Leggere Afghanistan nei giorni in cui Kabul viene occupata dall’esercito talebano è un’esperienza particolare. Perché mai come in questi mesi quel Paese così lontano, per distanza e cultura, appare vicino nel dolore degli uomini e delle donne oppresse da un regime. Micheluzzi ambienta il suo racconto durante il periodo dell’occupazione sovietica, è passato quasi mezzo secolo, ma l’attualità del dramma del popolo afgano è sconcertante. Nella storia i protagonisti sono due uomini, anzi un uomo e un ragazzo, un soldato dell’esercito sovietico da un lato, un ragazzino afgano dall’altro. Per il primo una guerra per imporre un valore, quello comunista, a lui stesso imposto; per il secondo l’occasione per vendicare lo sterminio della propria famiglia ad opera dei soldati russi. La religione resta in secondo piano, al centro c’è la storia di due persone, che moriranno per una guerra che non è la loro. Afghanistan è un’opera incompiuta di Micheluzzi che rimane, durante il racconto, sullo sfondo, la voce fuori campo, definito dai due protagonisti, il cronista. Un fumetto importante di un grande autore. ( )