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Forse il primo libro di pensieri e aforismi di Peter Handke in quel discorso asciutto, scarno, in alcuni casi certosino. Appunti sparsi dietro "L'assenza", "Pomeriggio di uno scrittore" e momenti vari di vita principalmente a Salisburgo ma con puntate in Friuli e nell'amata Slovenia.
Bel libro, forse un po' troppo lungo (più di 400 pagine).½
 
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sbaldi59 | Dec 22, 2023 |
Bello, davvero. In parte basato sul solito "cammino", questa volta molto breve e più leggero, nei pensieri e negli incontri, degli altri. Anche il linguaggio è meno ricercato, più aderente alla realtà ed al mondo d'oggi. In parte basato su un personaggio meno cupo del solito, che addirittura balla con una piuma in testa assieme alla moglie.
Solito bel libro di Peter Handke.
 
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sbaldi59 | Oct 2, 2023 |
Racconto veloce, novella, 50 pagine di un dialogo fra due persone forse della mia età, a parlare di nonni, di case e di vita.
Meno ricercato dei precedenti libri di Handke, meno "altezzoso" direi si lascia leggere velocemente. La ricerca di alcuni termini è al solito esaltante, quasi fantastica, ma in questo libriccino è meno presente che nell'intera produzione dello scrittore austriaco.
Bello.½
 
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sbaldi59 | Jul 8, 2023 |
Rccolta di saggi principalmente su autori tedeschi o austriaci mai sentiti.
La scrittura non è quella "continua" di Handke ma quella di un critico che scrive su altri scrittori. Scopro che l'autore austriaco ha ANCHE tradotto alcuni libri, ed è una strana sorpresa, comunque interessante.
Il mezo punto in più è per il saggio sulla Slovenia, scritto ad inizio anni '90 e quindi non conclusivo per definizione.½
 
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sbaldi59 | Dec 8, 2022 |
Scrittura come distanziamento...

...ma non è forse vero che ogni formulazione, anche di ciò che è realmente accaduto, è già più o meno fittizia? Meno, se ci si limita a fare una relazione; più, quanto più esattamente si cerca di formulare?
(16)

Scrivere non era, come pensavo all’inizio, ricordare un periodo concluso della mia vita, ma una costante simulazione di ricordo, in forma di frasi che si limitavano ad affermare la distanza.
(55)
 
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NewLibrary78 | 13 altre recensioni | Nov 5, 2022 |
La paura dell’esistente nonostante l’approccio fenomenologico.



“Anche Enrico il Verde non voleva interpretare niente,” disse improvvisamente Claire. “Si limitava a vivere le cose con un massimo di naturalezza, contemplava ogni esperienza spiegarne un’altra e l’altra spiegare la prima. Lasciava che le esperienze gli si svolgessero davanti agli occhi senza intervenirvi, e così anche le persone che viveva gli passavano davanti come in una danza. Non le provocava, né le tirava fuori dalla ridda. Non voleva decifrare niente; …"

(pagine 101-2)
 
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NewLibrary78 | 5 altre recensioni | Oct 13, 2022 |
Nonostante l'impegno di Handke, il libro resta ostico.

Da pagina 48:

Al tentativo di giungere dall’enorme numero iniziale delle possibilità all’unico fatto possibile interrogando le persone ed esaminando gli oggetti, fa riscontro il tentativo di restare invece nell’enorme numero delle possibilità, o almeno di impedire la limitazione all’unico fatto possibile, oppure, ancora, di sviare l’interrogante, con false risposte o con una falsa disposizione degli oggetti, verso l’unico fatto falso possibile.
 
