E’ vero che i romanzi del periodo furono scritti da Simenon durante la forzata permanenza negli Stati Uniti, ma i Maigret con protagonisti ‘americani’ finiscono comunque per risultare i meno efficaci. Lo stesso vale per questo seppur vittima, killer e poliziotti siano tutti in trasferta a Parigi in una sorta di inseguimento a staffetta. Ci sono un uomo in fuga, due assassini italoamericani che hanno un contratto su di lui, un imbroglione gentiluomo che forzatamente li aiuta (la sua figura non ha spessore e a un bel momento sparisce) e un federale alle calcagna: tutti con una gran passione per gli alcolici, una bassa considerazione della vita umana e la tendenza a fare da padroni a casa degli altri (in modo figurato e non come nel caso dell’appartamento di Lognon). La visione è a dir poco caricaturale – si possono aggiungere i due ristoratori paisà Pozzo e Luigi – con i francesi che stanno perlopiù a guardare anche se alla fine il commissario riesce ovviamente a venire a capo della vicenda almeno nel senso che è capace di mettere in fila tutti i passaggi. Il suo essere spettatore e il crescente nervosismo che ne deriva danno agli eventi un controcanto che sovente è umoristico: di ciò beneficia non poco il racconto che però si mantiene al disotto della media delle inchieste del corpulento poliziotto. ( )