Giovanni Brizzi

Un'autobiografia immaginaria di Annibale, in cui questo grande condottiero, ormai anziano, esiliato, con la prospettiva dell'imminente suicidio per sfuggire alla consegna ai suoi ostinatissimi nemici romani che appare ormai inevitabile, ripercorre la sua vita. L'autore, nella nota finale, dice che forse, tra realtà e fantasia, da molti questa seconda componente sarà giudicata preponderante, se non eccessiva. A me è parso il contrario. Dietro questo libro c'è una solidissima dottrina, rivestita di forma narrativa; ma a tratti il corpaccione della dottrina è vestito da un abito troppo sottile, e diventa troppo visibile (ad esempio, il capitolo su eserciti, armi, tattiche e strategie sembra far parte di un saggio di storia militare, e non di un'autobiografia). E un'opera di questo genere non poteva non richiamarmi alla mente le "Memorie di Adriano"; ma non ha la profondità e l'intensità di quelle. Resta però una buona narrazione della vicenda e delle imprese di Annibale, aderentissima alla verità storica (o almeno a quel che ne sappiamo oggi) e letterariamente pregevole.… (altro)