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Il sentimento del mare di Evelina Santangelo
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Il sentimento del mare (edizione 2023)

di Evelina Santangelo (Autore)

UtentiRecensioniPopolaritàMedia votiConversazioni
314,144,730NessunoNessuno
Utente:AntonioGallo
Titolo:Il sentimento del mare
Autori:Evelina Santangelo (Autore)
Info:Einaudi (2023), 160 pages
Collezioni:Mistero, Nature, Parole, Women, Culture, Bibliomania, In lettura
Voto:
Etichette:Nessuno

Informazioni sull'opera

Il sentimento del mare di Evelina Santangelo

Aggiunto di recente dabsmc, AntonioGallo
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Il mare, con la sua vastità infinita e il suo mistero profondo, ha sempre esercitato un fascino irresistibile sugli scrittori di ogni epoca. È un luogo carico di emozioni, simbolismo e significato, che ha ispirato innumerevoli opere letterarie. Il sentimento del mare è stato descritto in modo magistrale da autori di diverse culture e periodi, offrendo una ricchezza di prospettive e interpretazioni.

In molte opere, il mare è rappresentato come uno specchio dell'anima umana, riflettendo le emozioni e i conflitti interiori dei personaggi. È un luogo di introspezione e di confronto con l'infinito, dove i protagonisti si confrontano con la loro fragilità e cercano risposte alle domande esistenziali.

Un esempio classico di questa rappresentazione è presente nel romanzo "Moby Dick" di Herman Melville. Il mare assume la forma di una forza oscura e insondabile, che richiama il capitano Ahab in un'ossessione distruttiva. Il mare diventa un simbolo della lotta tra l'uomo e la natura, tra la ragione e la follia, tra la ricerca di senso e l'inesorabile destino.

Altri autori hanno invece esaltato il mare come fonte di ispirazione, gioia e libertà. Ernest Hemingway, ad esempio, ha descritto il mare come uno spazio di avventura e di sfida nella sua opera "Il vecchio e il mare". Il vecchio pescatore Santiago si immerge nelle profondità dell'oceano per catturare un enorme pesce, combattendo contro la solitudine e gli ostacoli della vita. Il mare diventa un simbolo di coraggio, resilienza e speranza.

La letteratura romantica, in particolare, ha spesso celebrato il mare come un luogo di bellezza e di passione. Lord Byron, con il suo poema "Le Corsaire", dipinge un quadro affascinante di mari tempestosi, di pirati audaci e di amori appassionati. Il mare diventa un'ambientazione romantica e suggestiva, in cui si svolgono avventure epiche e si esplorano i confini dell'amore e della libertà.

Ma il mare non è solo un luogo di conflitti e avventure. È anche una fonte di quiete e serenità, capace di lenire le ferite dell'anima. In molte opere, la sua immensità e la sua bellezza hanno un effetto terapeutico sui personaggi. Virginia Woolf, nella sua opera "Al faro", descrive il mare come un elemento di guarigione e di riconciliazione. I personaggi si ritrovano sulla costa, circondati dall'abbraccio dell'oceano, e trovano una tregua dai tormenti interiori.

In conclusione, il sentimento del mare nella letteratura è un tema ricco e multiforme, capace di evocare una vasta gamma di emozioni e di significati. Dal suo potere distruttivo alla sua bellezza ispiratrice, il mare rappresenta la complessità della vita umana e le sfide che dobbiamo affrontare. È un simbolo di speranza, avventura, libertà e introspezione, che continua a risuonare nell'immaginario letterario, trasmettendo emozioni profonde e universali ai lettori di ogni tempo.

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Non posso ancora esprimere il mio giudizio su questo libro, lo sto leggendo. Ho voluto soltanto anticipare qualche idea che ho sull'argomento. Evelina Santangelo personalizza la sua esperienza in maniera davvero straordinaria ....
  AntonioGallo | Aug 13, 2023 |
Evelina Santangelo. Un testo densissimo che serve a riflettere sulle cose del mondo (tradimento, nostalgia, solitudine, tolleranza, accoglienza) ma anche sul senso del leggere e dello scrivere.

Tracciare un confine tra la propria esperienza privata e un’esperienza che possa ritenersi estendibile ai lettori nella sua qualità rappresentativa, e persino collettiva, è un traguardo che la letteratura si pone, con alterne fortune, da sempre. Chiedersi cioè fino a che punto, quanto ci urge di raccontare come narratori è materiale “privato” o “pubblico”, significa quasi sempre attraversare quella terra desolata che è il discrimine tra l’essere talmente presuntuosi da pensare che la nostra esperienza, in quanto tale, possa assurgere a metafora per un numero cospicuo di lettori; oppure talmente umili da rinunciare sul nascere a dichiararsi rappresentativi di alcunché. Il narratore dunque deve agire per paradosso: essere talmente realista, e lettore, da concepire con chiarezza quante prove sublimi e, riuscite, l’hanno preceduto, ma, allo stesso tempo essere talmente presuntuoso da convincersi che anche la propria specifica variante può avere un senso.

