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Sto caricando le informazioni... La ragazza del secolo scorsodi Rossana Rossanda
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Questo non ©· un libro di storia. © quel che mi rimanda la memoria quando colgo lo sguardo dubbioso di chi mi ©· attorno: perch©♭ sei stata comunista? Perch©♭ dici di esserlo? Che intendi? Senza un partito, senza cariche, accanto a un giornale che non ©· pi©£ tuo? © una illusione cui ti aggrappi, per ostinazione, per ossificazione? La vicenda del comunismo e dei comunisti del Novecento ©· finita cos©Ơ malamente che ©· impossibile non porsi questi interrogativi. Cosa ©· stato essere un comunista in Italia dal 1943? Comunista come membro di un partito, non solo come un momento di coscienza interiore con il quale si pu©ø sempre cavarsela: In questo o in quello non c'entro. Comincio dall'interrogare me. Senza consultare n©♭ libri n©♭ documenti ma non senza dubbi. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)324.245075Social sciences Political Science The political process Political parties Europe Italic PeninsulaClassificazione LCVotoMedia:
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Rossana Rossanda, che all’epoca era una ragazza molto giovane, è una signora appena appena cresciuta, non solo anagraficamente. E racconta con semplicità, humor e benedetta sprezzatura la scelta normale di farsi antifascista, anzi comunista e resistente a causa di “una intolleranza per l’eterodirezione delle esistenze che non ho mai dismesso. Non è una teoria, è una parte di me. Come sopportare che i più tra coloro che nascono non abbiano neanche la possibilità di pensare a chi sono, che faranno di sé, l’avventura umana bruciata in partenza?”
Rossanda racconta ancora, da protagonista, la vicenda politica del dopoguerra, le relazioni tutt’altro che idilliache tra intellettuali e PCI. Ci dice quello che furono per i comunisti italiani i rapporti con Mosca, i fatti d’Ungheria, la Cecoslovacchia. Ci racconta il maggio francese, il ’68 italiano: dall’angolo visuale di chi non condivise le scelte della sinistra tradizionale, anzi si batté senza successo perché da quegli eventi apprendesse una diversa lettura del reale e del proprio progetto politico.
La narrazione si chiude con la nascita del “Manifesto” e la radiazione dal PCI.
Agli anni più recenti, e alla fine veloce di quel partito dedica poche righe trancianti: “…non che immaginassi quanto sarebbe stato facile demolire venti anni dopo quel corpo elefantiaco, sarebbe bastata una pensata di Achille Occhetto”.
A chi si consiglia la lettura: a chi abbia voglia di documentarsi, di ascoltare una vicenda insieme personale e politica di anni molto recenti, ma già avvolti nelle nebbie di un secolo di storia.
A chi si sconsiglia: a chi sia troppo di parte per accettare anche una conversazione molto personale e pacata, ma tuttavia a sua volta schierata. Dalla “parte del torto”, naturalmente.