stessa e togliersi la maschera dell’ipocrisia, non darà fastidio neanche questo…

Di seguito il famoso incipit di questo romanzo:

“Che resta di tutto il dolore che abbiamo creduto di soffrire da giovani? Niente, nemmeno una reminiscenza. Il peggio, una volta sperimentato, si riduce col tempo a un risolino di stupore, stupore di essercela presa per così poco, e anch'io ho creduto fatale quanto poi si è rivelato letale solo per la noia che mi viene a pensarci. A pezzi o interi, non si continua a vivere ugualmente scissi? E le angosce di un tempo ci appaiono come mondi talmente lontani da noi, oggi, che ci sembra inverosimile aver potuto abitarli in passato.”

Per ultimo un pensierino tipicamente busiano, da interpretare però inserito nel contesto del libro.

"Le donne non vogliono mai salvarti tanto come quando stai benone anche senza di loro."
… (altro)
 
Segnalato
barocco | 2 altre recensioni | Nov 17, 2017 |
 
Segnalato
ShanaPat | Oct 6, 2017 |

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