La Barbarella di Jean Claude Forest ha modificato per sempre non solo il fumetto; ma anche la sua storia. Proprio negli anni in cui il fumetto subiva una censura fortissima, mossa dalle critiche di Frederic Wertham, e gli editori adottavano codici di autocondotta, appare sulla scena una donna bellissima, con le fattezze di Brigitte Bardot, che apre un mondo nuovo. Un mondo in cui l’erotismo fa il paio con la libertà, anticipando i temi che avrebbero trovato ampio spazio nella cultura occidentale a partire dal 68; senza Barbarella non ci sarebbe stata la Valentina di Crepax, le donne di Manara, i lavori di Crumb, la Chiara di Trillo. Una donna che vive la fantascienza come rifugio del passato, una dimensione ambientalista e pacifista, che anticipa temi che si sarebbero sviluppati nel futuro. In questo bell’albo Comicon propone alcune storie classiche e due omaggi a Forest di Crepax e Manara; personalmente sconto la scarsa propensione alle storie di fantascienza, ma, comunque, una lettura piacevole.

Recensione del 19 febbraio 2020
Rileggo Barbarella partendo da un ricordo quasi sbiadito; la bella e sensuale Barbarella non mi aveva preso, la lettura mi aveva annoiato. Purtroppo, la memoria non mi aveva ingannato. Barbarella è sicuramente un momento fondamentale nella storia del fumetto mondiale, ma è un genere ed una costruzione narrativa che non mi appartiene. Né nello stile, né nel racconto, troppo scritto, a volte ridondante. Nulla limita l’enorme portata culturale dell’eroina di Jean-Claude Forest, la forte capacità innovativa per quel periodo di modificare la figura femminile nell’immaginario collettivo. E che dire, poi, dello splendido omaggio di Guido Crepax e Milo Manara alla bella Barbara. Ma rimane il fatto che non mi riesce ad appassionare. ( )