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'A livella

di Antonio de Curtis

Altri autori: Luciano De Crescenzo (Introduzione), Antonio Ghirelli (Introduzione)

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Nato il 15 febbraio 1898 a Napoli, ricorre l'anniversario della nascita di Totò, pseudonimo di Antonio Griffo Focas Flavio Angelo Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi de Curtis di Bisanzio (brevemente Antonio de Curtis; Napoli, 15 febbraio 1898 – Roma, 15 aprile 1967). Fin da giovane, Totò mostrò un talento naturale per l'arte e l'intrattenimento. Iniziò a lavorare come cantante e comico nei teatri di varietà, sviluppando uno stile comico unico e riconoscibile. Divenne noto per il suo uso del dialetto napoletano e per la sua abilità nel creare personaggi eccentrici e irresistibili.

La svolta nella carriera di Totò arrivò negli anni '30, quando iniziò a lavorare nel cinema. Apparve in oltre 100 film, diventando uno degli attori italiani più amati e iconici del suo tempo. Le sue interpretazioni comiche e drammatiche gli valsero il plauso della critica e l'affetto del pubblico. Totò era in grado di mescolare il comico e il tragico con straordinaria maestria, creando personaggi indimenticabili che rimangono nella memoria collettiva ancora oggi.

Alcuni dei film più celebri di Totò includono "Miseria e nobiltà" (1954), "Totò e Cleopatra" (1963), "Totò, Peppino e la malafemmina" (1956), solo per citarne alcuni. La sua collaborazione con registi come Mario Monicelli, Vittorio De Sica e Federico Fellini ha contribuito a consolidare la sua fama e a portare il suo talento al di là dei confini italiani.

Oltre alla sua carriera cinematografica, Totò si distinse anche come cantante e scrittore. Incise diverse canzoni di successo e pubblicò libri in cui raccontava aneddoti e riflessioni sulla sua vita e sulla società.

Nonostante i successi professionali, la vita personale di Totò fu segnata da alti e bassi. Affrontò diverse sfide e tragedie, tra cui problemi finanziari e una serie di tragedie familiari. Tuttavia, nonostante le avversità, mantenne sempre il suo carattere vivace e la sua passione per l'arte.

Totò morì il 15 aprile 1967 a Roma, lasciando dietro di sé un'eredità di risate, emozioni e un'impronta indelebile nel panorama culturale italiano. La sua genialità comica e la sua capacità di toccare le corde del pubblico con la sua poesia e le sue interpretazioni lo rendono ancora oggi uno degli artisti più amati e celebrati in Italia.

La poesia "A' Livella" di Antonio De Curtis, noto come Totò, è un capolavoro intriso di umorismo e profondità. Quest'opera, scritta in dialetto napoletano, ha toccato il cuore di molte persone grazie alla sua abilità di combinare il comico con il drammatico, trasmettendo un messaggio di equità sociale e giustizia. La poesia è considerata una delle composizioni più celebri di Totò. Racconta la storia di due fratelli, Ciccillo e Nennillo, che si trovano di fronte a una situazione ingiusta e disuguale. Ciccillo è un uomo onesto e lavoratore, mentre Nennillo è un individuo furbo e manipolatore. Nonostante il suo comportamento discutibile, Nennillo gode di un successo e di una ricchezza immotivati, mentre Ciccillo è costretto a vivere nella povertà. Questo contrasto mette in evidenza l'ingiustizia presente nella società e la frustrazione di coloro che si trovano dalla parte sbagliata della bilancia.

