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Sto caricando le informazioni... The Thicket (originale 2013; edizione 2014)di Joe R. Lansdale (Autore)
Informazioni sull'operaLa foresta di Joe R. Lansdale (2013)
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Iscriviti per consentire a LibraryThing di scoprire se ti piacerà questo libro. Attualmente non vi sono conversazioni su questo libro. Il prolifico Lansdale scrive, con ‘La foresta’, un romanzo di formazione - non è un caso che uno dei personaggi legga con insistenza Mark Twain – riprendendo un tema per lui non certo nuovo, ma il libro si fa ricordare in particolar modo per il suo essere un western. Si tratta di una storia di frontiera di certo crepuscolare, perché vi circolano ormai le automobili come ne ‘La ballata di Cable Hogue’, ma anche assai brutta, sporca e cattiva nonché lontanissima dall’iconografia tradizionale. Nulla di nuovo, per carità, ma la narrazione è ravvivata da una grande abilità di scrittura: le esplosioni di violenza da McCarthy incattivito si alternano agli spunti sorridenti o addirittura comici in un mondo in cui la sporcizia domina (qui non si lava mai nessuno e si può solo immaginare la situazione igienica dei personaggi alla fine della vicenda) mentre con le pesanti pistole in dotazione nessuno riesce mai a colpire nessun altro a meno che la distanza sia minima o intervenga il caso. Il tutto ambientato in un Texas raccontato come un postaccio: se all’est si assommano vaiolo e delinquenza, al nord non vivrebbe nessuno sano di mente (anche perché vi circolano dei Comanches da far impallidire Tarantino) e nel centro vi sono paesi che sono il buco del culo del mondo. In queste belle lande, il giovane Jack va alla ricerca della sorella Lula rapita da tre brutti ceffi che più brutti non si può e che fanno fuori anche il nonno predicatore dopo che l’epidemia ha ucciso i genitori: Per farlo arruola un’improbabile compagnia costituita da un nano acculturato (il cui eloquio ricorda un po’ troppo quello del dottor King Schultz in ‘Django unchained’), un nero grande grosso e armato di un fucile che è più che altro un cannone, uno sceriffo bruciacchiato nonché un maiale selvatico addomesticato. Inoltre, visto che di formazione si tratta, il nostro troverà il tempo di dare la morte e incontrare l’amore, quest’ultimo nei panni di una giovanissima prostituta con una precedente clientela sorprendente (specie per Jack). Il bello è che tutto questo viene raccontato in un magistrale primo capoverso eppure il lettore si trova a girare compulsivamente le pagine grazie alla grande capacità di raccontare dello scrittore statunitense unita all’indovinata (ed empatica) definizione dei personaggi grazie a pochi tratti caratteristici. Lansdale conferma così le belle qualità che lo hanno reso famoso consentendo di essere indulgenti con alcuni difetti che, se non inficiano il divertimento complessivo, finiscono per piazzare il romanzo alle spalle dei lavori più riusciti in una virtuale classifica delle sue opere. Ad esempio, la parte centrale dà l’impressione di essere gonfiata in maniera artificiale – con l’aggiunta della deviazione quasi horror delle sofferte peripezie di Winton che durano troppo a lungo – e il finale è davvero troppo buonista, da Hollywood dei tempi d’oro, specie in confronto a tutto quello che l’ha preceduto. Il resto delle trecento e passa pagine compensa però in abbondanza, da tutto quello che riguarda il nonno nei primi capitoli agli ipercattivi da fumetto (ma mille volte meglio dello Skunk di ‘Acqua buia’ grazie soprattutto a quel Fatty che, torturato e ferito, ha la forza di portarsi a spasso gli inseguitori