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In realtà il libro parla del rientro in Italia, del processo e della condanna a morte di Ciano, a cui attacca una descrizione della vita degli italiani nel periodo (autunno '43-gennaio '44). Ma il termine Coprifuoco ed il sottotitolo c'entrano poco.
E anche la stesura risente di questa ambivalenza: troppo semplice sia per una descrizione della vita di Ciano, troppo narrata e piena di aneddoti, che per la vita quotidiana degli italiani (meglio: dei veronesi e dei gardesani), troppo semplicistica e senza molti dati di fatto.½
 
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sbaldi59 | 1 altra recensione | Aug 17, 2020 |
Vita quotidiana nell'Italia fascista
 
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kikka62 | 1 altra recensione | Mar 19, 2020 |
"Mani in prima, mani in seconda" ordinavano i maestri ai bambini delle elementari. I capistazione fischiavano la partenza dei treni e i treni osservavano orari dalla puntualità leggendaria. Le mogli piccolo-borghesi facevano lustrare la casa per il pranzo domenicale in onore del capufficio e segnavano le bottiglie dell'olio perché la servetta non ne approfittasse. Petronilla dava consigli alle massaie. Il «sabato fascista» si andava alle adunate; eventuali assenze potevano essere giustificate in nome della crescita della prole: dopotutto il sabato era l'unico giorno adatto a un po' d'intimità tra i coniugi. Gian Franco Venè ricostruisce la vita di tutti i giorni, i salari, i prezzi, i modi di mangiare e di vestire, gli snobismi, le mode degli anni venti e trenta, dalla Marcia su Roma alla vigilia della guerra, quando le famiglie italiane borghesi tiravano avanti con mille lire al mese. Un mondo un po' angusto, la cui apparente serenità copriva i preannunci della catastrofe. Anche qui, la vita quotidiana ne registra puntualmente i segnali quando, dalle fedi d'oro spontaneamente donate alla patria durante la guerra d'Etiopia, si passa alle requisizioni forzate di pentole di ferro e di rame per rifornire l'industria bellica. Quando le donne cominciarono a dover nascondere colapasta e padelle in soffitta per eludere le perquisizioni del regime, anche la tranquilla famiglia italiana capì quale sarebbe stato l'inevitabile esito del ventennio. Gian Franco Venè ricostruisce abitudini, vezzi e umori di quell'epoca con la sottile e affettuosa ironia con cui si guarda un passato che è ancora dentro di noi. Ancora una volta la vita quotidiana si rivela una chiave per conoscere più a fondo la storia.
 
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BiblioLorenzoLodi | 1 altra recensione | Mar 30, 2015 |
Con lo stesso tocco lieve e ironico con cui, in Mille lire al mese, aveva descritto l'Italia fascista, Gian Franco Venè riporta ora alla nostra memoria, sul filo di una difficile nostalgia, i giorni tra il luglio del '43 e il gennaio del '44, quando il fascismo tentava di risorgere dopo il colpo di stato e gli italiani, presi tra i due fuochi della Repubblica di Salò e gli inizi della guerriglia partigiana, si ritagliavano un'incerta esistenza tra le difficoltà della borsanera e degli sfollamenti, dei bombardamenti e delle nuove, coatte promiscuità. Sono i giorni del coprifuoco. Nelle città calava lasciando dietro di sé solo il passo pesante delle pattuglie, una raffica di mitra, un'umanità timorosa e sopraffatta nascosta all'ombra delle finestre oscurate; nei paesi interrompeva, improvviso e inappellabile, la già precaria quotidianità degli sfollati, i giochi dei ragazzi, le attività delle donne e dei vecchi. Imposto dai tedeschi nei territori occupati -tranne che a Verona, roccaforte del fascismo repubblicano, dove si consumò il dramma epocale del processo ai « traditori)} del 25 luglio -, il coprifuoco scandì i precari ritmi della vita familiare durante i mesi della guerra civile, quando i fatti più minuti si incrociavano con i grandi eventi della Storia, quando anche i potenti, o chi lo era stato, vivevano come tutti le ansie di un destino personale e di una svolta storica. E accanto alla vita quotidiana, in un mirabile contrappunto narrativo, Venè ci ripresenta in forma inedita la vicenda dei gerarchi fascisti, Ciano in testa, processati e fucilati a Verona: le loro speranze e illusioni, la loro vita in carcere, le loro debolezze e, insieme, gli ultimi spasimi di un regime destinato di lì a poco a crollare sotto il peso di una guerra perduta, ma anche della sua stessa debolezza interna.
 
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BiblioLorenzoLodi | 1 altra recensione | May 14, 2014 |
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