Tiro fuori questo libro dalla raccolta dei libri di papà e che sorpresa vederlo, come faceva lui, annotato, in blu e in rosso, le parole, i suoi sistemi di memorizzazione, come quando giocava a tombola e mettevi i fagioli in una maniera che solo lui capiva. E proprio alle ultime pagine, mentre lo finivo sulla spiaggia di Ascea, sulla sua spiaggia che ha fatto diventare la nostra spiaggia, complice una bottiglia di vino, mi sono addormentato e l’ho sognato mentre teneva stretti Ettore e mamma. Ma che c’entra questo con la storia di Mussolini. C’entra nel momento stesso in cui accettiamo la storia è fatta della storia degli uomini, anche dalla nostra storia, come diceva quella bella canzone, la storia siamo noi, nessuno si senta escluso. Sono anni che approfondisco la storia del ventennio e di Mussolini e sempre più mi convinco che nulla è più etereo del fascismo stesso. Il ventennio non è caratterizzato dal movimento, poi diventato partito, corsi e ricorsi storici, fascista, ma dal carisma di un uomo che conosceva bene le caratteristiche degli italiani e per questa ragione ne aveva il consenso. Il fascismo è una scatola vuota che veniva riempita di proclami e che veniva portata in braccio dai soliti cialtroni che circondano il potere. Come una scatola vuota è la cultura anti fascista che si basa sul nulla, sull’assassinio di un uomo tradito, deriso ed umiliato. È un libro vecchio, l’edizione italiana ha i miei stessi anni, non c’è alcun intento revisionista, ma una semplice cronaca di fatti abbastanza noti a chi ha letto di questo periodo. Ma è una lettura bella ed interessante soprattutto per chi, come me, cerca di capire questo strano Paese sempre uguale a se stesso, nel male e nel male. ( )