Capolavoro: è l'unico termine che posso usare per questo bellissimo romanzo.
Forse 5 stelle sono ancora poche!
E' la magnifica conclusione della tetralogia "Il cimitero dei libri dimenticati" e personalmente lo considero il volume più avvincente dei quattro.
Un libro che non vorresti finisse mai, che ti conquista pagina dopo pagina.
Zafon è ormai un immortale della letteratura moderna.
Ora cercherò di recuperare gli altri suoi testi, per respirare ancora la sua prosa unica.
Anche qui una impeccabile traduzione di Bruno Arpaia. ( )

Con questo volume termina la saga de "Il cimitero dei libri dimenticati", e si conclude in bruttezza con un romanzo che è una pallida eco di quello che è stato L'ombra del vento; nessuno dei seguiti è mai stato all'altezza in realtà (resto convinta che il primo fosse perfetto come autoconclusivo), ma potevo sempre sperare nel successivo. Ora siamo alla fine e si possono solo tirare le somme.
E' un libro mastodontico, verboso ed inutilmente prolisso: la trama in apparenza è molto articolata, ma solo perchè i protagonisti girano a vuoto per la metà del tempo e passano l'altra metà a sentenziare scambiandosi frasi ad effetto. Non so se negli altri volumi questo difetto fosse meno accentuato o se delle storie più coinvolgenti mi avevessero fatto passar sopra al problema, ma qui trovo che lo stile sia più vicino ad un libro di aforismi filosofici di dubbio gusto che ad un libro di narrativa. Anche sui personaggi stavolta non ci siamo, manca quel protagonista carismatico che possa affascinare il lettore alla stregua di Julian Carax o David Martin; Alicia è talmente calata nel ruolo della femme fatale che a volte diventa ridicola, Daniel è il solito Daniel (insulso dalla prima apparizione), e anche il mio caro Fermìn qui è sottotono.
Naturalmente ci sono anche dei lati positivi che fanno sì che leggere questo libro non sia tempo sprecato. Innanzitutto è una vera conclusione in cui tutte le domande trovano risposta e niente viene lasciato in sospeso, e vista la complessità dell'intreccio e la quantità di personaggi non era così scontato; e poi le atmosfere sono superbe, la Barcellona di Zafòn è un luogo magico che nemmeno la brutalità della guerra e della dittatura è mai riuscita a privare della sua anima più profonda.
Per chi ha cominciato la saga questo libro è un must, nel bene e nel male, ma a chiunque dovesse ancora iniziare consiglierei di fermarsi a L'ombra del vento e risparmiarsi molte delusioni. ( )