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Isaiah Berlin (1909–1997)

Autore di Karl Marx: His Life and Environment

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Sull'Autore

Philosopher, political theorist, and essayist, Isaiah Berlin was born in 1909 to Russian-speaking Jewish parents in Latvia. Reared in Latvia and later in Russia, Berlin developed a strong Russian-Jewish identity, having witnessed both the Social-Democratic and the Bolshevik Revolutions. At the age mostra altro of 12, Berlin moved with his family to England, where he attended prep school and then St. Paul's. In 1928, he went up as a scholar to Corpus Christi College in Oxford. After an unsuccessful attempt at the Manchester Guardian, Berlin was offered a position as lecturer in philosophy at New College. Almost immediately, he was elected to a fellowship at All Souls. During this time at All Souls, Berlin wrote his brilliant biographical study of Marx, titled Karl Marx: His Life and Environment (1939), for the Home University Library. Berlin continued to teach through early World War II, and was then sent to New York by the Ministry of Information, and subsequently to the Foreign Office in Washington, D.C. It was during these years that he drafted several fine works regarding the changing political mood of the United States, collected in Washington Despatches 1941-1945 (1981). By the end of the war, Berlin had shifted his focus from philosophy to the history of ideas, and in 1950 he returned to All Souls. In 1957, he was elected to the Chichele Chair of Social and Political Theory, delivering his influential and best-known inaugural lecture, Two Concepts of Liberty. Some of his works include Liberty, The Soviet Mind: Russian Culture under Communism, Flourishing: Selected Letters 1928 - 1946, Political Ideas in the Romantic Age: Their Rise and Influence on Modern Thought, and Unfinished Dialogue, Prometheus. Berlin died in Oxford on November 5, 1997. (Bowker Author Biography) mostra meno
Fonte dell'immagine: Photo of Isaiah Berlin by Mats Lund

Serie

Opere di Isaiah Berlin

Liberta (1969) 704 copie
Russian Thinkers (1978) 697 copie
The Roots of Romanticism (1999) 419 copie
Il fine della filosofia (1978) 221 copie
The Power of Ideas (2000) 216 copie
Personal impressions (1980) 213 copie
Conversations with Isaiah Berlin (1991) — Autore — 110 copie
The First and the Last (1733) 66 copie
Two Concepts of Liberty (1958) 65 copie
Tolstoy and History (1996) — Autore — 46 copie
Historical inevitability (1953) 46 copie
Chaim Weizmann (1958) 26 copie
Mr. Churchill in 1940 (1949) 24 copie
Unfinished Dialogue (2006) 10 copie
Essays on J.L. Austin (1973) 9 copie
Valik esseid (1997) 4 copie
Fathers and Children (1972) 4 copie
Montesquieu 1 copia
all 1 copia
Eloge de la liberté (1994) 1 copia
Richard Pares, 1902-1958 (1958) 1 copia

Opere correlate

Il principe (1513) — Medarb., alcune edizioni23,677 copie
Saggio sulla liberta (1859) — Introduzione, alcune edizioni5,556 copie
Primo amore (1860) — Traduttore, alcune edizioni1,474 copie
The Philosophy of History in Our Time (1959) — Collaboratore — 217 copie
Granta 30: New Europe (1990) — Collaboratore — 145 copie
Il populismo russo (1966) — Introduzione, alcune edizioni139 copie
First Love and Other Stories (2001) — Traduttore — 137 copie
Considerazioni sulla Francia (1797) — Introduzione, alcune edizioni137 copie
The Jewish Writer (1998) — Collaboratore — 52 copie
The Mind of the European Romantics: An Essay in Cultural History (1966) — Prefazione, alcune edizioni48 copie
Philosophy, Politics and Society: Second Series (1962) — Collaboratore — 35 copie
Revolutionary Russia: A Symposium (1968) — Collaboratore — 15 copie
Founders and Followers (1992) — Introduzione — 12 copie
Vapaus (2018) 2 copie

