L'uomo ha il diritto ad essere felice, ma deve esserlo nobilmente e, il che è lo stesso, nell'ambito della Verità e della Via. La nobiltà è quanto corrisponde alla gerarchia reale dei valori: il superiore prevale sull'inferiore, e questo sia nella sfera dei sentimenti che in quella dei pensieri o delle volizioni. E' stato detto che la nobiltà di carattere consiste nel porre l'onore o la dignità morale al di sopra dell'interesse, la qual cosa manifesta alla fin fine che bisogna collocare il reale invisibile al di sopra dell'illusorio visibile, moralmente e intellettualmente. La nobiltà è fatta di distacco e di generosità; senza la nobiltà i doni dell'intelligenza e gli sforzi della volontà non possono bastare per la Via, l'uomo non si riduce infatti a queste due facoltà, possiede anche un'anima capace d'amore e destinata alla felicità, che non può essere attuata - fuorchè del tutto illusoriamente- senza la virtù o la nobiltà. Si potrebbe altresì dire che la Via è costituita di discernimento, di concentrazione e di bontà: di discernimento per l'intelligenza, di concentrazione per la volontà, di bontà per l'anima; la bontà innata dell'anima è a un tempo la sua bellezza, come ogni bellezza sensibile rivela una bontà cosmica soggiacente.