Due fratelli, violenti e solitari, vivono chiusi nel cerchio di un rapporto esclusivo. Quando scoprono di essere innamorati della stessa donna, non esitano a sbarazzarsi di lei e di un sentimento che li umilia per tornare alla loro vecchia vita di uomini tra uomini. Con questo laconico capolavoro, L’intrusa, si apre la raccolta di racconti (ingannevolmente) «lineari» e «realisti» che un Borges ormai settantenne volle scrivere all’insegna del giovane Kipling.

Dopo aver letto molto Bolaño negli ultimi mesi, autore che molti critici designano come erede naturale di Borges, sentivo il bisogno di approcciarmi a quest'ultimo che, non so bene per quale motivo, avevo sempre istintivamnte rifuggito.
Onestamente ho preso il primo libro che mi è capitato dalla libreria di mio figlio, e mi rendo conto che certamente non è il miglior Borges, e istintivamente posso dire che dal confronto, soprattutto da un punto di vista puramente stilistico, Bolaño esce decisamente vincente, almeno per ora.
Ma alcune storie, soprattutto i "duelli", dove i protagonisti sembrano aver sostanza e vita solo in funzione del rivale e della sfida con esso, sono decisamente belle, geniali. Per cui posso dire che si, mi è piaciuto, pur non avendomi entusiasmato come avrei sperato.
Ma non è un giudizio definitivo il mio perchè comunque la curiosità è stimolata ormai, e quindi sicuramente dovrò leggere altro. Anzi, direi che i consigli sono molto ben accetti! ( )

Non è certo tra le opere migliori di Borges, eppure questa raccolta di racconti, di storie assai brevi ci consente un viaggio significativo nelle periferie di Buenos Aires. Una dimensione dominata dalla violenza, spesso dalla grettezza e dalla brutalità. E' come se il delitto, la prevaricazione, la malvagità fossero meccanismi nascosti e costantemente presenti negli uomini, uomini "automi". ( )

Serie di racconti immediati e di facile lettura. Borges riesce con pochi tocchi a dipingere delle immagini di vita reali. ( )