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Recensioni

Nel 1952 Isaiah Berlin tenne una serie di conferenze nelle quali analizzò il pensiero di sei filosofi ritenuti nemici della libertà. Adelphi ha raccolto in questo bellissimo saggio curato da Henry Hardy i discorsi di Berlin che si caratterizzano per profondità ed acutezza di pensiero. Il primo filosofo nemico della libertà è Helvetius il cui pensiero parte dalla constatazione che l’uomo cerca di perseguire il piacere e di evitare il dolore. E in questo ambito è necessario che il legislatore non abbia come obiettivo la creazione di un sistema di regole che garantisca la ricerca individuale delle aspettative dell’uomo; ma che, invece, l’obiettivo dello Stato debba essere una gestione illuminata, ispirata alle regole della natura, dei limiti da porre all’uomo per garantirgli il perseguimento dei propri obiettivi. Il secondo pensatore analizzato è Jean-Jacque Rousseau, il cui pensiero ha condizionato molti filosofi successivi. Rousseau teorizzava il buon selvaggio, la necessità del ritorno alle origini per consentire all’uomo di tornare alla felicità, sottraendolo al giogo del contratto sociale basato sui rapporti di forza. Ma la necessità di garantire l’equità passa attraverso una partecipazione alla vita sociale che deve ispirarsi alle regole della natura, sottraendo autonomia all’individuo. Fichte introduce nel pensiero moderno il concetto di metafisica nazionalistica-idealistica con la premessa che la libertà dell’uomo ha come limite invalicabile l’organizzazione sociale, la Nazione, che ne è premessa indispensabile. Hegel, con il suo idealismo, con la premessa assoluta che ciò che è buono è ciò che ha successo, con la mitologia dello Stato-persona, limitò la libertà rispetto alla necessità di prevedere l’obbedienza assoluta alla struttura. Il pensiero di Saint-Simon crea le premesse del comunismo, individuando nei tecnici, nelle persone capaci di fare le cose, con la gerarchia in cui il valore è dato dagli artisti, dagli scienziati e dagli uomini di finanza, l’organizzazione in grado di assicurare la sopravvivenza dell’uomo. Quest’organizzazione prevale sulle scelte individuali, dovendo tutte essere prese nell’ambito dell’efficiente sistema creato. Infine, de Maistre getta le basi dei nazionalismi e dei fascismi, cercando nell’azione, nell’atto eroico, la guerra, l’obbedienza alle ragioni di Stato, nella grandezza della vita dell’individuo, le ragioni delle limitazioni ad ogni libertà. Il potere, vero obiettivo della vita dell’uomo, acquisisce una funzione divina una volta legittimato. Questo significa che ogni individuo dovrà obbedire a quel potere. Libretto veramente interessantissimo.… (altro)
 
Segnalato
grandeghi | 4 altre recensioni | Sep 28, 2022 |
Ho avuto più problemi a scegliere le giuste etichette/tag a questo libro che a leggerlo. Scorrendo il lungo thread di commenti e recensioni, in tutte le lingue, mi sono reso conto di quanto variegato sia l'orizzonte umano nei suoi punti di vista. L'uomo quando pensa su se stesso rende sempre le cose più complicate di quanto esse non siano. Basta rileggersi alcuni passi della letteratura sapienziale biblica, Siracide, Qoelet, Proverbi ... per rendersi conto di quanto non possa essere raddrizzabile quel "legno storto" a cui si riferisce Kant. Badate bene, non intendo dire che la chiave della soluzione sia in quelle letture. Dico soltanto che se l'inizio fu un "mistero" (Qoehlet lo chiama "hebel"- "nebbia") cercare di risolverlo è come falciare la nebbia. Ma, allora, direte voi Kant è un fesso a porsi una domanda del genere e Berlin uno stupido a discuterne? Dico soltanto che queste "cose", che stanno tra il cielo e la terra, ma più in cielo che in terra, è bene leggerle, conoscerle e studiarle, ma non è bene non caderci dentro, perchè si scopre che quel benedetto/maledetto legno più lo si guarda, lo si tiene tra le mani, più si intorciglia. Bisogna tenerselo così com'è e come sempre sarà: storto ...… (altro)
 
Segnalato
AntonioGallo | 12 altre recensioni | Nov 2, 2017 |
Berlin è stato uno dei profeti della cultura liberale del ventesimo secolo, ma anche uno scrittore asistematico come pochi. Questo libro può essere considerato la sua opera più vasta, alla quale però l’autore non ha mai dato una veste definitiva: la mancata levigatura viene scontata da una parte con iterazioni o ripetizioni, dall’altra con qualche brusco stacco, per non parlare del paio di cartelle che il curatore non è più riuscito a recuperare. Ciò non toglie che il libro – il cui spunto fu una serie di conferenze ad inizio degli anni ’50 – sia la narrazione potente di quella trasformazione che, in neppure due secoli, modificò per sempre il modo che l’essere umano ha di concepire sé stesso ed il suo ruolo nella società e nel mondo. Banalizzando molto, il passaggio tra l’età moderna e quella contemporanea, tra un’esistenza condizionata dalla volontà di un’entità esterna e/o superiore ad una in cui è fondamentale la libertà individuale: libertà che può essere ‘negativa’ – minori restrizioni al singolo – o ‘positiva’ – l’autodeterminazione, la padronanza del proprio destino – concetti ritenuti entrambi validi ma con il primo preferito perché il secondo può essere soggetto a pericolose derive politico-sociali. L’autore racconta tutto questo analizzando e mettendo a confronto il pensiero dei vari pensatori che hanno condotto, uno dopo l’altro, ad una simile rivoluzione copernicana: il modo non è però asettico o pedante, ma anzi Berlin non fa nulla per nascondere simpatie ed antipatie. In ogni caso, una lettura non semplice che però regala innumerevoli spunti di riflessione e qualche cupa considerazione sul momento che stiamo vivendo.… (altro)
 
