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Non abbandonarci alla tentazione?: Riflessioni sulla nuova traduzione del Padre nostro (Italian Edition)

di Aldo Maria Valli

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La scorsa domenica, nella piccola secentesca chiesa di Novella, in Costa d’Amalfi, una frazione di Tramonti, dove mia moglie ed io, con l’arrivo del misterioso, invisibile e micidiale nemico chiamato Covid 19, ci siamo volontariamente esiliati come in un eremo, abbiamo assistito alla messa domenicale.

Non più di una decina di fedeli in tutto, due uomini, tre bambini e cinque signore, distanziati e con mascherina secondo il rigido protocollo. Una bambina ed un bambino chierichetti di nemmeno una decina di anni, hanno aiutato il vecchio don Emilio nella celebrazione.

Sulle panche della chiesa il parroco ci ha fatto trovare una immaginetta che vedete qui di fianco con il testo della nuova versione del Padre Nostro.Nuova per modo di dire. Si tratta di soltanto due parole, anzi tre. E’ stato aggiunto al testo antico un “anche” e il verbo “indurre” è stato sostituito con “abbandonare”.

La sostanza sembra rimanere la stessa, ma solo in apparenza. Un Papa come Francesco, all’antica, eppure tanto moderno da diventare “politico”, ha lasciato il segno tutto suo particolare su un testo che è non solo una preghiera, ma vuole essere anche un messaggio. L’aggiunta della congiunzione/avverbio “anche”, riferita alla necessità che i debiti/crediti siano non solo riscossi ma “anche” pagati, mi pare importante in un mondo come quello di oggi nel quale il “dare” è del tutto scomparso a favore di un “avere” sempre più esattivo. La seconda modifica è molto più densa di significato. Considerate le due parole: “indurre” e “abbandonare”.

SINONIMI di “indurre”: spingere, istigare, convincere, ispirare, persuadere, trascinare, incitare, invogliare, decidere, invitare, esortare, piegare, arrecare, convertire, inclinare, smuovere.

SINONIMI “abbandonare”: lasciare, trascurare, allentare, rinunziare, lasciar cadere, lasciar da parte, lasciar solo, dimenticare, rinunciare, piantare, archiviare, smettere, tralasciare, gettare, tradire, mollare, deporre, recedere, sacrificare.

Non si tratta soltanto della semplice sostituzione di un verbo ma di un cambio di prospettiva che mi porta a pensare ad un libro intitolato “Questioni di Fede” scritto dal cardinale Gianfranco Ravasi, costruito su 150 domande e relative risposte ai perchè di chi crede e di chi non crede.

Potrei sollevare qui una modesta centocinquantunesima domanda chiedendo al Monsignore Ravasi: ma Dio ci “induce”al peccato o ci “abbandona” ad esso?

Lo so, qualcuno subito può rispondere che dipende da noi, dalla nostra volontà, il nostro libero arbitrio. Non sono un linguista biblico, nè tanto meno uno studioso dei testi sacri di teologia.
Mi sono letto quello che hanno scritto esperti di questi saperi come potrete qui leggere al link. Da semplice e modesto linguista moderno mi basta ricordare a me stesso il vecchio adagio “traduttore-traditore”. Mi rendo condo che qui si tratta non solo di riportare, traducendoli, i vari testi e le innumerovoli trascrizioni della preghiera.

Mi limito a chiedere a me stesso, formulando e sviluppando la domanda che proporrei al cardinale Ravasi: ma si può “tradurre” la parola del Creatore in una lingua umana? Se tradurre significa “rendere, passare, trasporre, volgarizzare, decifrare, spiegare, interpretare, parafrasare, spostare, portare, trasportare, trasferire, condurre, accompagnare, fare traduzioni”, possiamo davvero conoscere quali fossero/erano le reali intenzioni del Creatore? Se “indurre” non è come “abbandonare” non è che tutto rimane soltanto una “questione di fede?

Dal mio blog: shorturl.at/etyzE
  AntonioGallo | May 23, 2021 |
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Descrizione del libro
Non più “non ci indurre in tentazione” bensì “non ci abbandonare alla tentazione”. Questo il cambiamento deciso dai vescovi italiani per la preghiera del Padre nostro. Ma perché la nuova traduzione? In controtendenza rispetto alla spiegazione che va per la maggiore, e cioè che in questo modo il testo sarebbe più in linea con il contenuto evangelico, il libro Non abbandonarci alla tentazione? Riflessioni sulla nuova traduzione del Padre nostro, a cura di Aldo Maria Valli, sostiene che il cambiamento ha origine da un indebito ammorbidimento delle parole che Gesù stesso ha insegnato ai discepoli. La nuova traduzione nasce nel clima di buonismo e misericordismo a cui si ispira la Chiesa in questa fase, ignorando però che Dio, nella Sacra Scrittura, mette più volte alla prova le persone per verificare la loro fede e che Gesù stesso, durante la permanenza nel deserto, fu esposto alle tentazioni. La smania di cambiamento è espressione del “cambio di paradigma”, o “rivoluzione culturale” che si vuole attuare nella Chiesa odierna, in nome di un “ecclesialmente corretto” che non deve disturbare la sensibilità moderna.
I contributi raccolti nel libro sono di monsignor Nicola Bux, dom Giulio Meiattini, di don Alberto Strumia e Silvio Brachetta.
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