Trevi parla nell'introduzione di un dialogo fra questo testo (1981) con La camera chiara di Barthes (1980), dialogo che indubbiamente c'è per via di un rimando a R.B. nella parte finale del libro (e perché Guibert aveva letto e recensito il testo dell'altro). E siamo in effetti in luoghi letterari simili, in cui la fotografia non è affrontata nel suo specifico tecnico o con approfondimento di foto e autori (aspetto deludente per le mie aspettative) ma rispetto all'affettività e alle esperienze personali (soprattutto familiari) e alle pulsioni scopiche. In questo senso è in parte simile a La camera chiara, ma di minore spessore intellettuale (per forza, verrebbe sbrigativamente da dire, anche se di Guibert conosco solo le note biografiche che chiudono questo volume) e un po' fastidioso per la struttura spezzettata che rompe il ritmo e non approfondisce. Non privo comunque di alcune riflessioni generative. ( )