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NewLibrary78 | Aug 13, 2022 |
Spunti, minuzie su cui Handke costruisce piccoli capolavori. Due farfalle in un campo, un lustrascarpe giapponese...pezzi di vita vissuti, raccolti e poi elaborati nella classica prosa dell'austriaco.
Un divertissement.½
 
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sbaldi59 | 1 altra recensione | Apr 8, 2021 |
Ennesimo stupendo romanco di Handke: non gli do il massimo dei voti perchè nel periodo francese (dopo quello americano, austriaco-sloveno, spagnolo) è un po' ripetitivo: sempre nell'Ile de France, sempre grandi camminate su più giorni.
Ma il narrare è, come negli ultimi libri, stupendo: Handke si è dato una calmata e il testo ora fluisce un po' più leggero nei suoi interminabili monologhi.½
 
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sbaldi59 | 1 altra recensione | Feb 13, 2021 |
5 testi teatrali di Handke che rappresentano le prime pubblicazioni dell'autore austriaco (siamo nel 1966, 51 anni fa). Si delinea lo stile dello scrittore: frastagliatissimo, dettagliatissimo, irriverente, con una cura maniacale dei dettagli e dello stile.
Il nascere come scrittore teatrale permette di capire il perchè di questo modo di scrivere.½
 
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sbaldi59 | Feb 1, 2021 |
Dopo aver letto “I calabroni”, un libro che mi ha annoiato, una bella sorpresa. “Il peso del mondo” è una sorta di zibaldone di pensieri dell’autore austriaco che, con lucidità e cinismo, raccoglie una serie di aforismi in un diario quotidiano. Tutto parte dal quotidiano che viene, però, trasformato in straordinario, utilizzando la parola che assume la forma di uno scalpello. La verità, spesso amara, sempre con diverse sfaccettature rispetto alla realtà, viene posta in evidenza, assume rilevanza sotto forme nuove, inconsuete. Da un lato ne “ll peso del mondo” Handke trova il modo per proporre occhiali diversi per vedere le stesse cose; e invita il lettore ad andare oltre i pregiudizi e le frasi fatte del politamente corretto. La vita viene messa a nudo, resa essenziale e tutto sembra diverso, anche più supportabile. Un libro da tenere sul comodino, da gustare anche a piccole dosi.
 
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grandeghi | 4 altre recensioni | Apr 27, 2020 |
Bel libro, niente da dire, scritto nella solita prosa scarna ma iper-descrittiva di Handle.
Dopo 105 pagine di introduzione (sic) l'autore carinziano ci racconta tre giorni di vita della ladra di frutta attraverso la Piccardia (nord della Francia, sopra Parigi). In realtà descrive minuziosamente il paesaggio, ed i rari incontri che il personaggio fa in questo percorso per re-incontrare il padre, il fratello e la madre. La frutta, al solito, c'entra poco: la ladra forse ne ruba 5 o 6 pezzi, soprattutto all'inizio.
Libro classico di Handke, con il suo vagabondaggio (reale e metaforico) a piedi attraverso la Francia. Bello ma un po' lento, un po' "arzigoolato". E in alcuni casi sembra scriva per sentirsi dire "Però, che descrizioni fa questo Handke".
 
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sbaldi59 | 1 altra recensione | Apr 10, 2020 |
Dalla fine della seconda guerra mondiale, due angeli - Damiel e Cassiel - svolgono la missione loro assegnata, aggirandosi nella Berlino odierna, ascoltando i pensieri lieti o tristi delle persone incontrate, che essi vedono solo in bianco e nero. Ma Damiel, più partecipe dell'altro alle ansie degli umani, come alle loro infinite piccole gioie, sente fortemente l'attrazione esercitata dalla città (ancora sfregiata da enormi cicatrici) e dalla sua stessa gente. Un giorno vede in discoteca Marion, una bellissima trapezista licenziata dal circo in cui lavora e sconvolta dalla imminente solitudine, oltre che da presagi di morte, e se ne innamora. Il posto di Damiel è ora accanto a lei, in un ruolo insolito, ma prudente e discreto nella sua tenerezza. Lo intuirà ad un dato momento Peter Falk, un attore che con una troupe gira un film sulla Germania nazista, il quale molto tempo prima era lui pure un angelo. Ora è solo un ex che ha operato una scelta precisa, pronto a fare il Bene, amico degli esseri umani, pieno di speranza e fiducia, così come lo sono molti ex-angeli presenti ovunque nel nostro mondo, dei quali noi raramente avvertiamo la presenza e l'aiuto concreto. Anche Damiel fa la sua scelta: rinuncia all'immortalità e nasce uomo, ai piedi del muro di Berlino, optando per l'amore, allo scopo di vivere con Marion (che ora egli vede a colori e che ha finalmente incontrato colui che attendeva dalla vita) le gioie e le sofferenze di tutti gli umani. (fonte: Coming soon)
 
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MemorialeSardoShoah | 5 altre recensioni | Mar 24, 2020 |
Libro che raccoglie le recensioni di Peter Handke in ambito letterario. Niente di particolare, solo in tre o quattro articoli viene fuori la scrittura di Handke.
Tre gli autori italiani citati: Eco (stroncato) Alda Merini (non influente) e Gadda, su cui invece Handke esprime un giudizio più che positivo. Poi sono citati autori tedeschi, scandinavi, anche turchi nella maggior parte a me sconosciuti. Quindi...ingiudicabili.
 
