Una bellissima antologia con quattro avvincenti racconti del re del brivido.
Una spoecie di "Delitto & Castigo" ai nostri tempi, imperdibili...!
Da consigliare, specialmente a chi non ha mai letto nulla di King e vuole conoscerlo.
Molto bella anche la postilla dello scrittore a fine libro.

Quando lascia da parte i libroni e si dedica alla difficile arte del romanzo breve (o racconto lungo che dir si voglia), Stephen King dà sovente il meglio di sé e questo già dai tempi di ‘Stagioni diverse’ che, ridendo e scherzando, sta per compiere i trent’anni. Ci sono altri elementi che possono legare questo volume a quello che contiene il meraviglioso ‘Il corpo’: la rinuncia quasi totale al soprannaturale e un racconto di livello che molto si avvicina all’avventura di Gordon Lachance e compari. Nella sua pervasiva tristezza, ‘Un bel matrimonio’ finisce per mettere in ombra i compagni di pagine, anche se rimangono impressi la dura ambientazione rurale di ‘1922’ e la variazione faustiana di ‘’La giusta estensione’, mentre il solo ‘Maxicamionista’ si piazza un gradino sotto anche per colpa di un finale debole. In tutti e quattro i racconti, risalta comunque la vena amara e disillusa che si è fatta largo ultimamente nelle opere dello scrittore del Maine: sono l’irrazionalità e il buio dentro, nonché l’impossibilità a darvi una risposta convincente, a segnare queste storie. Tutte le figure maschili sono negative - per un verso o per l’altro e anche l’unica signora iscritta tra i cattivi è molto mascolina - e riversano le loro inadeguatezze (quando va bene) o il loro lato oscuro sulle donne, che siano loro legate da vincoli affettivi o perfette sconosciute non importa: sta a queste ultime essere vittime o cercare di reagire, ma anche quando lo fanno non si mai può parlare di lieto fine (il dibattito sulla giustizia ‘fai da te’, così statunitense, è meglio lasciarlo a sedi più consone). Questa cupezza di fondo non inficia, però, la consueta fluidità di racconto kinghiana, capace, nei momenti migliori, di immergere il lettore in un microcosmo ben definito – come la campagna del Nebraska in ‘1922’ – e di farlo interagire empaticamente con i suoi personaggi: a questo risultato contribuisce la bella traduzione di Wu Ming I, anche se la differenza con il precedente lavoro di Dobner non pare in ogni caso così fondamentale. ( )