Fai clic su di un'immagine per andare a Google Ricerca Libri.
Sto caricando le informazioni... Caino (2009)di José Saramago
Sto caricando le informazioni...
Iscriviti per consentire a LibraryThing di scoprire se ti piacerà questo libro. Attualmente non vi sono conversazioni su questo libro. Se "Il vangelo secondo Gesù Cristo" era un'anti-vangelo, "Caino" è un'anti-bibbia, o meglio un anti-dio. Il romanzo riprende la notissima storia dal libro della Genesi: dopo la cacciata dall'eden, Adamo ed Eva hanno due figli, Caino e Abele; Dio accetta il sacrificio del secondo ma non quello del primo (...perché?); Caino uccide Abele, e viene marchiato in fronte e condannato a vagare sulla terra. Caino viaggia e si sposta nello spazio, e misteriosamente anche nel tempo, e assiste così a una serie di noti episodi dell'antico testamento (il sacrificio di Isacco, l'adorazione del vitello d'oro, la torre di Babele, le tribolazioni di Giobbe, la distruzione di Sodoma e Gomorra, il "fermati o Sole" di Giosuè, il diluvio universale). Saramago usa questa imbastitura per riscrivere, anzi per pervertire, questi episodi con suprema irriverenza e spietata e spassosa derisione. I bersagli sono la bibbia e Dio (anzi "dio", visto che tutti i nomi propri sono scritti con l'iniziale minuscola): il testo biblico non si può minimamente prendere sul serio, e Dio è vanesio, capriccioso, arbitrario, prepotente, egocentrico, ingiusto, vendicativo, indifferente alla sorte delle sue creature e interessato solo a se stesso. È lo stesso tema del "Vangelo secondo Gesù Cristo", ma questo "Caino", oltre che più breve, è più episodico, manca dell'intensità e della drammaticità di quello e ha invece un tono generale più leggero e giocoso. (Alla fine, Caino riesce a sabotare i piani di Dio e a rendergli così, in qualche modo, la pariglia.) Però mi viene il dubbio che tutta questa spietata derisione contenga anche un pizzico di meschinità, o almeno di superficialità. Forse Saramago prende il racconto biblico troppo alla lettera. Bisognerebbe anche tener conto che l'antico testamento esprime i valori e la visione del mondo di un popolo di oltre duemila anni fa, e forse è un po' troppo sbrigativo condannarlo così, con l'aria di non averci pensato troppo, in base ai valori di un uomo di oggi. Piccolissima divagazione: Saramago prende il testo biblico alla lettera, e lo fa per demolirlo. Ma ancora oggi c'è chi prende il testo biblico (o di altri libri "sacri") alla lettera, e lo fa per metterlo in pratica e farne la guida inflessibile della propria vita (e magari anche di quella degli altri, volenti o nolenti): è la "parola di Dio", e come tale è sacra, assolutamente vera, perfetta, indiscutibile e universale. È la fede, un atteggiamento per cui la mente umana sembra avere una predisposizione naturale, e che quando diventa intensa può rendere ciechi, stupidi, folli, violenti, e come si è visto in innumerevoli esempi nella storia e nella cronaca, produrre orrori e disastri. La fede può spegnere la ragione, la compassione, la prudenza e la temperanza, e altre virtù. Questo è chiaro da tempo, e sembra proprio una tara della specie: non si è mai trovato un rimedio efficace per guarire il male, né tantomeno per prevenirlo. Dopo il Vangelo secondo Gesù Cristo, a mio avviso un capolavoro totale, passo a Caino, un altro splendido viaggio nei meandri della parola di Dio. Questa volta Saramago si occupa del vecchio testamento, va indietro nel tempo, il verbo di Dio è più duro, è quello che ci accomuna agli ebrei, da loro discende la nostra religione, addolcita dai testamenti degli apostoli che hanno diffuso la parola di Gesù. Caino è ancora più duro del vangelo, si vede che siamo in una fase diversa, si parte dai genitori dei due fratellini, Adamo ed Eva, lì da dove tutto ebbe inizio, il peccato originario, maledetto