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La pelle (1949)

di Curzio Malaparte

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8192127,041 (3.89)14
"'It is a shameful thing to win a war.' The reliably unorthodox Curzio Malaparte's own service as an Italian liaison officer with the Allies during the invasion of Italy was the basis for this searing and surreal novel, in which the contradictions inherent in any attempt to simultaneously conquer and liberate a people beset the triumphant but ingenuous American forces as they make their way up the peninsula. Malaparte's account begins in occupied Naples, where veterans of the disbanded and humiliated Italian army beg for work, and ceremonial dinners for high Allied officers or important politicians feature the last remaining sea creatures in the city's famous aquarium. He leads the American Fifth Army along the Via Appia Antica into Rome, where the celebrations of a vast, joy-maddened crowd are only temporarily interrupted when one well-wisher slips beneath the tread of a Sherman tank. As the Allied advance continues north to Florence and Milan, the civil war intensifies, provoking in the author equal abhorrence for killing fellow Italians and for the "heroes of tomorrow," those who will come out of hiding to shout "Long live liberty" as soon as the Germans are chased away. Like Celine, another anarchic satirist and disillusioned veteran of two world wars, Malaparte paints his compatriots as in a fun-house mirror that yet speaks the truth, creating terrifying, grotesque, and often darkly comic scenes that will not soon be forgotten. Unlike the French writer however, he does so in the characteristically sophisticated, lush, yet unsentimental prose that was as responsible for his fame as was his surprising political trajectory. The Skin was condemned by the Roman Catholic Church, and placed on the Index Librorum Prohibitorum. "--… (altro)
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Narra dell'occupazione alleata in Italia dal 1943 al 1945.

Nel romanzo, ambientato in massima parte a Napoli, Malaparte pone in contrasto l'innocenza (e ingenuità) dei soldati americani con la disperazione e corruzione degli italiani sconfitti; soprattutto mette in dubbio le facili interpretazioni moralistiche del conflitto.
  kikka62 | Jan 25, 2020 |
“Solo un essere puro può odiare, quel che gli uomini chiamano odio non è che viltà. Tutto ciò che è umano è sporco e vile. L’uomo è una cosa orrenda.”

Potente e visionario. Dovessi descriverlo con due parole sarebbe così che lo definirei. Potente è la cronaca degli avvenimenti: l’occupazione, la liberazione, la guerra civile; visionaria è la scrittura stessa di Curzio Malaparte che non si ferma alla nuda cronaca ma indaga, scava e cerca risposte plausibili ai tanti interrogativi della follia umana.
La scena maggiore viene impegnata da Napoli, dove le truppe americane, presso le quali era in missione come ufficiale di collegamento Curzio Malaparte, devono attendere, dopo lo sbarco, che gli alleati facciano saltare il fronte di Cassino, tenuto ostinatamente dai tedeschi. Una volta aperta la strada, le truppe risaliranno la penisola incalzando le formazioni nemiche fino alla liberazione finale.
Su questo percorso si snoda il racconto, cominciando da Napoli dove Malaparte ha modo di osservare e descrivere il degrado umano dovuto alle miserabili condizioni di vita della popolazione, in quel periodo colpita anche dalla peste; sono descrizioni spesso raccapriccianti quelle che riporta: prostituzione di qualsiasi livello, tratta dei bambini, vendita e commercio di qualsiasi cosa possa servire a sopravvivere in una città allo stremo, è qui in questo scenario che lo scrittore ha modo di esplorare a fondo gli abissi della disperazione umana, descrivendo cose aberranti anche al limite della credibilità. Il resto del percorso lo porta, dopo aver assistito anche all’eruzione del Vesuvio, altra piaga che colpisce Napoli in quel periodo, verso la tappa romana, salendo poi per la sua toscana dove ha modo di assistere alla, poco edificante, resa dei conti post liberazione, da lui riportata, vista anche l’epoca in cui è stato scritto il racconto, con grande coraggio. Fatti salvi gli addii con gli amici americani una volta tornato a Napoli, la storia si chiude con lo squallido spettacolo di piazzale Loreto che desta in Malaparte grande impressione.