per mezzo Texas macchiandosi nel frattempo di ogni brutalità), dagli intermezzi di alleggerimento, come l’entrata in scena di Spot, alla convulsa, sanguinosa eppure a tratti esilarante sparatoria finale. Un nuovo romanzo blues del brillante autore americano, la storia di Jack Parker, un sedicenne dotato di una buona dose di cinismo. Rimasto orfano insieme alla sorella Lula, dopo la morte dei genitori vittime di un'epidemia di vaiolo, Jack deve misurarsi con una banda di criminali che hanno ucciso il nonno e rapito Lula. in viaggio dal Texas verso il Kansas sulle tracce dei banditi, ottiene l'aiuto di un nano dalla mira eccezionale colto e filosofo e di un nero gigantesco, la stramba coppia ha al seguito un maiale che si crede un cane. A loro si unisce una prostituta dal cuore buono, sveglia e decisa a rimettersi sulla retta via. E' un romanzo divertente, dal linguaggio affilato e mordace, epico e western contemporaneamente. nessuna recensione | aggiungi una recensione
Appartiene alle Collane EditorialiStile libero [Einaudi] (Big) Premi e riconoscimentiMenzioniElenchi di rilievo
Dopo aver perso entrambi i genitori durante un'epidemia di vaiolo, Jack Parker ha deciso di lasciare il Texas per trasferirsi in Kansas. Ma sulla strada incrocia una banda di fuorilegge che gli uccidono il nonno e rapiscono Lula, la sua sorella minore. Jack si mette allora sulle loro tracce, accompagnato da una squadra di cacciatori di taglie che più insolita non potrebbe essere: un nano colto e melanconico, dalla mira infallibile; un nero gigantesco, che si guadagna da vivere scavando fosse; una giovane prostituta dalla lingua lunga e il cuore d'oro; uno sceriffo con la faccia e il corpo coperti di cicatrici... Non sono state trovate descrizioni di biblioteche
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)813.54Literature English (North America) American fiction 20th Century 1945-1999Classificazione LCVotoMedia:
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Le oltre trecento pagine, stampate per i tipi della Einaudi che le confeziona nella sua collana Stile Libero, scivolano, anzi sarebbe meglio dire galoppano, visto che lo strano assortimento degli interpreti è quasi sempre in sella tra le polverose ed insidiose strade di un Texas ancora a mezza via tra il mito del selvaggio west e la futura civiltà delle macchine, era di transizione tra l’Ottocento ed il secolo successivo, tra saloon, bettole, bordelli e cacciatori di taglie che non vedono sempre di buon occhio le prime vetture scese in strada a far concorrenza ai più affidabili cavalli. Un tempo di passaggio tra duelli all’ultimo sangue, vestigia indiane e prove tecniche di teleselezione, con i primi telefoni che arrivano a far da corredo agli uffici di sceriffi sperduti in puzzolenti villaggi arsi dal sole dove in rozze prigioni si smaltiscono sbornie o si aspettano sommarie esecuzioni.
A farla breve c’è la storia di un povero ragazzo di campagna, Jack, cui il vaiolo porta via i genitori e, come se tal sventura non bastasse, ci si mette pure la pallottola di un bastardo senza legge e privo di coscienza a far transitare il caro vecchio nonno nelle grandi praterie del cielo. Il colpo di grazia poi lo offre un evento meteo degno del cambiamento climatico, tale da buttar tutto all’aria e separare quel giovane villico, educato nel timore di un Dio che pare essersi assentato per la pausa pranzo, dalla cara dolce sorellina Lula che, già in odore di feromoni, è rapita dai cattivi con l’intento certo di non condurla in un educandato, ma di farne, per così dire, trastullo da uomini duri e sporchi, visto che da quelle parti lavarsi non pare essere una priorità.
