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Saul BellowRecensioni

Autore di Herzog

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Recensioni

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Bionda, elegante, imponente e sempre ben vestita, Clara Velde è la “zarina delle giornaliste della moda”. Benché sia ormai una sofisticata newyorkese, non ha mai perso del tutto quell’aria di campagna che le deriva dalle origini provinciali. Giunta al quarto matrimonio, Clara ha sempre amato un unico uomo, che non l’ha mai sposata: Ithiel “Teddy” Regler, influente consigliere del Pentagono. Il simbolo della loro passione è un anello con smeraldo che Teddy le ha regalato anni prima e al quale Clara è legatissima. Un giorno però l’anello scompare. Sarà per Clara l’occasione per mostrare un volto nuovo, quello di una donna di grande sensibilità, insospettata saggezza e infinita disponibilità ad amare.
 
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kikka62 | 6 altre recensioni | Feb 20, 2020 |
Ambientato negli Stati Uniti del secondo dopoguerra, Herzog è un romanzo sulla crisi di mezza età di un intellettuale ebreo, Moses E. Herzog, che ha appena divorziato per la seconda volta (un divorzio particolarmente difficile). Ha due figli, uno con la prima moglie e uno con la seconda, che stanno crescendo senza la sua presenza. La sua carriera di scrittore e di accademico è in una fase di stallo. Herzog ha una relazione con Ramona, una donna molto sensuale con cui, però, non vuole impegnarsi.

Il secondo matrimonio di Herzog, quello con l'esigente e manipolatrice Madeleine, si è appena concluso in modo umiliante. Madeleine ha convinto Moses a far trasferire lei e la loro figlia Junie a Chicago, e a fare in modo che anche i loro migliori amici, Valentine e Phoebe Gersbach, si trasferissero là, dopo aver procurato un buon lavoro a Valentine. Ma era tutta un'astuta manovra, perché Madeleine e Valentine hanno una tresca e, subito dopo il trasferimento a Chicago, Madeleine lascia Herzog, ottiene un ordine restrittivo contro di lui e cerca di farlo internare in un ospedale psichiatrico.

Herzog passa il tempo scrivendo lettere che poi non invia. Le lettere sono indirizzate ad amici, familiari e personaggi famosi. I destinatari possono essere persone non più in vita, e spesso sono persone che Herzog non ha mai incontrato. L'unico elemento comune delle lettere è che Herzog esprime costantemente la sua delusione, o per i suoi fallimenti o per i fallimenti degli altri o per le parole dette dagli altri; altre volte Herzog chiede scusa per il modo in cui egli stesso ha deluso gli altri.
 
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kikka62 | 60 altre recensioni | Feb 20, 2020 |
Kenneth Trachtenberg, protagonista e narratore, è un intellettuale che torna nel Midwest dopo aver abbandonato gli studi di letteratura russa che faceva a Parigi. È un uomo che si fa molte domande sul senso della vita e sul rapporto con gli altri, in relazione al sesso, che vede praticare con leggerezza dall'anziano zio da parte di madre, Benn Crader, famoso botanico e professore, e da suo padre, gran seduttore, mentre ammette le proprie difficoltà con le donne. La madre vive in Africa. Lo zio, di nascosto dal nipote, sta forse per sposare Caroline. Kenneth va a Seattle per discutere con la sua ex-fidanzata Treckie, con la quale ha una bambina di tre anni, cosa programmare per la sua crescita. Qui capisce che lei vede ormai un altro, con il quale ha un rapporto complesso, fatto anche di violenza, e al ritorno ne discute con il padre. Poi parte con lo zio, che vuole sfuggire a Caroline e va a Kyoto, dove resta colpito dall'ordine e dalla precisione dei giapponesi. Al ritorno lo zio Benn si vede con Matilda Layamon, che vuole anche lei sistemarsi con un uomo anziano famoso che possa calmare il suo lato selvaggio. Benn, temendo che Kenneth possa convincerlo a desistere, si affretta a sposarla. Il padre della ragazza a un certo punto si intromette negli affari della famiglia Crader, sperando di risolvere diverse cose pendenti di Benn e della sorella (madre di Kenneth). È che lo zio Benn capisce tutto di licheni ma poco di cose pratiche. Alla fine Benn riceve un'eredità importante, ma manda la moglie in luna di miele da sola e si rifugia a studiare le forme vegetali del Polo Nord. Anche Trickie pare che si sposerà e Kenneth si interroga sulla forza taumaturgica dell'amore e del sesso, e sull'affanno a costruirsi modelli di vita sentimentale cui stare dietro.
 