Il sentimento del mare, di Evelina Santangelo, affronta questo tema senza ambiguità, con la caratura di quei narratori, e narratrici, che hanno capito che la soluzione del mistero tra il proprio “privato” e il proprio “pubblico” consiste proprio nella “finzione dello spontaneo”.

Cominciamo dall’inizio. Il sentimento del mare si presenta come resoconto e bilancio di una donna, matura, molto bella, che deve fare una valutazione della sua esistenza: gli errori fatti, quelli non fatti, le sviste, le premonizioni a cui non si è dato ascolto, le intuizioni afferrate e quelle ignorate, le illusioni coltivate, l’amore consumato. Davvero un repertorio comune e, allo stesso tempo, specialissimo. Una specie di dimostrazione in vitro di quanto sia strepitosamente comune, fino alla banalità, l’origine di ogni storia; e quanto, al contrario, possa essere straordinario il modo in cui quella “banalità” si mette nero su bianco. Evelina Santangelo è una scrittrice nel senso aureo del termine. Una di quelle a cui come si racconta una storia interessa almeno quanto la storia stessa che si racconta. Infatti, Il sentimento del mare, che si rappresenta come diario intimo, finisce per diventare una sorta di mappa attraverso la quale stabilire una via di fuga dal proprio tormento e dalla propria crisi. Il titolo dice tutto e rappresenta la prima, vera, soluzione del rebus: quando tutto sembra perduto, quando anche decadono i riferimenti più comuni, ecco che i miracoli, intesi come intuizioni, e anche come connessioni tra reale e immaginario, ci vengono in soccorso. Per una narratrice come Evelina Santangelo il miracolo consiste nell’individuare il luogo della propria consolazione e, di conseguenza, la lingua per raccontarla. Il mare è contemporaneamente lo spazio della narrazione, del conforto e dello stile. Come camminare sull’acqua per vagabondare sulle vicende umane, trovarvi un senso, adattarlo a sé e poi, con una penna sublime, raccontarlo agli altri.

Il sentimento del mare è in tutto un esperimento, riuscitissimo, di questa particolare sostanza intima attraverso cui produrre un senso collettivo. Intanto, perché il mare è la culla di ogni mitologia e quindi il deposito del senso primo che noi sappiamo dare agli avvenimenti e alle narrazioni. Questa donna, che è una scrittrice, che ha deciso di affrontare la sua crisi, si avventura per mare a consumare la sua personale Odissea. Indossa il mito fino alle estreme conseguenze, senza fingere che dai miti si possa uscire incolumi. In questo peregrinare eccola riflettere sulle cose del mondo: sul distacco, sul tradimento, sulla nostalgia, sulla solitudine, sulla superbia e sul ridimensionamento, sulla tolleranza, sull’accoglienza, sul coraggio e la vigliaccheria. Sul maschile e sul femminile. Sui mondi sommersi: metaforici o reali che siano.

È uno straordinario pastiche, Il sentimento del mare, perché si azzarda a declinare il reale come fosse letterario e il letterario come fosse reale. Evelina Santangelo gioca a trasformare in titani e ciclopi capitani e pescatori; a trasformare in naiadi e sirene madri e sorelle; a raccontare le perenni penelopi che da millenni attendono sui moli. E senza fingere che questa intrapresa sia separata dalla propria esperienza di abbandono. Come se Arianna o Medea per consumare il proprio dolore si siano messe allo scrittoio anziché sperimentare una vendetta di carne e sangue. «Anche i cercatori di pietre che ho visto a Stromboli sulla sabbia nera lucente, preziosa, sempre ricominciavano. Cercavano tutti un frammento di quel che aveva lasciato sulla sabbia una qualche eruzione vulcanica, cercavano tutti il loro stesso desiderio materializzato in una pietruzza che era sempre imperfetta. Così raccoglievano, scartavano, raccoglievano e scartavano. Forse cercavano quel che non avrebbero mai trovato nella perfezione immaginaria. Tale mi appariva questa umanità che lentamente camminava a occhi bassi in riva al mare, chinandosi, cercando, riprendendo a camminare, per poi tornare a chinarsi: anch’essa come il mare, appunto, il mare che sempre ricomincia».

Da questa lettura si esce fortificati nella propria fiducia sulla scrittura come generatrice di senso. Come fornitrice di immagini attraverso cui interpretiamo, nella ricerca continua, nell’esplorare spiagge il nostro essere lettori, ma anche il nostro essere scrittori. Raccogliere, selezionare e scartare all’infinito. Tale mi appare il senso di questo delicato e possente libro. Apparentemente breve, perché appena finito viene voglia di ricominciarlo.
aggiunto da AntonioGallo | modificaIl sole 24 ore, Marcello Fois (Aug 13, 2023)
 
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