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La prima cosa da dire su Il caso del terrier scozzese è che ho trovato adorabili le attenzioni di Vance nei confronti della povera cagnolina che, suo malgrado, si è ritrovata implicata in questi delitti e in queste indagini – pressoché ignorata da chiunque a parte il buon Vance che tra lo sconcerto generale la ritiene subito un elemento fondamentale per risolvere il caso.

Poi anche questa volta, complice la stanchezza, non sono riuscita a stare dietro alle indagini ed è stato interessante scoprire come e perché sono avvenuti i delitti.

Infine – e questo vale anche per La dea della vendetta – sono contenta di non dovermi ricredere sull’intelligenza di Vance, che ai miei occhi avrebbe perso diversi punti se avesse seguito i vari pregiudizi razziali che sono disseminati nei romanzi – il che immagino sia il massimo ottenibile da romanzi scritti negli anni Trenta del Novecento.
 
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lasiepedimore | 6 altre recensioni | Jan 14, 2024 |
Sapete che c’è? Penso di aver fatto la pace con Philo Vance. Nei primi quattro romanzi della serie la mia opinione ha oscillato tra che palle e va be’, niente di che, mentre La dea della vendetta mi è piaciuto molto e mi sono divertita un sacco a leggerlo.

Poi sarà che l’ho letto in un momento in cui ero stanchissima e faticavo anche solo a tenere gli occhi aperti, ma questa volta non ho capito nulla fino alla fine e quindi mi sono divertita di più a seguire le indagine di Vance.

Infine, ho apprezzato molto il fatto che il delitto si intrecciasse alla mitologia egizia, ha reso la storia molto suggestiva.
 
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lasiepedimore | 14 altre recensioni | Jan 14, 2024 |
Avete presente il meme di Annalise Keating (Le regole del delitto perfetto) che dice, Non deve avere senso, deve solo sembrare un casino? Ecco, riassume perfettamente la mia opinione de L’enigma dell’alfiere.

La trama di questo giallo è una delle più inverosimili che abbia mai letto e sembra intricata solo per cercare di confondere a tal punto lu lettere per distrarlu dal fatto che la storia non ha un senso. Davvero, alla fine il caso viene risolto in maniera molto azzardata e in maniera così poco logico che Philo Vance pare quasi aver tirato a caso e messo una spiegazione che giustificasse il suo averci dato.

E poi troppo lungo. Mamma mia, L’enigma dell’alfiere sembrava non finire più. Philo Vance con me funziona solo al di sotto di un certo numero di pagine!
 
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lasiepedimore | Jan 12, 2024 |
Questo terzo volume dedicato alle investigazioni di Philo Vance per il momento è il mio preferito: si tratta di un vero e proprio thriller che ti tiene incollata alle pagine, con un’atmosfera molto cupa e inquietante. A un certo punto sembrerà quasi che ci sia una presenza nella casa dove vive la famiglia Greene, la personificazione della degenerazione dei rapporti familiari.

Decisamente non il romanzo che consiglierei di leggere in questi giorni di confinamento in casa, dove il nervosismo tra chi deve condividere gli stessi metri quadri accende con più facilità incomprensioni e litigi – o forse sì, se leggere un libro così cupo può aiutarvi a tirar fuori un po’ di sentimenti negativi.
 
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lasiepedimore | 6 altre recensioni | Jan 12, 2024 |
Devo dire che il secondo libro dedicato alle investigazioni di Philo Vance mi è piaciuto più del primo, per almeno due motivi. Il primo riguarda la mia antipatia per Vance, che ne Il caso della canarina assassinata è diventata quasi una simpatia: l’ho percepito meno aristocratico annoiato e più personaggio con sfumature interessanti e questo ha tenuto desto il mio interesse.

In secondo luogo, mentre ne La strana morte del signor Benson Vance sembrava già sapere tutto e giocare a essere irritante nascondendo le sue scoperte, nel caso della morte di Margaret Odell fatica a trovare la soluzione del mistero e deve mettere in campo tutte le sue doti e tutti i suoi stravaganti metodi per smascherare l’assassino.

Per quanto mi riguarda il colpevole a un certo punto diventa palese per essere quello dei sospettati che si comporta in maniera più equivoca e ho risentito comunque delle duecentosettanta pagine: tuttavia, c’erano vari dettagli da definire che mi hanno evitato la noia. Procedo quindi con maggiore entusiasmo verso La fine dei Greene (che suona davvero molto male).
 
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lasiepedimore | 12 altre recensioni | Jan 12, 2024 |
La mia prima impressione di Philo Vance, aristocratico che si dedica a risolvere crimini troppo intricati per la polizia uscito dalla penna di S.S. Van Dine, è stata di antipatia. È uno di quegli uomini che vi fanno alzare gli occhi al cielo così spesso da farvi rischiare di cadere in un fosso.

Del romanzo si salva il fatto che la soluzione è abbastanza intricata da tenere desta l’attenzione, ma questo interesse viene costantemente minato dal fatto che Vance sappia la soluzione, ma impieghi pagine e pagine inutili per farla sapere anche a noi, facendo il prezioso e facendoci venire il latte alle ginocchia.

