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Liang Shih-Chiu (1903–1987)

Autore di 遠東漢英大辭典

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Opere di Liang Shih-Chiu

遠東漢英大辭典 (1983) 50 copie
Liang Shiqiu wen xuan (1989) 1 copia
雅舍談吃 (2009) 1 copia

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Segnalato
Achero | 2 altre recensioni | Jul 19, 2017 |
Quando la tattica militare diventa elegante

In un momento in cui l'offesa e l'insulto hanno raggiunto caratteristiche grottesche e nel quale, prendersi a parolacce e urla , è divenuta consuetudine io ho scelto di leggere questo libello che invece inizia la sua veloce trattazione (sono non più di una quarantina di pagine eliminando pagine semivuote, introduzione di Michele Serra e la premessa di Gianluca Magi che ne è il traduttore) con l'invito alla riflessione oggettiva su chi è da ritenersi oggetto della critica e chi no.

Come già detto, a commento de "La fattoria degli animali" e in altre recensioni, al giorno d'oggi o fai parte di una fazione o sei un traditore, una macchina del fango, un fascista, un comunista e chi più ne ha più ne metta. E mentre in Cina, dove questo manualetto, editato nel 1933, corrispondeva e, ironicamente, corrisponde tutt'ora alle esigenze di una società ancor oggi non completamente libera di esprimere i propri pensieri e dubbi - ed è per questo che è diventato subito famoso e un classico, nonché il titolo è diventato un comune modo di dire -, in occidente è rimasto lungamente sconosciuto a testimonianza che la cultura cinese ha molto ancora da insegnarci. Il mio acquisto ora, a parte dettato da una curiosità riguardo il particolare titolo (no dico, c'era da stupirsi? ;) ), è anche sintomo di una ricerca di riscoperta del valore della parola, in questo caso "insulto" di cui mi sento oggetto quasi ogni volta che accendo la televisione e leggo il giornale, riviste e anche qualche blog, oramai da troppo tempo.
Insultare, prendere per idiota il proprio pubblico, proporre contenuti scarsi o convenienti, passare per cultura ciò che non lo è, indottrinare il proprio uditorio e nascondere o omettere a questo informazioni che potrebbero far decadere le nostre posizioni è un insulto, e spesso questo viene perpetrato a spese dei contribuenti. La mia risposta a ciò è stata quella di spegnere la tv e molti giornali e accendere il cervello.

Pertanto, se vogliamo fare appello alla riscoperta delle parole, tenendo sempre conto che il valore non è matematicamente assoluto, ma a volte legato alla cultura e ai codici, in base ai quali nei vari paesi certe cose vengono percepite, possiamo prendere spunto dall'unico concetto valido nello scadente libro di Carofiglio "La manomissione delle parole", ovvero ricercare nella cultura stessa il valore e l'utilizzo della terminologia adeguata in maniera da scoprirne le varie accezioni, comprenderne l'utilizzo corretto e acquisire un vocabolario consono che ci permetta di esprimerci senza frustrazioni e senza aggressività.
Perché proprio nell'aggressività, oltre ad una sciatteria di fondo, corrisponde anche la mancanza di contenuti e, qualora vi siano, la mancanza di terminologia adeguata per esprimere i propri pensieri e le proprie emozioni sfocia nella frustrazione aggressiva . E questo non solo genera aggressività ma anche il rifiuto aprioristico di comprendere ciò che non viene espresso nella povera terminologia in uso tutti i giorni. E questo lo possiamo provare praticamente andando in ufficio e a scuola e imponendoci per un giorno di applicare una terminologia più adeguata e meno di basso profilo, basterà guardare le facce di chi ci ascolta inebetito e concluderà dicendo, nella migliore delle ipotesi, "Ma hai mangiato un vocabolario a colazione?".

Questi, non sono concetti nuovi, anche Liang in luoghi e tempi lontani sente l'esigenza di sottolineare che per utilizzare al meglio l'arte dell'insulto bisogna far affidamento ad una buona oratoria -intesa non solo come dotazione di adeguato vocabolario ma soprattutto della coniscenza del significato reale della terminologia a nostra disposizione- e conoscere se stessi (della serie "chi è più pulito scagli la prima pietra!"). Bisogna essere sagaci e conoscere chi ci sta accanto che, con il suo dissenso o assenso, può decretare la nostra vittoria o sconfitta. E pertanto questo succinto saggio raccoglie queste: "Le regole", ovvero quelle di base, per condurre a buon fine il nostro intento facendo appello alla cultura taoista e della guerra, conducendo un eventuale duello verbale in maniera elegante e inopinabile, sottolineando la pochezza del nostro avversario, non in base al surclassamento verbale, ma alla dimostrazione della pochezza delle sue convinzioni e azioni, senza fare prigionieri! Fate conto che siano regole di buona condotta per insultatori di professione, dopotutto, la più grande vittoria, non è l'insulto in sè ma l'approvazione dell'uditorio, ottenuto non con le urla da pollaio o interrompendo in continuazione il nostro interlocutore - magari come si fa oggi facendo appello alle regole dei tempi televisivi, sempre troppo stretti nei momenti in cui si dice ciò che non ci piace! - ma combattendo ad armi pari. E per far questo serve preparazione e motivazioni fondate.

Io l'ho trovato un libro particolarmente divertente e interessante, con una puntualissima premessa di Magi, il traduttore, che invita a tenere conto di alcune componenti, non molto conosciute , della cultura cinese e di quella taoista. È un libro da tenere e da regalare, magari a persone che, speriamo, non ci facciano mai oggetto di pratica per verificare se i concetti espressi sono applicabili!
… (altro)
 
Segnalato
Leggendolibri | 2 altre recensioni | Sep 1, 2011 |
Le arti marziali della parola

«Quando si rivolgono critiche a qualcuno, bisogna farlo in una lingua infinitamente sottile il cui senso rimanga implicito. Conviene evitare che l'avversario si renda conto fin dalle prime parole che lo si sta criticando: è solo al termine di un certo tempo di riflessione, a poco a poco, che questi giunge a prendere consapevolezza che le parole rivoltegli erano tutt'altro che benevoli. Lo si metta a suo agio, cosicché il suo viso dapprima sorridente, viri poi dal bianco al rosso, dal rosso al violaceo, infine dal violaceo al grigio plumbeo. Questo è il più alto grado nell'arte dell'insulto».
Liang Shiqiu scrisse nel 1926 questo piccolo trattato che viene qui presentato per la prima volta in traduzione integrale in una lingua europea. «L'intento di questa breve trattazione, - come scrive l'autore, - è quello di offrire un generale aiuto a tutti coloro che vogliano trarre vantaggio in una disputa, illustrando in modo sintetico come sia possibile sviluppare la tecnica dell'invettiva nei suoi vari aspetti».
Un libro che affonda le radici nella conoscenza disingannata della vita e nell'arte di stare al mondo di chi ne ha viste di tutti i colori. Una piccola perla dal tagliente sarcasmo, pressoché ignota al di fuori della Cina.
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MareMagnum | 2 altre recensioni | May 4, 2006 |

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