Otomo è uno dei grandi protagonisti della rinascita del fumetto giapponese, un autore che è andato oltre la forza commerciale dei manga e che con il suo lavoro è riuscito a dare una ribalta internazionale alla cultura nipponica delle bandéé desinéé. Dopo Akira, la sua opera più importante, Domu, sogni di bambini è il lavoro più conosciuto di Otomo. In un enorme grattacielo posto al confine di una grande metropoli giapponese si succedono una serie di suicidi di cui non si capisce l’origine. La polizia indaga, come nei migliori gialli, ma, e come spesso accade e come sempre si dice, brancola nel buio. Ad un certo punto entrano in scena una serie di personaggi che rimescolano le carte e trasformano il giallo in una sorta di romanzo. L’ampiezza del disegno e lo stile rendono la lettura estremamente semplice, anche se personalmente non prediligo il fumetto giapponese.

Recensione del 14 settembre 2007
Probabilmente è un gran bel fumetto. Storia simpatica e disegni ad alto livello. Ma subentra il fatto che lo leggo io. Che amo Tex con le montagne di patatine che sommergono enormi bistecche. E Ken Parker, con le loro pistole. O Julia. O l’Eternauta, il cosacco. Dove le storie sono vere vere. E soffro la parola manga. E questo è un fumetto giapponese (anche se europeizzato, tanto che da quello che ho letto ha aperto la strada ai manga). Ed è fantasy; non troppo, ma lo è. Il titolo e l’introduzione sono splendidi. Ma poi al storia si contorce su fatti strani che mi sono estranei: scusa il gioco di parole. Leggibile lo è; ma non è il mio genere. Decisamente. ( )