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Sto caricando le informazioni... Who's Afraid of Virginia Woolf?: Revised by the Author (originale 1962; edizione 2006)di Edward Albee (Autore)
Informazioni sull'operaChi ha paura di Virginia Woolf? di Edward Albee (1962)
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Appartiene alle Collane EditorialiÈ contenuto in50 Best Plays of the American Theatre [4-volume set] di Clive Barnes (indirettamente) Ha l'adattamentoHa come guida per lo studentePremi e riconoscimentiElenchi di rilievo
George, a disillusioned academic, and Martha, his caustic wife, have just come home from a faculty party. When a handsome young professor and his mousy wife stop by for a nightcap, an innocent night of fun and games quickly turns dark and dangerous. Long-buried resentment and rage are unleashed as George and Martha turn their rapier-sharp wits against each other, using their guests as pawns in their verbal sparring. By night's end, the secrets of both couples are uncovered and the lies they cling to are exposed. Considered by many to be Albee's masterpiece, "Who's Afraid of Virginia Woolf?" is a "brilliantly original work of art -- an excoriating theatrical experience, surging with shocks of recognition and dramatic fire" ("Newsweek"). Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)812Literature English (North America) American dramaClassificazione LCVotoMedia:
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Tutto è ridotto all'essenziale, l'azione si svolge in un salotto a tarda notte e dura appena qualche ora; solo 4 personaggi in scena, due coppie a cui l'autore neanche prova a dare un'apparenza di normalità, preferisce gettarli subito nella mischia. Mentre l'alcool scorre a fiumi, George e Martha (gli attempati padroni di casa) danno vita ad una spietata battaglia fatta di umiliazioni, offese crudeli e provocazioni sempre più estreme, in una spirale di autodistruzione. Nel loro gioco al massacro trascinano anche la giovane coppia di ospiti, portando alla luce l'ipocrisia e la fragilità della loro relazione.
Il disfacimento di due matrimoni che è anche il disfacimento di una società malata, in cui per sopravvivere bisogna circondarsi di illusioni al rischio però di perdere se stessi. Il finale è incentrato proprio su questo: affrontare la realtà è doloroso ma forse catartico e la commedia si chiude con un nuovo inizio, se positivo o negativo non ci è dato sapere.
Un'opera angosciante, che senza artifici particolari se non la forza distruttiva delle parole è riuscita a coinvolgermi e perfino a stupirmi, benché io di solito non apprezzi il cinismo estremo. ( )