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Sto caricando le informazioni... L’Italiano (2014)di Shukrī Mabkhoūt
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"In Tunisia at the turn of the 80s and 90s, an era of great tensions and political and social changes, the story of a revolutionary love and dream destined to succumb in the clash with the harsh reality of a country in which repression, malpractice and general degradation crush the ambitions and dreams of the individual. At his father's funeral, to the great consternation of all present, Abdel Nasser beats the imam who is celebrating the funeral rite. The narrator, a childhood friend of the protagonist, retraces the story of Abdel Nasser from his days as a free and rebellious adolescent spirit to the leader of a student movement and then affirmed journalist. Those were crucial years in Tunisia, with great tensions and changes coming up: the growth of Islamism fighting against the strong repression by the government. Against this background full of revolutionary ferments, struggles against Islamists and demonstrations against state power stands the tormented love story between Abdel Nasser and Zeina, a brilliant and beautiful philosophy student who dreams of a career in academia. The dreams of Zeina and Abdel Nasser will unfortunately end up being wrecked under the ruthless gears of a corrupt and male chauvinist society, in which values are only a facade, ending up crushing the individuality, hopes, and aspirations of individuals. Abdel Nasser's transformation from a young idealist with high hopes to a successful, but disillusioned and tired journalist is masterfully narrated in a stream of stories, digressions and flashbacks in which the narrative tension is always high."--Amazon.com. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)892.737Literature Literature of other languages Middle Eastern languages Arabic (Egypt, Lebanon, Palestine, Saudi Arabia, Sudan) Arabic fiction 2000–Classificazione LCVotoMedia:
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Perché Abdel Nasser, “l’Italiano”, classe 1960, è un leader studentesco carismatico, di convincimenti marxisti ma refrattario alla «violenza rivoluzionaria» sostenuta da altri (come il più anziano e tenebroso avvocato). Zeina, da parte sua, vorace e intelligente lettrice fin da bambina, ha una cultura e una personalità non comuni, è «una dei pochi in grado di criticare gli studenti islamisti della Tendenza islamica, con i quali discuteva delle questioni relative al loro campo d’elezione, ovvero l’identità islamica».
Da correttore di bozze, Abdel Nasser diverrà giornalista e, paradossalmente, in un quotidiano filogovernativo, ma senza piegarsi ai compromessi. Zeina scomparirà dalla scena del suo Paese, e in un modo che non ci saremmo aspettati. Ma attorno a loro e tra di loro c’è tutto un universo – familiare, studentesco, sociale, politico – con molti personaggi e anche molti passaggi di sapore esplicativo (sull’evoluzione del Paese), ma che riescono a non essere pedanti, poiché usciti dalla bocca dei protagonisti o da quella dell’io narrante, un anonimo e discreto amico di Zeina come pure dell’Italiano. È la figura che forse finiamo per amare di più. Perché gli eroi del romanzo non sono eroi… a tempo pieno. Il lettore ora vi si affezionerà, ora farà un passo indietro, sconcertato da certe scelte che possono essere viste come contraddittorie.
Ma perché fermarsi al 1990 e non venire all’oggi, alla Rivoluzione dei Gelsomini? L’autore – che è rettore di università nonché direttore della Fiera del Libro di Tunisi e molto altro ancora, e anch’egli attivo, in gioventù, nel movimento studentesco, affine forse più a Zeina che ad “Abdo” – sostiene che per comprendere la “primavera” del 2011 occorre saper guardare indietro, specialmente al periodo in cui "L’Italiano" è ambientato, perché, dice, «la storia della Tunisia ha avuto un’evoluzione a spirale, senza rotture».
Oggi, ripensando al passato, al-Mabkhout sottolinea, nelle interviste che rilascia, l’importanza «filosofica» del corpo (che infatti nel suo romanzo, censurato in alcuni Paesi arabi, emerge con prepotenza). Nel senso che «Bourghiba ha, sì, fatto saltare la struttura sociale arcaica spazzando via il concetto di tribalismo e instaurando quello di famiglia» (il Codice della Famiglia, lo ricordiamo, precedette addirittura l’adozione della Costituzione della Tunisia indipendente), ma poi «nemmeno la sinistra ha capito che la sfida è l’individuo e la libertà individuale» (e tanto meno le forze islamiste). «Si può forse fare la rivoluzione, cambiare la società, con individui che non sono liberi?». E la domanda, secondo l’autore, rimane valida, a dispetto del sostanziale buon esito, anche per la Rivoluzione dei Gelsomini…