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Sto caricando le informazioni... Don Camillodi Adriano Persiani
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Vero capolavoro di delicatezza, umorismo e senso della misura, questa prima raccolta di racconti con Peppone e Don Camillo come protagonisti-antagonisti, conserva intatti nel tempo la sua freschezza e il suo valore di onestà intellettuale.
Capace di divertire, come di commuovere e suscitare concreti spunti di riflessione a livello morale, Guareschi in patria è stato a lungo sottovalutato e molto semplicisticamente considerato uno scrittore "popolare" nel senso più deteriore del termine, quando all'estero l'apprezzamento per le sue doti letterarie non ha conosciuto cedimenti. È stato quindi relegato nella schiera dei personaggi minori, forse perché "scomodi"; lo testimonia anche la sistematica esclusione dei suoi scritti dalla maggior parte delle antologie del Novecento.
Una graduatoria di merito e una "dimenticanza" tipicamente italiane.
La sua prosa, lungi dall'essere "povera" e banale, come spesso viene definita da certa critica, è la risultanza di un felice connubio tra la riproduzione a livello sintattico e lessicale della parlata regionale emiliana ed una limpida linearità logico-deduttiva, caratteristica delle classi sociali a cui appartengono i personaggi dei suoi racconti e, tacitamente, il narratore stesso.
L'esposizione dei fatti, poi, mette in rilievo tematiche di altissimo spessore etico e sociale, con una coerenza programmatica degna della più alta letteratura.
La satira di Guareschi è bonaria senza essere ingenua, lucida senza scadere nell'invettiva o nella volgarità e, soprattutto, imparziale, in quanto rivolta alle debolezze e agli errori - e memore delle ragioni quanto dei torti - di entrambe le "fazioni" che si fronteggiano.
Non ci sono “buoni” e “cattivi”, ma soltanto uomini, in quanto al di sopra delle ideologie e delle passioni determinate dal particolare momento storico, ciò che riveste il ruolo primario è l’umana dignità.
Prendono così vita, in un'atmosfera a tratti sospesa tra fiaba e realtà, alcuni ritratti che, pur essendo collocati in un contesto cronologico e geografico ben definito, risultano "eterni" allo stesso modo delle più indimenticabili figure del panorama letterario di ogni tempo.
Al di là dei due protagonisti, che, oltre ad essere potentemente caratterizzati sulla pagina scritta, hanno avuto in dono i tratti e le movenze degli straordinari Gino Cervi e Fernandel, basti ricordare il vescovo “piccolo vecchio e tutto bianco”, esile nelle membra ma granitico e gigantesco nella dimensione psicologica e morale; o la vecchia maestra impavida e autoritaria, di fronte alla quale tutti provano sempre la stessa soggezione di quando erano bambini.
E, su tutto e tutti, svetta la geniale invenzione dell'umanissimo Cristo parlante, che vede, prevede, provvede, chiosa, comprende e consiglia, ma di fronte alle intemperanze e bizzarrie di certi suoi proseliti sospira rassegnato, definendoli una "banda di matti".
"Don Camillo" è da leggere, perché Guareschi è un grande scrittore.
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