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A Treacherous Paradise di Henning Mankell
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A Treacherous Paradise (originale 2011; edizione 2013)

di Henning Mankell, Laurie Thompson (Traduttore)

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Cold and poverty define Hanna Renstrom's childhood in remote northern Sweden, and in 1905, at nineteen, she boards a ship for Australia in hope of a better life. But none of her hopes--or fears--prepares her for the life she will lead. After two brief marriages, she finds herself a widow twice over, and the owner of a bordello in Portuguese East Africa, a world where colonialism and white supremacy rule, where she is isolated within society by her profession and her sex, and, among the bordello's black prostitutes, by her color. As Hanna's story unfurls over the next several years, we watch her in this "treacherous paradise," as she wrestles with a constant, wrenching loneliness and with the racism she's meant to unthinkingly adopt. And as her life becomes increasingly intertwined with the prostitutes, she moves inexorably toward the moment when she will make a decision that defies every expectation society has of her, and, more important, those she has of herself.… (altro)
Utente:jctee
Titolo:A Treacherous Paradise
Autori:Henning Mankell
Altri autori:Laurie Thompson (Traduttore)
Info:Knopf (2013), Edition: First Edition, Hardcover, 384 pages
Collezioni:La tua biblioteca
Voto:
Etichette:Nessuno

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Ricordi di un angelo sporco di Henning Mankell (2011)

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Si fatica sempre un poco ad immaginare, ma soprattutto a leggere Henning Mankell quando trama e scrittura lo separano in modo netto dalla creatura letteraria che lo ha reso famoso: il commissario Kurt Wallander. Ancor più quando quei personaggi, lo stile e l’ordito del racconto si trasformano, sull’onda del successo, in interpreti televisivi replicati a più puntate in serie di culto. La separazione è traumatica, lo sdoganamento dal ruolo di divinità del giallo nordico pesa a Mankell e non poco. D’altro canto accade anche ad altri: pensiamo al nostrano Andrea Camilleri con Montalbano o al greco Petros Markarīs ed al suo commissario Kostas Charitos.

Una premessa importante, anche per parlare di questo suo “Ricordi di un angelo sporco”, edito in Italia da Marsilio. Un romanzo di “peso” in termini di foliazione, in cui l’inizio ci trae sin dalle prime righe in inganno, lasciandoci pensare, nel freddo estremo di un paesaggio scandinavo, tra neve, slitte e cieli cupi come la fuliggine, che l’autore giochi in casa. Ma è solo un fremito, un battito d’ali, perché tutto si svolge nella luce calda e abbagliante, umida ed odorosa dell’Africa. Certamente a latitudini estreme, ma sul lato opposto del globo terracqueo, in Mozambico, Africa Orientale Portoghese all’epoca dei fatti raccontati. Una regione molto cara a Mankell che, scomparso nel 2015 all’età di 67 anni con al suo attivo qualcosa come 50 milioni di copie vendute nel mondo, si trasferiva a Maputo per metà dell’anno, occupandosi di attività culturali, arricchendo il cartellone delle rappresentazioni al Teatro Avenida, godendo di quei paesaggio e di quel clima, non sempre clemente, che tanto peso ha in questo suo racconto ambientato tra la fine dell’Ottocento e l’alba di un nuovo secolo.

La protagonista è una giovane ragazza svedese, Hanna, costretta, suo malgrado, a lasciare affetti e famiglia, una sorta di selezione naturale per sopravvivere a far sopravvivere una madre troppo povera per poter mantenere tre figli. Il destino la porterà a solcare l’oceano e ad approdare, dopo un susseguirsi di sventure che sembrano essersi incollate al suo pallore, a trasformarsi da fanciulla ingenua e sognatrice a tenutaria del bordello di prostitute nere più grande e florido della colonia portoghese di Lourenço Marques (l’attuale Maputo), a passare dalla povertà senza speranze alla ricchezza spropositata, dall’accettazione di uno stereotipato atteggiamento colonialista, sprezzante ed immorale, ad una dolorosa presa di coscienza di quella disumana relazione tra esseri umani che chiamiamo razzismo, sino ad una trasformazione, alla lotta contro corrente, in un mare che alterna bonaccia e tempesta dove su nessuna riva c’è però un approdo sicuro, una mano tesa.

Quella di Hanna è una vera metamorfosi dell’anima ed è forse il sentimento che ha provato Mankell per quella terra color ebano. Amava dire che “tutti abbiamo antenati neri”, che stare in Africa lo avvicinava al senso della condizione umana. Ed è forse legato a questo pensiero che, nel suo percorso di presa di coscienza, nel suo avvicinarsi all’idea di una società dove i colori non contano, sino al muro contro muro con i coloni bianchi, Hanna muta anche il nome. Diventa Ana Branca, poi Ana Negra poi ancora Hanna.

C’è quindi il racconto e la condanna del colonialismo più gretto, ben incarnato dalla disumanizzazione delle genti di colore declassate al rango di animali domestici, così come dalla folle umanizzazione di uno scimpanzé cui è imposto, suo malgrado, il ruolo di improbabile dama di compagnia. Ed è forse questo il motivo principale che stimola la lettura, offrendoci di tanto in tanto una scarica elettrica che accompagna l’impulso di ribellione innanzi a ciò che ci è raccontato e che ci infastidisce, tanto urta i valori di una società libera in cui tutti sono uguali.

