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Mi è dispiaciuto iniziare questo libro con delle grosse lacune personali sulla storia d'Italia negli anni immediatamente precedenti e successivi all'Unità. I pochi ricordi che ho risalgono addirittura alle elementari! Un libro come questo fa venir voglia di colmare quei vuoti, e allo stesso tempo aiuta alla comprensione del presente in cui ci muoviamo, rifiutando facili nostalgie per una presunta "età d'oro".

Nonostante la coesione tra un capitolo e l'altro a volte venga a mancare, l'attenzione è ben portata su fatti che spiegano molto della realtà italiana di oggi, e che in quest'ottica andrebbero maggiormente approfonditi sui banchi di scuola. In particolare le parti relative alla questione del Mezzogiorno e agli affari della Consorteria fanno cadere le braccia per la loro devastante attualità.

Buon apparato di note e di bibliografia. Sarebbe stata gradita una pagina di linea cronologica per una più facile comprensione.
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½
 
Segnalato
Amarillide | Nov 25, 2013 |
Con tono e stile giornalistico divulgativo, scelto in modo dichiarato dai due Autori che non sono "storici" di professione, sono offerti -in modo sintetico- alcuni episodi, poco noti, della storia del Risorgimento italiano, che rendono molto più chiaro il meccanismo che portò, in pochissimi anni, il minuscolo stato sabaudo a conquistare tutto il territorio del nostro Paese.

Si tratta di episodi più o meno articolati e non ricostruzioni storiche di taglio accademico, ma comunque sono un ottimo contributo a superare l'approccio agiografico e menzognero, fortemente utilizzato nella divulgazione di quei fatti, a partire dai programmi scolastici, che ci ha impedito finora di fare i conti con il nostro passato e di affrontare in modo costruttivo parecchi problemi (il Mezzogiorno, le mafie, la struttura dello Stato, la corruzione e la concussione, ...) che hanno lì le loro radici ma che arrivano fino ad oggi.

Tutte le storie sono fatte di luci e ombre, per usare un eufemismo. Anche quella italiana. La scelta di amplificare le "luci" (e negare le ombre) è stata una scelta politica, prima ancora che storiografica, assai discutibile (e peraltro spesso discussa anche allora) che, a 150 anni di distanza, varrebbe la pena superare.
Altrimenti si rimane nell'ambiguo spazio del detto/non detto che non fa che alimentare approcci antistorici e ferocemente di parte, lasciando spazio ai neoborbonici o ai nostalgici di Pio IX o ai sedicenti padani. O anche a chi, magari in buona fede, non avvezzo alle giuste metodologie di analisi, sia portato a conclusioni infondate ed erronee, spesso foriere di incomprensioni profonde. Da leggere assieme a: Vero e falso: l'uso politico della storia (http://www.librarything.com/work/8153957/book/43490081)
… (altro)
½
 
Segnalato
ddejaco | Nov 16, 2010 |

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