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Mario Negri

Autore di Scrivono palazzi e labirinti

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Di Gian Enrico Manzoni:

Il 16 novembre 1876 Heinrich Schliemmann inviava un entusiastico telegramma al re Giorgio I di Grecia, nel quale annunciava di aver scoperto i tesori aurei di Micene. Schliemann lanciava l'idea di creare con i materiali rinvenuti «un grande museo, che sarebbe la meraviglia del mondo»: quello che sarebbe poi diventato il Museo nazionale di Atene. Il telegramma era una testimonianza esplicita di ciò che spingeva l'archeologo tedesco nello scavo dei luoghi omerici: la ricerca materiale degli oggetti preziosi, dei tesori. Non della scrittura, invece, che sarebbe divenuta il centro delle indagini successive, a Micene e a Creta, di altri archeologi, soprattutto dell'inglese Arthur Evans. A lui e altri, come il roveretano Federico Halbherr, si devono studi e riflessioni sulle testimonianze scritte delle più antiche civiltà greche. La storia di quella prospettiva allora nuova, che mirava ai testi scritti cretesi e micenei, è documentata nel recente studio del glottologo Mario Negri, Scrivono palazzi e labirinti. Di Mario Negri si è molto parlato prima dell'estate, quando è stata diffusa la notizia della sua decifrazione della Lineare A, l'antica scrittura cretese. Il libro che ora è uscito è la raccolta di varie riflessioni sulla materia ed espone i risultati cui l'autore è oggi pervenuto. In termini di civiltà, afferma Negri, I Micenei (i Greci più antichi di cui abbiamo attestazione) sono succeduti ai Minoici (che non erano Greci) solo dal punto di vista della detenzione del potere su Creta e sulle località vicine. Invece i gusti artistici e decorativi continuano a essere minoici anche dopo la vittoria dei Micenei, dopo il XV-XIV secolo a.C. A Creta si sono succedute almeno quattro scritture: l'antichissimo geroglifico, ideato alla fine del terzo millennio, cui segue la Lineare A, le cui prime attestazioni appartengono all'alba del secondo millennio, poi la scrittura del disco di Festo (forse del XVI secolo a.C.), infine la Lineare B, probabilmente nata nella seconda metà del XV secolo. La tesi del libro è che i rapporti tra la Lineare A minoica e la Lineare B micenea sono evidenti dal punto di vista grafico: anzi, la seconda scrittura sarebbe un adattamento della prima alle esigenze del greco, cioè alla lingua dei nuovi signori arrivati dagli altopiani dell'Asia Minore a conquistare prima Cipro, poi Creta e infine buona parte dell'Ellade. L'isola cretese si conferma quel crogiolo di civiltà e di lingue descritto da Omero: «Levasi in mezzo al mare purpureo la terra di Creta, bella e feconda, tutta circondata dai flutti. Novanta sono qui le città, e nessuno saprebbe contarne le genti. Parlano ciascuno una lingua diversa e mista». La decifrazione della Lineare A getta luce sui misteri dei labirinti e dei palazzi degli antichi sovrani di quell'isola. La scrittura si conferma il veicolo con cui penetriamo in quei mondi lontani, altrimenti ammirati ma poco compresi.… (altro)
½
 
Segnalato
MareMagnum | Mar 13, 2006 |

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