“Ricordi di un angelo sporco” è un libro sul senso della condizione umana. Trova ispirazione da alcuni vecchi documenti riemersi dall’archivio coloniale di Maputo. Tracce contabili delle ingenti imposte pagate da una donna svedese, tenutaria di uno dei grandi bordelli in cui quegli stessi bianchi colonialisti artefici della segregazione razziale, amavano passare le serate con prostitute, guarda caso, di colore. Ma la realtà che offre ispirazione all’autore evapora però in una scrittura sognante, quasi onirica che, se non fosse precisato il luogo che fa da sfondo alle vicende raccontate, mi avrebbe forse lasciato immaginare una di quelle saghe dal sapore sudamericano e dal tratto fatalista oppure gli scenari a campo aperto che Victor Fleming porta sul grande schermo con "Gone with the Wind" o, a volerla proprio tirare per le lunghe, qualche bel romanzo da epopea familiare stile Wilbur Smith. Una sensazione di cui il lettore più navigato trova convincimento anche nel fatto che nelle sue quasi quattrocento pagine, il racconto che ci è offerto pare quello di una vita intera, tante sono le vicende che vi si susseguono e vi si addensano, ma gli ottant’anni che sentiamo di aver vissuto accanto ad Hanna sono, sul calendario gregoriano, appena un paio. Una goccia d’acqua nell’oceano, sempre presente nel racconto.

Il finale è francamente un po' troppo da fiaba disneyana e si perde in un'aura di suggestioni popolari e spiritismo tribali, dove le scelte dure e sofferte di Hanna, la sua passionalità, la consapevolezza, l’amore incondizionato ed improbabile, scompaiono in un sol colpo, spazzati via da una bacchetta magica invisibile che ci lascia soli, in mezzo al mare.

Pubblicato su: https://www.territoridicarta.com/blog/ricordi-di-un-angelo-sporco-di-henning-man...
https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/ ( )
  Sagitta61 | Jun 30, 2023 |
Il grande scrittore svedese non cessa di rendere omaggio al Mozambico che lo ha sedotto. Questo libro è la singolare vicenda - a partire da una storia vera - di una svedese povera, sbarcata in Africa nei primi anni del Novecento e che la sorte fa diventare la ricchissima tenutaria di un bordello di Lourenço Marques (Maputo). Bianca, diverrà una coscienza critica del mondo dei coloni. Un romanzo che vale ben più delle poche righe che possiamo qui dedicargli. ( )
  Pier-Maria | Oct 5, 2015 |
Dal creatore del commissario Wallander, un romanzo che nulla a che fare con il genere poliziesco e neppure, a parte le radici della protagonista, con il nord Europa. Hanna, figura centrale della storia, proviene dal nord della Svezia dove ha lasciato povertà e gelo per imbarcarsi come cuoca su una nave diretta in Australia, che fa scalo nella colonia portoghese in Mozambico. Hanna sulla nave si è innamorata del nostromo, l'ha sposato ma è rimasta vedova. Sceglie di fermarsi in Africa, e dopo un brevissimo nuovo matrimonio con il proprietario di un bordello si ritrova di nuovo vedova e immensamente ricca. Da questo momento inizia un nuovo percorso in un mondo totalmente diverso a lei estraneo, in cui i bianchi sfruttano e maltrattano i neri e comprano il corpo delle donne del bordello. Ma Hanna, che il padre da bambina chiamava "angelo", decide di farsi carico della sporcizia di quel mondo, sostenendo la causa delle donne umiliate da violenza, razzismo e miseria. La Hanna bianca diventa "Ana la negra" portando avanti la sua missione per poi svanire, così, come scompare un angelo in volo.
Mankell ha trovato ispirazione per questa storia densa di umanità in una breve nota rintracciata nell'archivio storico di Maputo, in Mozambico, in cui si fa riferimento ad una donna svedese che a fine ottocento divenne tenutaria di un bordello.
Il libro per la sua storia fascinosa rappresenta un occasione mancata, trovo che vicenda di Hanna sia eccessivamente condensata e il personaggio molto sfuocato, quando invece meritava una focalizzazione, un approfondimento. Appesantito da un linguaggio allusivo, il romanzo si fa metafora invece di rimanere ancorato allo sviluppo della vicenda e al contesto estremamente interessante dal punto di vista storico e geografico. ( )
  cometahalley | Nov 25, 2013 |
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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Henning Mankellautore primariotutte le edizionicalcolato
Kidd, ChipProgetto della copertinaautore secondarioalcune edizioniconfermato
Luijten, ClementineTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Strömholm, ChristerCover photoautore secondarioalcune edizioniconfermato
Thompson, LaurieTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato

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Epigrafe
Ci sono tre tipi di uomini: i vivi, i morti e quelli che vanno per mare - 
Platone
Dedica
Incipit
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[Prologue] One day in the cold month of July. 2002, a man by the name of Jose Paulo opened up a hole in a rotten floor.
It is 1904.
[Epilogue] For the second time in her life, Hanna Lundmark walked along a gangplank and left a ship that she would never board again.
Citazioni
Ultime parole
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Cold and poverty define Hanna Renstrom's childhood in remote northern Sweden, and in 1905, at nineteen, she boards a ship for Australia in hope of a better life. But none of her hopes--or fears--prepares her for the life she will lead. After two brief marriages, she finds herself a widow twice over, and the owner of a bordello in Portuguese East Africa, a world where colonialism and white supremacy rule, where she is isolated within society by her profession and her sex, and, among the bordello's black prostitutes, by her color. As Hanna's story unfurls over the next several years, we watch her in this "treacherous paradise," as she wrestles with a constant, wrenching loneliness and with the racism she's meant to unthinkingly adopt. And as her life becomes increasingly intertwined with the prostitutes, she moves inexorably toward the moment when she will make a decision that defies every expectation society has of her, and, more important, those she has of herself.

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