Bisogna cercare di andare un po’ oltre, altrimenti rimane difficile da capire sia il libro che lo scrittore, con questo non intendo dire che io sia stato in grado di capirlo fino in fondo né tanto meno di spiegarlo, ma soltanto che questo è ciò che ho creduto di capire io.
Per Malaparte la condizione in cui nasce l’uomo è gia negativa per se stessa, tipo il peccato originale, ma non è alla religione il suo riferimento, il suo riferimento è alla stessa natura umana, imperfetta per definizione, che nelle sue sporche guerre non fa altro che manifestare il delirio e l’orrore che prepara nella pace. Secondo lui non c’è differenza, la natura umana non cambia, e se nella guerra tutto si può giustificare pur di conservare “La pelle” comprese le incredibili nefandezze narrate che vengono perpetrate da tutte le parti in causa, non ci sono buoni e cattivi, se c’è chi vende bambini è perché c’è chi li compra, è nelle altre situazioni che gli uomini danno il peggio della loro esistenza, prevaricando altri uomini, esercitando un potere inseguito con ferocia, alimentando continuamente il loro ego negativo che non potrà fare altro che spazzare la loro anima con un “Vento nero” che non lascia speranze per un possibile futuro di redenzione.
Pessimismo allo stato puro e nessuna fiducia negli uomini, questa è la sentenza di Curzio Malaparte, anche alla luce di quanto visto durante gli anni della guerra.
Una visione negativa ampiamente giustificata per quegli anni particolari, ma che non mi sento di condividere ancora oggi, in quanto, visto come vanno le cose, andrebbe rivista al ribasso.
È un capolavoro, ma si corre il rischio di rimanere intrappolati, il motivo è che la lettura è molto impegnativa e spesso succede, di perdersi nelle mille digressioni e descrizioni che lo scrittore dissemina a piene mani per paradossare il suo pensiero, spezzettando il fluire stesso della storia che, nelle sue intenzioni vuole essere tutt’altro che un’arida cronaca di guerra, ma un preciso atto d’accusa contro qualcosa che difficilmente si potrà mai debellare completamente: l’imbecillità umana… ( )
  barocco | May 31, 2017 |
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Deca noći donose roman Koža, koji je napisan 1949. i uvršten u popis knjiga zabranjenih za rimo-katolike.
aggiunto da Sensei-CRS | modificaknjigainfo.com
 

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Nome dell'autoreRuoloTipo di autoreOpera?Stato
Malaparte, CurzioAutoreautore primariotutte le edizioniconfermato
Ludwig, HellmutTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
Moore, DavidTraduttoreautore secondarioalcune edizioniconfermato
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Titolo canonico
Titolo originale
Titoli alternativi
Data della prima edizione
Personaggi
Luoghi significativi
Eventi significativi
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Epigrafe
Se rispettano i templi e gli Dei dei vinti, i vincitori si salveranno.     Eschilo, Agamennone

Ce qui m'intèresse n'est pas toujours ce qui m'importe.           Paul Valèry
Dedica
All'affettuosa memoria del Colonnello Henry H. Cumming, dell'Università di Virginia, e di tutti i bravi, i buoni, gli onesti soldati americani, miei compagni d'arme dal 1943 al 1945, morti inutilmente per la lbertà dell'Europa.
Incipit
Erano i giorni della "peste" di Napoli. Ogni pomeriggio alle cinque, dopo mezz'ora di punching-ball e una doccia calda nella palestra della P.B.S., Peninsular Base Section, il Colonnello Jack Hamilton ed io scendevamo a piedi verso San Ferdinando, aprendoci il vatcp a gomitate nella folla che, dall'alba all'ora del coprifuoco, si accalcava tumultuando in Via Toledo.
Citazioni
« Che cosa sperate di trovare a Londra, a Parigi, a Vienna? Vi troverete Napoli. È il destino dell'Europa di diventare Napoli. »
Ultime parole
(Click per vedere. Attenzione: può contenere anticipazioni.)
Nota di disambiguazione
Redattore editoriale
Elogi
Lingua originale
DDC/MDS Canonico
LCC canonico

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"'It is a shameful thing to win a war.' The reliably unorthodox Curzio Malaparte's own service as an Italian liaison officer with the Allies during the invasion of Italy was the basis for this searing and surreal novel, in which the contradictions inherent in any attempt to simultaneously conquer and liberate a people beset the triumphant but ingenuous American forces as they make their way up the peninsula. Malaparte's account begins in occupied Naples, where veterans of the disbanded and humiliated Italian army beg for work, and ceremonial dinners for high Allied officers or important politicians feature the last remaining sea creatures in the city's famous aquarium. He leads the American Fifth Army along the Via Appia Antica into Rome, where the celebrations of a vast, joy-maddened crowd are only temporarily interrupted when one well-wisher slips beneath the tread of a Sherman tank. As the Allied advance continues north to Florence and Milan, the civil war intensifies, provoking in the author equal abhorrence for killing fellow Italians and for the "heroes of tomorrow," those who will come out of hiding to shout "Long live liberty" as soon as the Germans are chased away. Like Celine, another anarchic satirist and disillusioned veteran of two world wars, Malaparte paints his compatriots as in a fun-house mirror that yet speaks the truth, creating terrifying, grotesque, and often darkly comic scenes that will not soon be forgotten. Unlike the French writer however, he does so in the characteristically sophisticated, lush, yet unsentimental prose that was as responsible for his fame as was his surprising political trajectory. The Skin was condemned by the Roman Catholic Church, and placed on the Index Librorum Prohibitorum. "--

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