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Se non ora quando? (1982)

di Primo Levi

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In this gripping novel, based on a true story, Primo Levi reveals the extraordinary lives of the Russian, Polish and Jewish partisans trapped behind enemy lines during the Second World War. Wracked by fear, hunger and fierce rivalries, they link up, fall apart, struggle to stay alive and to sabotage the efforts of the all-powerful German army.A compelling tale of action, resistance and epic adventure, it also reveals Levi's characteristic compassion and deep insight into the moral dilemmas of total war. It ranks alongside The Peridoic Tableand If This Is a Manas one of the masterpieces of our times.… (altro)
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Se non ora, quando? è un romanzo scritto da Primo Levi. Dopo la sua pubblicazione nel 1982 ricevette immediatamente un buon riscontro sia da parte del pubblico che dalla critica vincendo nello stesso anno il Premio Campiello e il Premio Viareggio. (fonte: Google Books)
  MemorialeSardoShoah | May 26, 2020 |
Non so perché, ma a questo libro mi sono avvicinato con un po' di scetticismo. Ingiustificato dopo aver letto i due classici: “se questo è un uomo” e “la tregua”: che errore. Le prime pagine, lente, creano un po' di confusione, la nostra lontananza dalla realtà degli ebrei russi, dai progrom, segnano la distanza da un mondo. Un mondo che piano piano, a poco a poco, riemerge, diventa il nostro, vediamo la neve, il freddo, il caldo ed il fango. Compendiamo le emozioni di Gedale e di Mendale, i due protagonisti, che portano avanti per l’Europa una banda di disperati, invisi ai russi ed ai polacchi ed odiati dai tedeschi. Ed attraversano apolidi la Germania, la Polonia e la Russia. Nemici in patria. O meglio nemici senza patria. Un viaggio da eroi, ricco e denso di umanità semplice, piena di amore e restia all’odio. Un canto dell’amore dell’uno nei confronti dell’altro. Anche se è il tuo assassino. Di parte, certo, ma straordinaria la visione dell’Italia e degli italiani; gente anarchica, reattiva alle regole; ma buona gente. E proprio lui ricorda che Mussolini non ha consegnato neanche un ebreo ai tedeschi. Quanti tra i parlamentari di destra e di sinistra oggi lo sanno? Temo pochi. ( )
  grandeghi | Apr 22, 2019 |
Romanzo del XX secolo.
  bibliotecaristofane | Feb 18, 2016 |
Fra dodici mesi compirà trent’anni il primo libro della sua produzione che Levi ha voluto etichettare come romanzo, anche se comunque basato su una storia vera e costruito facendo riferimento a un’ampia documentazione riguardante l’ebraismo dell’Europa Orientale. Il volume racconta la piccola epopea di un gruppo di partigiani appunto ebrei che, originari di Russia e Polonia, percorrono un lungo viaggio – all’inizio spesso a piedi, poi con l’aiuto di qualche mezzo di fortuna – che li porta fino in un’Italia vista come passaggio obbligato verso la Palestina. Ne scaturisce un romanzo corale, in cui spiccano una decina di personaggi principali attorniati da una pletora di altre figure: tutti assieme raccontano le varie facce dell’umanità vista sotto la spietata lente d’ingrandimento di una guerra con cui è impossibile non fare i conti. La figura di Mendel, lo sbandato dell’Armata Rossa che fa da sottile filo conduttore, è perciò quasi un pretesto per indagare le dinamiche che si svolgono sia all’interno del gruppo, sia nel rapporto fra questi e il mondo che lo circonda: nell’incontro con russi, polacchi o tedeschi – siano essi militari o civili – la prima reazione è quella di diffidenza nei confronti di ebrei perlopiù armati. Uno degli altri motivi di queste pagine è infatti il desiderio di raccontare che i figli di Israele non furono solo vittime sacrificali, ma che qualcuno di loro ebbe la forza di difendersi con le proprie forze in un’avventura partigiana resa ancor più difficile da un contesto atavicamente ostile: se ci furono ebrei silenziosi al macello o nascosti nelle catacombe, ce ne furono altri che imbracciarono il fucile. La scrittura densa e armoniosa dell’autore non si limita però alla semplice narrazione dei fatti: la natura è protagonista non secondaria – dalla durezza dell’inverno russo all’afa dell’estate milanese con poche, ma vivificanti aperture primaverili– e l’umorismo yiddish innerva le numerose discussioni che aiutano a far passare le lunghe notti e i periodi di attesa. Tutti questi aspetti contribuiscono a creare un libro affascinante proprio perché non immediato anche se, forse, sono altri i titoli da consigliare al neofita che voglia avvicinarsi alle opere dello scrittore torinese. ( )
  catcarlo | Oct 8, 2014 |
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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Levi, Primoautore primariotutte le edizioniconfermato
De Matteis-Vogels, FridaTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Howe, IrvingIntroduzioneautore secondarioalcune edizioniconfermato
Weaver, WilliamTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
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Titolo originale
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Eventi significativi
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Epigrafe
Dedica
Incipit
Luglio 1943 - Al mio paese, di orologi ce n'erano pochi. Ce n'era uno sul campanile, ma era fermo da non so quanti anni, forse fin dalla rivoluzione: io non l'ho mai visto camminare, e mio padre diceva che neanche lui. Non aveva orologio neppure il campanaro.
Citazioni
Ultime parole
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Redattore editoriale
Elogi
Lingua originale
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In this gripping novel, based on a true story, Primo Levi reveals the extraordinary lives of the Russian, Polish and Jewish partisans trapped behind enemy lines during the Second World War. Wracked by fear, hunger and fierce rivalries, they link up, fall apart, struggle to stay alive and to sabotage the efforts of the all-powerful German army.A compelling tale of action, resistance and epic adventure, it also reveals Levi's characteristic compassion and deep insight into the moral dilemmas of total war. It ranks alongside The Peridoic Tableand If This Is a Manas one of the masterpieces of our times.

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