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kikka62 | 6 altre recensioni | Feb 20, 2020 |
Incipit: Se sono matto, per me va benissimo, pensò Moses Herzog. C'era della gente che pensava che fosse toccato, e per qualche tempo persino lui l'aveva dubitato. Ma adesso, benché continuasse a comportarsi in maniera un po' stramba, si sentiva pieno di fiducia, allegro, lucido e forte. Gli pareva d'essere stregato, e scriveva lettere alla gente più impensata. Era talmente infatuato da quella corrispondenza, che dalla fine di giugno, dovunque andasse, si trascinava dietro una valigia piena di carte. Se l'era portata, quella valigia, da New York a Martha's Vineyard. Ma da Martha's Vineyard era riscappato indietro subito; due giorni dopo aveva preso l'aereo per Chicago, e da Chicago era filato in un paesino del Massachusetts occidentale. Lì, nascosto in mezzo alla campagna, scriveva a più non posso, freneticamente, ai giornali, agli uomini pubblici, ad amici e parenti e finì per scrivere pure ai morti, prima ai suoi morti e poi anche ai morti famosi.

Ho fatto molta fatica a leggere questo libro, ma ci sono riuscito. E' un libro pieno di elucubrazioni del protagonista Moses Herzog, il quale vive una crisi esistenziale, in seguito alla rottura del suo secondo matrimonio con Madeleine, che gli preferisce il suo amico Valentine. Herzog reagisce a questa crisi scrivendo lettere a tutti, ma si tratta di lunghe e pesanti elucubrazioni di difficile lettura. Proprio queste lettere, a mio avviso, rappresentano la parte più noiosa del libro. Qualche pagina interessante qua e là, soprattutto quando Bellow (Herzog) racconta la storia della famiglia di origine ebraica, venuta dalla Russia, il difficile inserimento prima in Canada e poi negli Stati Uniti. Emerge un ambiente ebraico-americano ed Herzog è il tipico intellettuale, un po' frustrato. A me ricorda la figura del "trombone", tipico dell'Accademia italiana: ma qui si tratta di un "trombone", senza pubblico, o con un pubblico molto limitato, al contrario dei "tromboni" italiani, che hanno bisogno di pubblico e di potere.
Anche le pagine finali in cui Herzog trascorre qualche ora con la figlia piccola e viene coinvolto in un incidente e fermato dalla polizia, per il possesso di una pistola, sono interessanti e avvincenti, ma nel complesso prevale un giudizio negativo. Peccato!
 
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ren47 | 60 altre recensioni | Jan 10, 2010 |
Un libro difficile. Molto cerebrale e complesso. Saul Bellow ci sa fare, ma non lo definirei un capolavoro. Per la verità non l'ho neppure finito, mi mancano le ultime cinquanta pagine, e non ho neanche voglia di finirlo. Perchè non credo abbia una "fine" e neppure un fine. Scritto negli anni 60, risente degli anni 60, di quel clima, di quella voglia di rivoluzionare il mondo - anche letterario- che c'era allora. Per questo, mi sembra datato, comprensibile nel suo dispiegarsi ma fatalmente datato. E' la storia di in intellettuale, il prof. Herzog per l'appunto ( alter ego dello stesso Bellow) nel momento in cui viene "mollato" dalla seconda moglie e ciò lo porta ad interrogarsi non solo sulla sua vita ma sulla vita dell'intero popolo americano, sul mondo e sul perchè dell'universo e della storia. Incapace di portare a termine un lavoro sul Romanticismo che lo impegna da anni, Herzog spreca il suo talento filosofico ed anche letterario scrivendo lettere o immaginando di scrivere lettere a tutti: alla prima moglie, alla seconda, all'amante sua attuale, all'amante di sua moglie, al presidente degli Stati Uniti, ad amministratori di cose pubbliche, a colleghi , vicini di casa e tanti altri. In queste lettere pone ( a sè stesso) interrogativi variegati, con un dire stanco, scocciato, quasi maniacale però, certo frustrato. Insomma questo libro è una grande "sega mentale" come si usava dire negli anni 70. E' la negazione del romanzo; mi fa venire in mente Nanni Moretti che ha girato una marea di film sulla sua incapacità di fare un film. Gli interrogativi filosofici, psicologici ed esistenzial che Herzog si pone a mio parere rappresentano un tentativo di salvezza attraverso la scrittura, una scrittura che non soddisfa però. Il senso del libro è enucleato nel tentativo fallito di sfuggire alla banalità. "Nessun filosofo sa bene che cosè il banale, nessuno c'è mai caduto dentro abbastanza a fondo. Il problema dell'esperienza umana banale è il problema principale dei secoli moderni, come Montaigne e Pascal, altrove in disaccordo, videro con chiarezza. La forza della virtù o delle capacità spirituali dell'uomo misurata sulla sua esistenza banale". Ovviamente non vi è solo questo, vi è anche una critica all'America borghese "civiltà superba e pigra che adora la propria cafonaggine" e molto altro ( ad esempio, sempre per come la vedo io, l'assoluta incapacità dell'autore di comprendere e accettare che le donne possano avere un'intellettualità anche superiore ad un uomo!)
 
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IoAnnalisa | 60 altre recensioni | Aug 29, 2009 |
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