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Badoglio : il generale che prese il posto di Mussolini (1982)

di Silvio Bertoldi

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Nessun uomo forse, dopo Mussolini, ha avuto come Pietro Badoglio tanto peso nella storia d' Italia della prima metà di questo secolo. Partito semplice sottotenente di artiglieria dall' austero Piemonte sabaudo, egli arriva ai vertici del potere e della gloria attraverso una irresistibile ascesa che lega il suo nome a tragiche sconfitte e a miracolose resurrezioni, grazie a una capacità certo irripetibile di trasformare in trionfi i propri personali disastri e in vittorie le catastrofi più immani che abbiano sconvolto il nostro paese.
Badoglio è il generale che, nonostante i molti interventi ufficiali per "coprirlo" e i molti inquinamenti delle prove messi in atto dalle complicità del Palazzo, porta la maggiore responsabilità della più grave sconfitta militare di tutti i tempi del nostro esercito: Caporetto. E ventisei anni dopo, anche di quello spaventoso disastro, di quella totale dissoluzione di un'intera nazione che fu l'otto settembre. Ed è ancora lui l'uomo
dei fatali quarantacinque giorni succeduti alla caduta di Mussolini·: quando, assunta il 25 luglio la presidenza del Consiglio con una leggerezza pari solo alla sfrenata ambizione e al desiderio di vendicarsi di colui che gli aveva tolto il comando umiliandolo, in un momento di incombenti sciagure, debutta di fronte a un popolo stremato e anelante alla pace con linfausto e fatale "la guerra continua'', nemmeno deciso da lui, ma suggerito dall' ''astuzia'' di Vittorio Emanuele Orlando. Infine, è l'uomo del rovinoso armistizio, il capo che fugge da Roma col re forse barattando con i tedeschi la salvezza in cambio dell'annientamento dell' esercito. Chi è passibile di un giudizio più severo?
D'altra parte Badoglio è il generale che, dopo Caporetto, passato misteriosamente al Comando Supremo, prepara ed attua i piani della resistenza al Piave e della vittoria finale sull'Austria. In Africa Orientale, succeduto nel 1935 all' inetto De Bono, conduce e vince (anche con mezzi illeciti: i gas) una campagna coloniale additata a modello e studiata nelle scuole di guerra francesi e inglesi. Il 25 luglio, per sgomberare le eredità del fascismo, è a lui che ricorrono il re e il Palazzo, tra tanti generali e politici disponibili e addirittura frementi di offrirsi: e bene o male Badoglio porta l'Italia a fianco dei vincitori, riesce a mitigare le clausole dell' armistizio, dichiara guerra alla Germania contro il volere del testardo sovrano, conquista per l'Italia il ruolo di cobelligerante, si conduce durante il regno del Sud assai meglio e con assai più sottile fiuto politico non solo dei membri della Real casa, ma degli stessi antifascisti di vecchia e nuova estrazione, che a Roma lo compenseranno liquidandolo.
I suoi rapporti con Cadorna, con Capello, con Diaz, i generali della prima guerra mondiale; le sue schermaglie con D'Annunzio per Fiume; il suo rapido passaggio nelle file del fascismo vittorioso; la sua straordinaria carriera; la sua cupidigia di onori e di ricchezze; il suo servilismo; la sua colpa di non essersi opposto alla follia d' un Mussolini deciso a portare in guerra un paese impreparato; i suoi odi implacabili per Graziani, per Cavallero, per Ciano; la sua ambigua posizione nel delitto Muti; e la sua famiglia, le sue abitudini, le sue amicizie, la sua fine solitaria e socratica: tutto questo è al centro del racconto che Silvio Bertoldi fa della vita e dell'avventura umana di Pietro Badoglio, ricostruendo sui documenti e sulle testimonianze la figura di un generale che - con le sue colpe e i suoi meriti - resta il soldato più importante dell'Italia moderna: quello sotto il cui comando hanno combattuto e sono morti gli italiani di tre generazioni. ( )
  BiblioLorenzoLodi | Jan 9, 2015 |
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Epigrafe
Dedica
Incipit
L' uomo si presenta come uno dei non pochi" itali Amleti" della nostra storia.
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