La parola "livella" nel titolo si riferisce a uno strumento utilizzato per livellare le superfici, ma assume un significato metaforico nel contesto della poesia. Totò usa la livella come un simbolo di equità e giustizia, sottolineando come la società dovrebbe essere livellata, eliminando le disuguaglianze e le ingiustizie. Attraverso il suo stile unico e il dialetto napoletano, Totò riesce a catturare l'attenzione dell'ascoltatore e a toccare le corde del cuore. La sua abilità nel combinare il comico con il drammatico è evidente in diversi passaggi della poesia. Ad esempio, la scena in cui Nennillo muore e si ritrova al cospetto di Dio, che lo condanna all'inferno, ma poi viene "rispedito" sulla terra per continuare a fare il suo gioco di inganni e manipolazioni, è un esempio di come Totò riesca a far ridere e riflettere allo stesso tempo.

Nonostante il tono umoristico, "A' Livella" comunica un messaggio profondo sulla condizione umana e sulla lotta contro le ingiustizie sociali. Totò denuncia la mancanza di equità nella società, sottolineando come spesso i disonesti e i manipolatori si trovino in posizioni di vantaggio rispetto a coloro che sono virtuosi e lavoratori.
"A' Livella" è una poesia che merita di essere apprezzata per la sua abilità nel combinare il comico con il drammatico e nel comunicare un messaggio di giustizia sociale. Totò, attraverso la sua genialità artistica, ci invita a riflettere sulla disuguaglianza presente nella società e a lottare per un mondo più equo. La sua poesia rimane un capolavoro intramontabile, un esempio di come l'arte possa essere un potente strumento per affrontare temi complessi e promuovere il cambiamento.

Totò, nella sua poesia "A' Livella", alterna la lingua italiana e il dialetto napoletano per diversi motivi, che riflettono sia le sue intenzioni artistiche che le sue radici culturali. Questa scelta stilistica non è casuale ma risponde a precise esigenze espressive e a una volontà di comunicare in modo più autentico e diretto con il suo pubblico. L'uso del dialetto napoletano permette a Totò di esprimere in modo più autentico e diretto le emozioni, i sentimenti e le riflessioni legate alla sua terra e alla sua gente. Il dialetto, infatti, è ricco di sfumature e di espressioni che non trovano un corrispettivo esatto nella lingua italiana standard e che consentono di trasmettere con maggiore intensità le peculiarità della cultura e del carattere napoletano.

Il contrasto tra il dialetto napoletano del defunto netturbino e l'italiano aulico e arcaico del defunto marchese serve a evidenziare le differenze sociali e culturali tra i due personaggi. Questa scelta linguistica sottolinea l'ironia e il messaggio di fondo dell'opera: nonostante le differenze in vita, la morte rende tutti uguali, appiattendo ogni distinzione sociale. L'alternanza tra italiano e dialetto riflette anche le radici culturali di Totò e la sua identità di artista napoletano. Attraverso l'uso del dialetto, Totò rende omaggio alla sua città e alla sua cultura, sottolineando il legame indissolubile che lo unisce alla sua terra d'origine. Il dialetto diventa così un mezzo per affermare la propria identità e per rivendicare il valore e la dignità della cultura popolare napoletana

L'uso del dialetto permette a Totò di stabilire una comunicazione più immediata e profonda con il suo pubblico. Il dialetto, infatti, parla direttamente al cuore delle persone, evocando emozioni e ricordi condivisi. In questo modo, Totò riesce a coinvolgere emotivamente i suoi lettori e ad avvicinarli al messaggio universale della poesia, rendendolo accessibile a tutti, indipendentemente dal loro background culturale o sociale. L'alternanza tra la lingua italiana e il dialetto napoletano nella poesia "A' Livella" di Totò è una scelta stilistica che risponde a esigenze espressive precise, riflettendo al contempo le radici culturali dell'autore e il suo desiderio di comunicare in modo autentico e diretto con il suo pubblico. ( )
  AntonioGallo | Feb 14, 2024 |
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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
de Curtis, Antonioautore primariotutte le edizioniconfermato
De Crescenzo, LucianoIntroduzioneautore secondariotutte le edizioniconfermato
Ghirelli, AntonioIntroduzioneautore secondariotutte le edizioniconfermato
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