Spero che i prossimi libri della serie siano più accattivanti perché ho il mammuttazzo della Newton Compton con tutti i romanzi…
 
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lasiepedimore | 15 altre recensioni | Jan 12, 2024 |
Un bel giallo, un classico imperdibile da leggere assolutamente.
Già letto in un lontano passato, ho voluto ascoltarne anche la versione Audible ma la persona scelta per leggerlo proprio non va, è da dimenticare in ogni modo. Una voce piatta e monocorde e la totale assenza di una qualsiasi minima interpretazione riescono a rendere noiosa e soporifera una storia che non lo è affatto.
Cinque stelle al testo, ma se fosse per chi lo legge non ne darei neanche una!
 
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Raffaella10 | 15 altre recensioni | Jan 28, 2023 |
Il giallo è uno dei miei generi preferiti, in particolare quello classico, quindi questo romanzo sulla carta aveva tutti i presupposti per piacermi: sulla carta, appunto.
Eppure sui mistery sono di facile contentatura, non mi aspetto mai capolavori (sono cresciuta con Poirot e Sherlock Holmes, so che sono inarrivabili), ma solo di passare qualche ora piacevole; però ecco, non cerco la perfezione ma nemmeno un romanzo dove niente funziona come si deve: Philo Vance non ha carisma, è solo un insieme di vezzi e saccenza; sugli altri personaggi stendiamo un velo pietoso, sono poco più che comparse senza il minimo approfondimento psicologico; la trama poi non coinvolge, non c'è mai tensione ed anche la risoluzione del mistero è banale [SPOILER] la grande rivelazione dopo 3 giorni di investigazioni e quasi 200 pagine è che l'assassino per uccidere la vittima in fondo ad un lago ha usato un costume da sub: ma che altra spiegazione poteva mai esserci, come fa a non essere la prima cosa a cui tutti pensano? Bah [FINE SPOILER].
Perfino lo stile non va, è inutilmente ridondante e sfocia più volte nel ridicolo.
Ho letto in giro che i primi romanzi della serie sono decisamente più belli e che questo settimo segna l'inizio della "fase calante" dell'autore: stando così le cose potrei riprovare a dare una chance a Philo Vance, ma basandomi su quest'unico libro sono basita dal successo che ha avuto.½
 
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Lilirose_ | 5 altre recensioni | Sep 19, 2018 |
Riprendo in mano dopo un’infinità di tempo un romanzo di Philo Vance dopo la triade Benson-Canarina-Green che, peraltro, nella mia beata ignoranza credevo fossero gli unici ad avere come protagonista il detective dandy creato da S. S. Van Dine (pseudonimo di Willard H. Wright). Invece questo è il settimo volume di una serie di dodici e narra della ricerca del colpevole di due omicidi che avvengono in una lussuosa villa di Manhattan: la dimora è circondata da un vastissimo parco con al centro una piscina nella quale scompare – alla lettera, visto che non se ne trova il corpo - la prima delle vittime. La sparizione avviene al culmine di una festa ad alta gradazione alcolica i cui partecipanti trovavano tutti insopportabile il defunto: questo e un’antica leggenda indiana che narra di un drago che vive nella pozza d’acqua sembrano rendere inestricabile il garbuglio, ma le capacità di analisi di Vance, aiutate da un secondo delitto per molti versi chiarificatore, conducono all’inevitabile scoperta del colpevole. Ambientato nell’altissima società di New York, il romanzo mette in scena una famiglia di antico lignaggio e di attuale decadenza – con tanto di vecchia folle, ruolo ideale per Bette Davis - nella cui sfinita ricchezza sguazza come meglio non si potrebbe il detective con i gusti più raffinati e costosi che ci siano. Vance sprizza soldi e sapere da tutti i pori (però le divagazioni sui draghi e sui pesci tropicali sono davvero troppo lunghe e non si capisce perché, invece di stare ad ascoltarlo, dopo un po’ non lo mandino a stendere) e, malgrado qualche tentativo di umanizzazione da parte dell’autore, non si può certo dire che sia un mostro di simpatia: attorno a lui, però, la trama gialla scorre senza intoppi creando la giusta dose di curiosità nel lettore. Il libro è stato scritto nella prima metà degli anni Trenta e questo sta alla base di un impianto più che mai tradizionale con personaggi da cui si sa esattamente cosa aspettarsi (il sergente burbero, il procuratore pieno di dubbi e così via) raccontati in prima persona dallo scrittore che si immagina amico e segretario del protagonista riportando subito alla mente Watson, seppur con un ruolo assai più marginale: in ogni caso, il racconto procede sicuro e, malgrado il ritmo non si possa definire fulminante, regala alcune ore di piacevole svago a chiunque che abbia voglia di attenersi alle sue regole.
 
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catcarlo | 5 altre recensioni | Jan 8, 2015 |
L'edizione è quella Mondadori dei Classici del Giallo 2007, ma è un'edizione speciale, non in vendita, regalata a chi comprava una camicia di una certa marca: non faccio pubblicità, dato che l'iniziativa è vecchia e camicia (e libro annesso) erano un invenduto a prezzo di saldi. Ma un 6 giugno del 2009, mentre stavo sacrificando qualche ora allo shopping, attività che non mi esalta, una cosa del genere mi ha messo allegria
 
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patri50 | 14 altre recensioni | Aug 1, 2012 |
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