serpente che hai imposto le doglie alle donne ed il sudore all’uomo. E due figli di cui uno uccise l’altro; ma Caino non è quello dei sussidiari, con la figura dell’uomo cattivo che uccide quello buono, no, Caino viene reso alla sua figura di uomo ed accompagnato per mano in un viaggio nelle storie del vecchio testamento, la cacciata dall’Eden, Lilith, donna insaziabile con la quale procrea, Isacco ed il suo sacrificio, la Torre di Babele, Sodoma, il vitello d’oro e l’arca di Noè. Ne esce, chiaramente, un libro di dimensioni epocali, per i contenuti, non certo per le pagine, circa centocinquanta, i cui ritmi sono scanditi dalla densissima prosa di Saramago. Il percorso di Caino è accompagnato dalla condanna di Dio, eccolo qui, un uomo anch’egli, almeno nella visione del grandissimo scrittore portoghese che non gli perdona le sofferenza cui l’uomo è stato condannato nel suo percorso terreno. Occhio per occhio, dente per dente. Chiaramente è un libro da rileggere, e poi rileggere. Ad un certo punto del libro Saramago sta descrivendo delle vicende legate all’arca di noè e a questo proposito cita alcuni animali “che nessuno ha mai potuto vantarsi di aver visto. Ci riferiamo, per esempio, all’unicorno” di cui non si sa se esista la femmina e quindi la continuazione stessa della specie ma forse questo non costituisce un problema, conclude Saramago, perché “in definitiva, (…). Basta già che la mente umana crei e ricrei quello in cui oscuramente crede.” Questa frase riassume la sua idea di religione: una personalissima invenzione dell’uomo che ha creato e ricreato credenze a suo piacimento. I viaggi nel tempo che compie caino passando da un presente all'altro gli fanno capire che "il futuro è già scritto, quello che noi non sappiamo è leggere la sua pagina". (...) "Se mai arriverò a essere padrone di me stesso, se avrà fine questo passare da un tempo all'altro senza che la mia volontà sia chiamata in causa, farò quella che si suole definire una vita normale". La critica alle persone che continuano ad imporre una religione insensata e credono in un dio crudele, presente in tutta l'opera di Saramago, diventa qui tema centrale. E accanto agli orrori commessi in nome di una religione divina spicca con grande contrasto un'umanità tutta terrena. Saramago ha in fondo fiducia nell'essere umano, che ha in sé le potenzialità per compiere il bene. La condizione è che non si lasci oscurare la mente dalle menzogne. Dà forza al lettore il coraggio e la determinazione con cui Saramago - a 87 anni - ha ancora voglia di affrontare un argomento scomodo come questo. Saramago ripercorre con lo sguardo e la consapevolezza del contemporaneo, l'antico testamento e si concentra sulla figura di Caino di cui, se dovessimo seguire i percorsi biblici, dovremmo più o meno essere tutti discendenti (visto che il fratello Abele fu da lui ucciso). Lo sguardo di Saramago, come il suo linguaggio, è perfidamente ironico, teso a evidenziare le assurdità del racconto biblico e la natura malvagia di un dio che inopinatamente predilige uno dei due fratelli e consente il fratricidio, punendo poi il colpevole con l'infida condanna a vagare senza meta e senza poter essere a sua volta ucciso. La rilettura che Saramago dà del racconto biblico è esclusivamente letteraria, non ha nulla a che vedere con interpretazioni teologiche, metafisiche, filosofiche, simboliche, archetipiche dei personaggi. E' un gioco di pura fantasia, teso a dimostrare come l'uomo contemporaneo non possa più accettare che il fondamento dell'umana natura possa ancora ricondursi ad "arbitrarie" creazioni divine. La lettura di questo testo, apparentemente leggera, mi ha aperto innumerevoli interrogativi. La scrittura di Saramago, senza virgole e punteggiatura, con i dialoghi inseriti direttamente nel racconto, è sempre un'avventura piacevolissima.
