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Il mistero del drago (1934)

di S. S. Van Dine

Serie: Philo Vance (07)

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1436193,168 (3.32)7
A whodunit that "presents a good puzzle, and that, according to Mr. Vance and his tens of thousands of readers, is what murder mystery books are for" (The New York Times). No question, The Dragon Murder Case showcases Our Philo at his most supremely irritating. The book is set at a Manhattan mansion complete with picturesque pool. Into that pool dives Sanford Montague, never to be seen again. Fools rush to blame the supernatural, noting that the "Dragon Pool," is supposedly home to a monster known to the Lenape Indians. Philo's not so sure: He is (of course) an expert on both dragons and the Lenape Indians, with a sort of sideline expertise in pools and fish. It is tempting to agree with Ogden Nash that "Philo Vance needs a kick in the pance": and by the time you reach the end of Dragon, you will almost certainly want to point your boot at his posterior. But you will have had a swell time getting there, and we've got a crisp greenback that says you'll be chuckling too hard to aim. Praise for the Philo Vance series "With his highbrow manner and his parade of encyclopedic learning, Philo Vance is not only a detective; he is a god out of the machine." --The New York Times "The Philo Vance novels were well-crafted puzzlers that captivated readers . . . the works of S.S. Van Dine serve to transport the reader back to a long-gone era of society and style of writing." --Mystery Scene "Outrageous cleverness . . . among the finest fruits of the Golden Age." --Bloody Murder… (altro)
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Biblioteche di personaggi celebriCarl Sandburg
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Il giallo è uno dei miei generi preferiti, in particolare quello classico, quindi questo romanzo sulla carta aveva tutti i presupposti per piacermi: sulla carta, appunto.
Eppure sui mistery sono di facile contentatura, non mi aspetto mai capolavori (sono cresciuta con Poirot e Sherlock Holmes, so che sono inarrivabili), ma solo di passare qualche ora piacevole; però ecco, non cerco la perfezione ma nemmeno un romanzo dove niente funziona come si deve: Philo Vance non ha carisma, è solo un insieme di vezzi e saccenza; sugli altri personaggi stendiamo un velo pietoso, sono poco più che comparse senza il minimo approfondimento psicologico; la trama poi non coinvolge, non c'è mai tensione ed anche la risoluzione del mistero è banale [SPOILER] la grande rivelazione dopo 3 giorni di investigazioni e quasi 200 pagine è che l'assassino per uccidere la vittima in fondo ad un lago ha usato un costume da sub: ma che altra spiegazione poteva mai esserci, come fa a non essere la prima cosa a cui tutti pensano? Bah [FINE SPOILER].
Perfino lo stile non va, è inutilmente ridondante e sfocia più volte nel ridicolo.
Ho letto in giro che i primi romanzi della serie sono decisamente più belli e che questo settimo segna l'inizio della "fase calante" dell'autore: stando così le cose potrei riprovare a dare una chance a Philo Vance, ma basandomi su quest'unico libro sono basita dal successo che ha avuto. ( )
  Lilirose_ | Sep 19, 2018 |
Riprendo in mano dopo un’infinità di tempo un romanzo di Philo Vance dopo la triade Benson-Canarina-Green che, peraltro, nella mia beata ignoranza credevo fossero gli unici ad avere come protagonista il detective dandy creato da S. S. Van Dine (pseudonimo di Willard H. Wright). Invece questo è il settimo volume di una serie di dodici e narra della ricerca del colpevole di due omicidi che avvengono in una lussuosa villa di Manhattan: la dimora è circondata da un vastissimo parco con al centro una piscina nella quale scompare – alla lettera, visto che non se ne trova il corpo - la prima delle vittime. La sparizione avviene al culmine di una festa ad alta gradazione alcolica i cui partecipanti trovavano tutti insopportabile il defunto: questo e un’antica leggenda indiana che narra di un drago che vive nella pozza d’acqua sembrano rendere inestricabile il garbuglio, ma le capacità di analisi di Vance, aiutate da un secondo delitto per molti versi chiarificatore, conducono all’inevitabile scoperta del colpevole. Ambientato nell’altissima società di New York, il romanzo mette in scena una famiglia di antico lignaggio e di attuale decadenza – con tanto di vecchia folle, ruolo ideale per Bette Davis - nella cui sfinita ricchezza sguazza come meglio non si potrebbe il detective con i gusti più raffinati e costosi che ci siano. Vance sprizza soldi e sapere da tutti i pori (però le divagazioni sui draghi e sui pesci tropicali sono davvero troppo lunghe e non si capisce perché, invece di stare ad ascoltarlo, dopo un po’ non lo mandino a stendere) e, malgrado qualche tentativo di umanizzazione da parte dell’autore, non si può certo dire che sia un mostro di simpatia: attorno a lui, però, la trama gialla scorre senza intoppi creando la giusta dose di curiosità nel lettore. Il libro è stato scritto nella prima metà degli anni Trenta e questo sta alla base di un impianto più che mai tradizionale con personaggi da cui si sa esattamente cosa aspettarsi (il sergente burbero, il procuratore pieno di dubbi e così via) raccontati in prima persona dallo scrittore che si immagina amico e segretario del protagonista riportando subito alla mente Watson, seppur con un ruolo assai più marginale: in ogni caso, il racconto procede sicuro e, malgrado il ritmo non si possa definire fulminante, regala alcune ore di piacevole svago a chiunque che abbia voglia di attenersi alle sue regole. ( )
  catcarlo | Jan 8, 2015 |
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Titolo canonico
Titolo originale
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Data della prima edizione
Personaggi
Luoghi significativi
Eventi significativi
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Epigrafe
Dedica
Incipit
Il sinistro e terrificante delitto, conosciuto come il "mistero del Drago" sarà sempre associato nella mia mente col ricordo di una delle più calde estati che mai abbia sopportato a New York.
Citazioni
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Redattore editoriale
Elogi
Lingua originale
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LCC canonico

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A whodunit that "presents a good puzzle, and that, according to Mr. Vance and his tens of thousands of readers, is what murder mystery books are for" (The New York Times). No question, The Dragon Murder Case showcases Our Philo at his most supremely irritating. The book is set at a Manhattan mansion complete with picturesque pool. Into that pool dives Sanford Montague, never to be seen again. Fools rush to blame the supernatural, noting that the "Dragon Pool," is supposedly home to a monster known to the Lenape Indians. Philo's not so sure: He is (of course) an expert on both dragons and the Lenape Indians, with a sort of sideline expertise in pools and fish. It is tempting to agree with Ogden Nash that "Philo Vance needs a kick in the pance": and by the time you reach the end of Dragon, you will almost certainly want to point your boot at his posterior. But you will have had a swell time getting there, and we've got a crisp greenback that says you'll be chuckling too hard to aim. Praise for the Philo Vance series "With his highbrow manner and his parade of encyclopedic learning, Philo Vance is not only a detective; he is a god out of the machine." --The New York Times "The Philo Vance novels were well-crafted puzzlers that captivated readers . . . the works of S.S. Van Dine serve to transport the reader back to a long-gone era of society and style of writing." --Mystery Scene "Outrageous cleverness . . . among the finest fruits of the Golden Age." --Bloody Murder

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