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A Short History of Decay di E. M. Cioran
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A Short History of Decay (edizione 1998)

di E. M. Cioran (Autore)

UtentiRecensioniPopolaritàMedia votiCitazioni
855725,357 (3.98)13
A Short History of Decay (1949) is E. M. Cioran's nihilistic and witty collection of aphoristic essays concerning the nature of civilization in mid 20th-century Europe. Touching upon man's need to worship, the feebleness of God, the downfall of the Ancient Greeks and the melancholy baseness of all existence, Cioran's pieces are pessimistic in the extreme, but also display a beautiful certainty that renders them delicate, vivid, and memorable. Illuminating and brutally honest, A Short History of Decay dissects man's decadence in a remarkable series of moving and beautiful pieces.… (altro)
Utente:064
Titolo:A Short History of Decay
Autori:E. M. Cioran (Autore)
Info:Arcade Publishing (1998), Edition: 1st Arcade Paperback Ed, 181 pages
Collezioni:Read, La tua biblioteca, In lettura (inactive)
Voto:
Etichette:to-read, litcore

Informazioni sull'opera

Précis de décomposition di E. M. Cioran

Aggiunto di recente dajordanr2, davex, yagmury, wzrd517, ficekrichard47, PaulCranswick, FleurDeLune, chiaranonino, rockhurst72
Biblioteche di personaggi celebriSusan Sontag
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Se Cioran scrive come un ‘meccanico’ del pensiero, Nietzsche resta sempre ‘l’aviatore’ del pensiero.



E, per aver voluto essere un saggio come non ve ne furono mai, sono soltanto un folle tra I folli...

(220)



125. L’uomo folle. – Avete sentito di quel folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si mise a gridare incessantemente: “Cerco Dio! Cerco Dio!”. E poiché proprio là si trovavano raccolti molti di quelli che non credevano in Dio, suscitò grandi risa. “È forse perduto?” disse uno.

(F. Nietzsche, La gaia scienza, aforisma 125)



Tutti si sforzano di correggere la vita di tutti: vi aspirano I mendicanti, e perfino gli incurabili: I marciapiedi del mondo e gli ospedali traboccano di riformatori.

(15)



Non vi è nobiltà se non nella negazione dell’esistenza, in un sorriso che sovrasta paesaggi annientati.

(18)



Vogliamo imporci di vedere in fondo alle parole? Non si vede nulla, per il motivo che ognuna di esse, staccata dall’anima espansiva e fertile, è vuota e inconsistente. Il potere dell’intelligenza si esercita a proiettare lustro su di esse, a levigarle e a renderle splendenti; questo potere, eretto a sistema, si chiama cultura – fuoco d’artificio dietro il quale c’è il nulla.

(35)



L’idea di infinito dev’essere nata in un giorno di rilassamento in cui un vago languore si è infiltrato nella geometria, così come il primo atto di conoscenza deve essersi verificato quando, nel silenzio dei riflessi, un brivido macabro ha isolato la percezione dal suo oggetto.

(46)



La decomposizione presiede alle leggi della vita: più vicini alla nostra polvere di quanto non lo siano alla loro gli oggetti inanimati, noi soccombiamo prima di questi e corriamo verso il nostro destino sotto lo sguardo delle stelle apparentemente indistruttibili.

(59)



Con ogni evidenza, noi siamo al mondo per non fare nulla; ma, invece, di portare con noncuranza la nostra putredine, esaliamo sudore e ci affanniamo nell’aria fetida. Tutta la Storia è in putrefazione; i suoi miasmi avanzano verso il futuro: noi corriamo loro incontro, non fosse altro che per la febbre insita in ogni decomposizione.

(64)



Si è filosofi sempre impunemente: un mestiere senza destino che riempie di pensieri voluminosi le ore neutre e vacanti, le ore refrattarie al Vecchio Testamento, a Bach e a Shakespeare.

(68)



Dov’è l’istante senza fine e senza desiderio, e quel vuoto primordiale, insensibile ai presentimenti delle cadute e della vita? Ho cercato la geografia del Nulla, dei mari sconosciuti, e un altro sole – incontaminato dallo scandalo dei raggi fecondi -, ho cercato il dondolio di un oceano scettico in cui annegassero gli assiomi e le isole, l’immenso liquido narcotico e dolce e stanco del sapere.

(80)



Ogni “ideale” alimentato, agli inizi, dal sangue dei suoi proseliti, si usura e svanisce quando viene adottato dalla folla. Ecco l’acquasantiera tramutata in sputacchiera: è il ritmo ineluttabile del “progresso”...

(101)



Com’è remoto il caos, riposante e calmo, che ha preceduto la terribile Creazione, oppure quello, ancora più dolce, del nulla mentale!

(118)



Hegel è il grande responsabile dell’ottimismo moderno. Come ha potuto non vedere che la coscienza muta soltanto le sue forme e le sue modalità, ma non progredisce affatto?

(182) ( )
  NewLibrary78 | Jul 22, 2023 |
Midway between Pessoa (for mindset) and Nietzsche (for method).

Very incisive. The first book in ages that had me reaching for a pen to note turns of phrase.

If you like Twilight of the Idols, The Book of Disquiet, and The Occult Technology of Power, you will greatly enjoy this. ( )
  mkfs | Aug 13, 2022 |
E. M. Cioran (Rumanía, 1911-Francia, 1995), tras obtener una beca del Instituto Francés para cursar el doctorado, fijó su residencia en París en 1937. Entre las obras de este rumano singular, apátrida desde 1946, que escribía en francés y acabó obsesionado con España, destacan Breviario de podredumbre, La tentación de existir, Ensayo sobre el pensamiento reaccionario y otros textos, El aciago demiurgo, Del inconveniente de haber nacido, Desgarradura, Ese maldito yo, De lágrimas y santos e Historia y utopía.
  Natt90 | Jul 5, 2022 |
Librería 6. Estante 5
  atman2019 | Dec 18, 2019 |
There are some nice aphorisms here (right from the start: "The devil pales beside a man who owns the truth, his truth" - couldn't be more timely, too), and from my perspective, nothing that rings false if you are a sensitive doomed to think honestly about the structures and behaviors to which we are condemned by civilization. But while individual sentences may be beautiful, the overall effect is of an internal monologue of anger and depression rather than a philosophical or poetic exploration of despair. Cioran knew and admired Beckett, and Beckett understood that despair is not the same thing as lamentation, or an unstructured rant, that its ultimate expression is poetic silence and also that our consigned physicality means it is inevitably relieved, if not belied, by comedy. We are, in other words, beings just as ridiculous in despair as we are in hope. Cioran seems to have felt a little in awe of Beckett, the way prose writers often do of poets. Reading this I can see why - he is almost like a poseur in the salon of despair by comparison. ( )
3 vota CSRodgers | Dec 12, 2017 |
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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
E. M. Cioranautore primariotutte le edizionicalcolato
忠郎, 有田Traduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Howard, RichardTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato

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A Short History of Decay (1949) is E. M. Cioran's nihilistic and witty collection of aphoristic essays concerning the nature of civilization in mid 20th-century Europe. Touching upon man's need to worship, the feebleness of God, the downfall of the Ancient Greeks and the melancholy baseness of all existence, Cioran's pieces are pessimistic in the extreme, but also display a beautiful certainty that renders them delicate, vivid, and memorable. Illuminating and brutally honest, A Short History of Decay dissects man's decadence in a remarkable series of moving and beautiful pieces.

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