Que la obra de Caín de José de Saramago, es muy buena y nos da entender la bipolaridad de DIOS que a muchos le causa frustración ya que muchas personas lo pintaban de ser un Dios bueno pero al final de leer lo que les hizo en sodoma y gomorra y que la mayoria de la gente de ese lugar pagara los platos rotos por solo unas cuantas personas es muy injunto y de ahí por que Dios es bipolar, podria hasta decirse que a Dios es quien decide quien puede vivir y quien no pero en eso esta gente buena y que ahi es cunado los meten en un solo saco y el señor es quien mata indiscriminadamente y por lo cual Caín al final de la obra se venga matando a todos los de la arca de Noe y el es al final quien empieza a recrear a la humanidad.
"In this, his last novel, Saramago daringly reimagines the characters and narratives of the Bible through the story of Cain. Condemned to wander forever after he kills Abel, he is whisked around in time and space. He experiences the almost-sacrifice of Isaac by Abraham, the Tower of Babel, the destruction of Sodom and Gomorrah, Joshua at the battle of Jericho, Job's ordeal, and finally Noah's ark and the Flood. And over and over again Cain encounters an unjust, even cruel God. A startling, beautifully written, and powerful book, in all ways a fitting end to Saramago's extraordinary career"-- Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
Discussioni correntiNessunoCopertine popolari
Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)869.3Literature Spanish and Portuguese Portuguese Portuguese fictionClassificazione LCVotoMedia:
Sei tu?Diventa un autore di LibraryThing. |
Ma è forse questo che Saramago vuole mostrarci nella sua dissacrante rilettura degli eventi biblici che costituiscono l’ossatura del romanzo: non è forse vero che nel libro della Genesi 1,26 leggiamo che al sesto giorno Dio disse: “Facciamo l'uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza”? E se è così che supponiamo o crediamo fermamente sia andata, non potrebbe essere allora che qualche difettuccio di cui è malata questa nostra umanità sia stato trasmesso proprio dal Creatore. Tant’è che già qualcosa non funziona sin dal paradiso terrestre di Saramago, nel quale, costola o non costola, tutto ha inizio con un Adamo smarrito, non particolarmente intraprendente, ed una Eva che, invece, la sa lunga sul peccato originale, che poi tanto originale parrebbe non essere visto che pare saper bene come gira il mondo e già ben usa ciò che da Adamo la differenzia, per trarne vantaggio e soddisfazione.
Bene, se queste poche parole che ho utilizzato per introdurre alla lettura di “Caino” vi hanno turbato, irritato, ferito, allora questo libro non fa per voi. Lasciatelo nella vetrina della libreria. Paradossalmente però, per le citazioni storico religiose di questo testo, diventa assai difficile godere appieno della sua lettura se non si possiedono le minime conoscenze, e forse qualcosa di più, della Bibbia e degli eventi che in essa sono descritti. Vi si trovano, infatti, pur con una visione tutt’altro che ortodossa e clericale, gli episodi più significativi della narrazione biblica: la cacciata dall’Eden, le avventure con la divina peccatrice ed insaziabile Lilith, il sacrificio di Isacco, la costruzione della Torre di Babele, la distruzione di Sodoma, i fatti del vitello d’oro, la messa alla prova del povero Giobbe, sino alla perigliosa navigazione dell’arca di Noè e del diluvio universale.
