Recensioni
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– Ciao, io sono Davide, – disse con la bocca piena di patatine.
– Ciao, io sono Giacomo, – e gli strinsi la mano.
– Io sono Down. Tu?
– Io… be’, no, niente, io… sono qui per… – e stavo per indicare mio fratello, ma lui mi interruppe.
– Niente? Maddài. Impossibile. Tutti sono disabili. Pure Tommy, anche lui lo era. Lo vedi quello nel giardino? – e indicò un altro ragazzo Down che stava parlando ai fili d’erba.
– Sí, lo vedo.
– Tommy era Down. Ora è guarito.
– Ma come è guarito?
– Dice che grazie alle carote che ha mangiato l’altro giorno non è piú Down. Io ci credo.
– …
– Ma parliamo di te. Ci sarà qualcosa che non sai fare. Ci pensai un attimo poi dissi:
– Non so stirare.
– Ah, sí! – fece lui sorridendo.
– La stirosindrome. Guarda, – disse abbassando il tono della voce, – meglio essere Down che avere la stirosindrome.
– Perché?
– Come perché? Tu ce l’hai il sussidio?
– No.
– Io sí. Lo Stato mi paga per essere Down e io non devo far nulla. Capito? Mi dànno soldi per esistere. I Down sono il futuro.
– Be’, non credo che…
– Non devo lavorare. Mamma mi fa ancora la lavatrice pensando che io non sia in grado di farmela. Mi portano di qua e di là, non serve che mi faccio la patente. Non devo trovarmi una casa perché i miei genitori mi vogliono per sempre, almeno per ora. Ti piacerebbe eh?
– In effetti non sembra male, – sorrisi.
– Però…
– Però cosa?
– Però, Matteo, ho avuto un periodo difficile.
– Mi chiamo Giacomo.
– Sí, Giacomo. Ho avuto un periodo, Giacomo, che mi tiravano addosso i banchi e le sedie e i libri. Alle superiori. Dicevano mostro, idiota, handicappato, scimmia. Mi volevano male. Se solo avessero saputo…
– Cosa?
– Che grazie a loro cominciai a piacermi. Cominciai a ringraziare Dio di non avermi fatto cosí, come quelli che mi offendevano. A loro è andata peggio: sono nati senza cuore. Arrivai persino a ringraziarlo per quel cromosoma in piú. Aspetta, dove sarebbe il cromosoma in piú? – Si stava guardando il corpo.
– Sarebbero all’interno del nucleo delle…
– Ah, eccolo, trovato, – e si indicò un posto tra il cuore e il fegato. – Sono contento di quello che sono, – disse tenendo il dito premuto sul maglioncino. – Sono contento del mio carattere, dei miei amici, della mia famiglia, della vita. Siamo parte della vita, – e fece un gesto ampio con le mani. – La vita è l’unica cosa che si crea dal nulla. Prende forme diverse: un fiore, un cerbiatto, un sasso… no, i sassi no, anche se quando li lanci, i sassi, si muovono e allora… comunque, un cerbiatto, Davide, Giacomo, Filippo, Laura, una canzone di Battisti…
Gli sorrisi.
– Certo, non diventerò uno scienziato, – disse, – ma nessuno fa delle frittelle come le mie.
– Sai fare le frittelle?
– Sí.
– Di mele?
– Sí.
– Le hai portate?
– Sono quelle, – disse indicando il tavolo alla mia sinistra.
Ci avvicinammo. Le provai. Erano le migliori frittelle che avessi mai mangiato. Io adoro le frittelle di mele.