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sbaldi59 | Feb 29, 2020 |
La mia scelta di leggere Handke è frutto del Nobel; è inutile girarci intorno. I calabroni è il romanzo d’esordio dello scrittore austriaco, celebrato dalla critica come un capolavoro nel quale si intravvedono le potenzialità di un grande autore. Quando leggo scrittori del genere sono predisposto alla difficoltà; ma Handke va oltre un testo complesso; decomprime il racconto, lo destruttura in mille particelle elementari che trasformano il romanzo in un labirinto narrativo. Una storia in potenza ci sarebbe: un ragazzo diventa cieco nel momento in cui il fratello cade in un fiume e perde la vita. E canta il dolore dell’altro fratello, il terzo superstite, e della famiglia. Handke si avvale dei rumori e degli odori degli animali; oltre ai calabroni ci sono formiche, zanzare, tafani e vespe. Nonostante la critica è un libro che mi ha profondamente annoiato, perdere il filo è la regola, anche concentrandosi sulle singole parole, anche mettendosi d’impegno. Non basta essere incomprensibili per diventare Joyce.
 
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grandeghi | 2 altre recensioni | Jan 24, 2020 |
Secondo (credo) libro di Handke, il pirmo con una buona pubblicazione. Incapibile, o meglio, con una trama limitatissima, inesistente. Lo stile dell'austriaco si vede chiaramente: verrà addolcito nel corso degli anni ma qui è ancora incisivo, sferzante, pungente. Scelta degli aggettivi fantastica, al solito.
Domanda: chi sono i calabroni? I familiari? Gli abitanti della città?½
 
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sbaldi59 | 2 altre recensioni | Jan 19, 2020 |
Il miglior libro di Handke, senza dubbio (per me): stupendo nella sua integrità, nelle sue descrizioni, nel suo stile.
 
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sbaldi59 | 3 altre recensioni | Jul 16, 2018 |
Stupendo, bellissimo. Un pezzo teatrale, un racconto, un dialogo, una storie e molte storie, citazioni...bellissima opera di Handke, stupenda. E, come al solito, ottima traduzione!½
 
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sbaldi59 | Jul 23, 2017 |
Vagando per una Berlino ancora divisa e osservando la sua umanità, un giorno l'angelo Damiel si innamora di Marion, una trapezista Francese. Incoraggiato da Peter Falk, in città per girare un film sul nazismo e che si rivela essere anche lui un ex-angelo, Damiel decide di abbandonare la vita immortale per la vita terrena.
 
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MemorialSardoShoahDL | 5 altre recensioni | Jul 17, 2017 |
Libro molto bello, parzialmente autobiografico, sulla vita e sulla guerra.½
 
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sbaldi59 | 3 altre recensioni | Aug 23, 2016 |
Sviscera con crudele verismo le incomprensioni del rapporto di coppia. Contrapposizione tra solitudine e libertà.
 
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permario | 12 altre recensioni | Nov 12, 2009 |
Il secondo viaggio in Serbia; una risposta alle polemiche suscitate dal primo libro. Handke sfida l' impopolarità e racconta con lucidità una visione di parte (la sua) di ciò che succede nei Balcani. Ed è una storia che lo riguarda, essendo la sua famiglia di origini slovene.½
 
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gmg61 | Oct 27, 2008 |
Pamphlet politico e polemico di Peter Handke in difesa della Serbia e contro le potenze Occidentali che hanno deciso di smembrarla e bombardarla. Una presa di posizione coraggiosa ed impopolare, ma che fa riflettere.½
 
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gmg61 | 1 altra recensione | Oct 27, 2008 |
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