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Sto caricando le informazioni... Il mulino del Po, v. 1: Dio ti salvidi Riccardo Bacchelli
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Quando Lazzaro Scacerni torna nella sua terra recupera i gioielli depositati presso un banco ebraico, e dopo vari tormenti di coscienza li vende ad un ricettatore ferrarese, chiamato il Raguseo. Con il ricavato si fa costruire un mulino fluviale, il San Michele, che viene ormeggiato sulle rive del Po alla Guarda Ferrarese[1].
Tra diverse difficoltà riesce ad avviare la propria attività di mugnaio e sposa la giovane contadina Dosolina. Insieme hanno un figlio, Giuseppe, nato in una notte di tregenda in cui Lazzaro rischia di perdere il mulino per un'eccezionale piena nel corso della quale si rompe malamente una gamba, restando zoppo per il resto della sua vita.
La consapevolezza di essere ora un padre di famiglia fanno prendere a Lazzaro la decisione di dover rompere i legami coi contrabbandieri, cui negli anni, senza mai impegnarsi completamente, aveva sempre offerto appoggio logistico. Poiché si rende conto che l'unico modo di potersi affrancare sta nell'eliminare il capo, quel Raguseo cui si era rivolto per vendere i gioielli maledetti, si reca a Ferrara deciso ad ucciderlo o a morire egli stesso. Viene però preceduto dal Fratognone, ex-braccio destro del Raguseo, da quest'ultimo, però, orribilmente menomato, che lo elimina durante una scossa di terremoto che ha fatto uscire il Raguseo dal palazzo dove stava costantemente rinchiuso.
Durante una nuova piena, nel 1839, lo Scacerni e i suoi aiutanti riescono a salvare il mulino Paneperso, che andava alla deriva e il cui proprietario era morto quando si erano rotti gli ormeggi. A bordo scoprono una giovinetta spaventata, Cecilia, figlia del defunto mugnaio. Lazzaro àncora il Paneperso al San Michele in modo che possano lavorare di conserva, e, in breve, si affeziona a Cecilia, cui la vita di mugnaia piace in modo particolare, trattandola come una figlia, mentre il vero figlio, l'albino Giuseppe, soprannominato "Coniglio mannaro" a causa del suo aspetto deforme e della sua assoluta, maniacale avidità, non ha mai voluto saperne di lavorare al mulino appassionandosi invece alla contabilità ed al commercio di granaglie.
Il primo volume termina nella notte del 18 dicembre 1848, in cui è visibile un'eccezionale aurora boreale, che Lazzaro, il suo aiutante e Cecilia osservano da bordo dei loro mulini, affascinati ma con la convinzione che lo straordinario fenomeno celeste stia ad annunciare che i tempi che stanno per arrivare, saranno particolarmente funesti. ( )