Mi si perdoni l’esemplificazione della trama, ma quel che voglio non è certo fare spoiler e nemmeno offrire spazio a chiare anticipazioni sulle avventure di una compagine decisamente insolita e sgangherata che l’ingenuo e disperato Jack mette in piedi per cercare la giovane sorella rapita e per pareggiare i conti con il branco di cattivi che gli scrupoli li han mangiati con lo stufato di fagioli. Ed eccoli dunque i cacciatori di taglie border line che Lansdale anima nel libro: un nano ambientalista dalla mira infallibile che ama leggere e citare i classici, un becchino nero di taglia XXL con una letale doppietta a pallettoni ed un’innata passione per l’alcool, una prostituta che cerca una via d’uscita dal bordello in cui lavora e forse anche il vero amore, uno sceriffo sfigurato dal fuoco, dagli indiani e dalla vita e, per finire, anche un maiale che pare frutto però di una mutazione genetica, mezza via tra un cane da riporto ed uno squalo di barriera feroce ed affamato. E tutti si muovono in quella oscura e misteriosa foresta che da il titolo al romanzo, più metaforica che reale, sorta di selva oscura in cui i gironi dei dannati affondano nelle viscere della terra ancor più di quanto faccia la miniera di TauTona in Sudafrica e nelle cui profondità l’animo umano si smarrisce.
Se dovessi definirlo quale genere opterei per un pulp western. Avete capito bene! Sarebbe d'accordo con me anche Quentin Tarantino, artefice di quello straordinario “Django unchained” che strizza l’occhio ad ambientazioni e personaggi de “La foresta”, con tanto di sangue che scorre copioso, di immagini truculente, interiora e cervelli sparpagliati su pareti e pavimenti, di una schiettezza e sessualità raccapriccianti, di un certo sobbollire di violenza.
È questa una vera storia di frontiera dove la legge la dettano le pallottole che fendono l’aria e non tanto le buone maniere. A chi mette all’indice il libro con l’accusa di troppa di brutalità, dovremmo forse porre la domanda su quanto essi sanno dell’epica del selvaggio west, che non era certo il racconto televisivo de “Quella casa nella prateria”, ma si fondava su livelli di conflittualità, possesso e confronto inimmaginabili. Difficile, e meno male che Lansdale lo evita con cura, edulcorare la bestialità della razza umana, che poi è quella che ci fa decidere da che parte stare nella lettura del romanzo. Chi invece lamenta una storia un po’ troppo stereotipata sull’immagine “old America, visi pallidi e Buffalo Bill” dimentica forse che Lansdale ama quel tipo di ambientazione di cui ha già dato prova magistrale offrendosi come rappresentante della migliore tradizione western e replicando pure con “Cronache dal selvaggio West. Hap e Leonard, le origini” uscito qualche anno dopo questo “La foresta”.
A stemperare l’atmosfera da arancia meccanica in stile old wilde west c'è comunque sempre quella straordinaria capacità di questo scrittore di caricaturizzare i suoi personaggi, anche nelle situazioni più drammatiche, offrendo loro un’inaspettata via di fuga e a chi legge l’opportunità di immaginarli, se pur per un attimo, quali interpreti di una graphic novel in quello stile Coccobill che sa farci sorridere anche quando li troviamo un po’ immorali o impegnati in sanguinosi duelli, come quello che volge sul finale in cui tutti sparano a tutti, ma per colpire qualcuno servirebbe forse una visita oculistica collettiva.
Se proprio si volesse trovare il pelo dell’uovo, si potrebbe allora dire che il ritmo iniziale si inabissa un poco nella parte centrale del racconto dove l’autore prende il suo tempo nella caratterizzazione dei personaggi, obbligandosi per questo a piani sequenza un poco lunghi. Ma poi il battito accelera, si fa incalzante, avvincente, sempre pregno di quella ironia che chi scrive usa per bilanciare le situazioni più drammatiche. Se poi quell’uovo, in cui abbiam trovato il pelo, lo volessimo fare sodo, potremmo aggiungere che lascia un poco perplessi un finale in stile commedia hollywoodiana, che s’intuisce già prima delle ultimissime pagine, e che trovo eccessivamente zuccherino, ma che resta figlio di una letteratura a stelle e strisce dalla glicemia alta, che adora il lieto fine romantico e ben si sposa con quel buonismo tutto americano che noi del Vecchio Continente non sempre apprezziamo e, da navigati e bigotti colonizzatori senza scrupoli quali siamo stati, avremmo preferito sangue, sudore, sesso e polvere.
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