Jean de Meun

Il valore storico e culturale di quest'opera è immenso e non devo certo essere io a dirlo. La prima parte di Guillaume de Lorris in realtà è semplicemente un poemetto allegorico sull'amor cortese: pregevole, ma che sarebbe forse finito nel dimenticatoio senza lo straordinario seguito ad opera di Jean de Meun. Circa sedicimila versi (a fronte dei quattromila della prima parte), in cui l'autore affronta ogni aspetto del sapere umano: dai miti alla morale, dalla religione all'astronomia. In un mare magnum del genere è facile perdersi, e non nego che ogni tanto ho faticato a seguire i vari excursus, che oltre ad essere numerosi sono anche molto prolissi.
Sul valore letterario non posso pronunciarmi invece, dato che ho letto una versione in prosa e tradotta. In questo modo è andata perduta la musicalità dei versi ed ho potuto apprezzare il contenuto ma non la forma, che invece è fondamentale in un poema (pensiamo ad una Divina Commedia tradotta in prosa in un'altra lingua...).
Quest'opera mi ha aiutato a capire meglio la cultura medievale e tutto ciò che può arricchirmi e migliorarmi è sempre benvenuto, quindi non rimpiango di averla letta: non nego però che sia stata un'esperienza a volte molto pesante e mai realmente godibile. Contrariamente a Dante, che emoziona e resta attuale ancora oggi, è un testo che a mio parere non ha più molto da dire ai giorni nostri se non come documento storico.… (altro)