Segnalato
catcarlo | Oct 28, 2016 |
Questo libretto contiene due discorsi scritti da Berlin in tarda età, in cui espone una delle sue idee centrali, ciò che lui stesso definì il suo "breve credo". Il quale, se ho capito correttamente, consiste in questo.
Vi sono stati molti pensatori (filosofi, scrittori, ...) che hanno creduto che si potesse creare una società perfetta o ideale, in cui i problemi umani fossero definitivamente risolti e in cui si sarebbero realizzati valori grandi e desiderabili come "la libertà, la sicurezza, l'eguaglianza, la felicità, la giustizia, la conoscenza, e così via".
Ma tale credenza è semplicemente falsa, sostiene Berlin. E i motivi sono due. Il primo: i valori grandi e desiderabili sono, in parte, in conflitto tra loro; non è possibile conseguirli tutti, e tentando di conseguirne uno al massimo grado è inevitabile comprimere o distruggere qualcuno degli altri. Il secondo: non ci è possibile prevedere tutte le conseguenze delle nostre azioni, né tutti i cambiamenti e i nuovi problemi che si presenteranno in futuro. Questo basta a rendere impossibile la realizzazione di una società ideale.
Dunque l'idea che si possa giungere a una società ideale è sbagliata in radice. Quando qualcuno, convinto di possedere la ricetta giusta, ha tentato effettivamente di applicarla, le conseguenze sono state catastrofiche. Il motivo è presto detto: se questo qualcuno è convinto di conoscere la via certa per la società ideale, non si fermerà davanti a nulla, pronto a commettere le atrocità più grandi per arrivare alla meta. Nella storia del ventesimo secolo, l'esempio più eclatante di ciò è stato il comunismo.
I due testi presentano entrambi questa tesi, in modo limpido e senza gergo specialistico. Il primo è più articolato e abbozza anche il percorso intellettuale che Berlin seguì. Il secondo è più sintetico e termina con una nota di ottimismo per il futuro. "La democrazia liberale... si sta diffondendo. Le grandi tirannie sono cadute, o presto cadranno..."
Nel 1994 questo ottimismo poteva anche sembrare giustificato, ma oggi mi sembra proprio fuori luogo. Le democrazie liberali sono quasi tutte in crisi: l'Europa schiacciata dai debiti, incapace di far funzionare un'Unione sempre meno unita, ammorbata da populismi senza scrupoli; gli Stati Uniti con le loro istituzioni forse venerabili, ma certamente obsolete e mal funzionanti, e una politica sempre più ideologica e radicalizzata; e involuzioni autoritarie come in Ungheria o in Turchia, per non parlare della Russia, che di autoritarismo e autocrazia non si è mai liberata. E dappertutto la politica democratica è largamente ridotta a un miscuglio di spettacolo e demagogia, impotenza e miopia, rozzezza e sfiducia. Se l'Occidente oggi forse è vaccinato contro i disastri dell'utopia politica, di sicuro non lo è l'islam, con la sua esplosione di integralismo distruttivo che almeno in parte è alimentata da folli visioni di una società tutta coranica. Un'esplosione che ha covato a lungo sotto la cenere, è iniziata da qualche decennio, è ora in pieno svolgimento e ci minaccia direttamente. E a tutto ciò aggiungiamo l'ascesa straordinaria della Cina, che è una dittatura di partito in cui le libertà politiche e civili (salvo quella di arricchirsi) sono inesistenti, e che inizia a esibire pericolose spinte nazionalistiche.
Berlin è morto nel 1997 e non ha dovuto assistere a tutto questo. Ma la sua certezza che il XXI secolo "potrà solo essere un tempo migliore per l'umanità" mi pare che si stia tristemente rivelando falsa.
… (altro)
 
Segnalato
Oct326 | Nov 15, 2015 |

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