« Il grande coltello della depressione aveva inciso, imparzialmente, l'intero corpo della popolazione, recidendo vita e speranze dei ricchi come dei poveri. Era stata una esperienza quasi universale ... per la forza elementare del suo shock, era stata qualcosa di simile alle esperienze primordiali della nascita e della morte.» Cosi scrivevano Robert e Helen Lynd nel celebre Middletown in Transition. Ma sono parole che valgono per tutta l'America di quegli anni. L'opera di Roosevelt è innanzitutto la risposta a questa situazione, la ricerca degli strumenti nuovi atti a fronteggiarla.« I sei anni dal 1933 al 1938 -scrive Leuchtenburg -portarono nelle Istituzioni americane uno sconvolgimento maggiore di qualsiasi altro analogo periodo della nostra storia.»
Scopo dell'Autore è stato appunto la ricostruzione di questo sconvolgimento, nelle sue varie fasi , nelle sue incertezze e persino nei suoi mutamenti di rotta, ed infine nei suoi protagonisti.
Primo fra tutti il presidente, figura complessa e affascinante. Di lui ha scritto un suo collaboratore: «In certi momenti sembrava il cavaliere Baiardo, sans peur et sans reproche, e in altri poteva sembrare l'apoteosi di un principe che avesse assorbito e messo in pratica tutti gli insegnamenti di Machiavelli ». E insieme a Roosevelt la pattuglia dei new dealers : da Harry Hopkins, « il tipico rappresentante del New Deal », in cui « la purezza di San Francesco d'Assisi si univa all'astuzia sottile di chi dà informazioni sulle corse dei cavalli », a Tommy Corcoran, che «sapeva con
uguale facilità suonare la fisarmonica leggere Eschilo nell'originale, redigere una splendida legge come il Securities Exchange Act, preparare un discorso presidenziale e orizzontarsi nel labirinto della politica di palazzo». E con loro Henry Morgenthau jr., Adolf Berle jr., Raymond Moley, Henry Wallace, Frances Perkins, David Lilienthal, per ricordare soltanto alcune delle personalità più notevoli. Dopo un trentennio, l'opera riformatrice di Roosevelt è ancora oggetto delle valutazioni più diverse. Per alcuni essa non è che la risposta del « conservatorismo illuminato» alla grande crisi, tendente a salvare, pur con i necessari riassestamenti, l'articolazione classista e i rapporti di potere fondamentali della società americana. All'estremo opposto si colloca il giudizio di chi vede nel New Deal una vera e propria « rivoluzione ». Più vicina a quest'ultimo, la ricostruzione di Leuchtenburg corre tuttavia sempre sul filo di una vigile attenzione critica, che pone nel giusto rilievo sia le radici delle riforme rooseveltiane nella tradizione progressista americana, sia i limiti di un tentativo di cui John Maynard Keynes aveva esattamente individuato il senso scrivendo, in una lettera aperta a Roosevelt: « Lei è divenuto il fiduciario di coloro che, in tutti i paesi, cercano di porre riparo ai mali del nostro stato operando sperimentalmente ... nel quadro dell'ordinamento sociale vigente ... Se lei riesce, metodi nuovi e più audaci saranno saggiati dappertutto, e il giorno del suo avvento alla presidenza potrà segnare il primo capitolo di una nuova èra economica ». Il volume è corredato da una bibliografia ragionata e da un indice analitico. ( )