Saramago ci casca ancora, e lo fa a vent’anni di distanza dal suo “Vangelo secondo Gesù Cristo” in cui ci offriva una rielaborazione del Nuovo Testamento che scandalizzò il clero cattolico portoghese e italiano. Lo fa, questa volta, reinterpretando l’Antico Testamento e adottando quale narratore errante in groppa ad somaro, nello spazio e nel tempo degli eventi raccontati il personaggio negativo per antonomasia: Caino. Ma tutto appare sottosopra e il fratricida si trova a rivestire un ruolo talmente umano, nel bene e nel male che lo circondano, che quasi gli si perdona il peccato capitale che lo ha marchiato e che, a tratti, pare una distrazione innanzi ad un dio talmente malvagio, ingiusto, invidioso e forse annoiato che, non sapendo veramente ciò che vuole, se la prende con gli uomini (donne, vecchi e bambini inclusi) incenerendoli, trasformandoli in sale o riempiendoli di piaghe, dispettoso e permaloso quasi come un adolescente arrogante dinanzi ad un formicaio. Un arrogante che lo stesso Caino riprende a più riprese, facendogli addirittura pesare la colpa di esser stato lui, in fondo, per i suoi capricci di supereroe, a mettere zizzania in famiglia, a spingerlo ai uccidere il fratello. Ma non serve a nulla perché “la morte è vietata agli dèi anche se dovrebbero farsi carico di tutti crimini commessi in loro nome o per causa loro”.
Ammetto che, affrontando la lettura nel modo e con lo spirito giusto, ci si diverte un mondo. Soprattutto quando è il viaggiatore Caino a farci notare che le cose potrebbero non essere come per millenni sono state raccontate: non ha eguali la scena in cui Abramo sta per sacrificare il figlio Isacco, con l’angelo che giunge in ritardo e le domande assillanti di un figlio che, scampato alla morte, con inoppugnabile logica infantile instilla nel padre i dubbi sulla sua fede.
Anche se forse l’intento non è tanto di strapparci un sorriso, ma di farci riflettere. Non a caso Saramago, che esaspera in “Caino” il suo stile di scrittura caratterizzato dalla mancanza dei segni di punteggiatura e da periodi quasi da apnea, sceglie qui di non usare mai la maiuscola per i nomi propri. Non solo, nel raccontare egli s’impiccia, si fa riconoscere con virtuosismi da prima persona, spiegazioni su scelte lessicali e di percorso, valutazioni personali. Ed è forse per questo che alimenta il lettore con un ritmo serrato, intenso, con quell’ironia arguta e sottile, con i toni canzonatori e provocanti nei quali è forte la figura di un dio sterminatore, non indulgente, che scommette con il diavolo quasi fosse un vecchio amico (interessante il parallelismo con la scena della barca nel “Vangelo secondo Gesù Cristo”).
Senza svelare l’essenza del racconto con un odioso riassunto dei fatti, mi basta sottolineare che in questo romanzo c’è un Saramago che ci mette in guardia dai dogmi religiosi, dall’integralismo intransigente, da qualunque parte esso provenga. C'è una palese insofferenza all’autoritarismo religioso, una critica alle regole di un ordine in cui al tanto professato libero arbitrio si risponde con una condanna della libertà di essere solo ciò che si vuole essere. C’è la visione di una santa apocalisse in cui interi popoli sono e possono essere sterminati in nome di una fede.
In questo capovolgimento di ruoli, nella presa di coscienza di un Caino che non si fa più scrupoli nel canzonare la divinità suprema, così pure di accreditarlo al ruolo di stragista celeste in nome di un superiorità immeritata, c’è spazio anche per la resa finale. Tra i flutti di un diluvio, progettato ad arte per lo sterminio dell’umanità, tra animali sballottati dai frutti e la promiscua famiglia di Noè destinata al ripopolamento dello zoo umano, Caino interpreta alla perfezione le antiche scritture e porta a compimento la sua azione di disturbo ai piani del creatore, fedele al motto “se uno farà una lesione al suo prossimo, si farà a lui come egli ha fatto all'altro, frattura per frattura, occhio per occhio, dente per dente”.
Pubblicato su: https://www.territoridicarta.com/blog/caino-di-jos%C3%A9-saramago-una-dissacrant...
https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/ ( )