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Sto caricando le informazioni... Il fucile da caccia (1949)di Yasushi Inoue
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Iscriviti per consentire a LibraryThing di scoprire se ti piacerà questo libro. Attualmente non vi sono conversazioni su questo libro. contorta e cerebrale psicologia giapponese con qualche raro meraviglioso lampo di abbandono e sensualità. Ma tornando alle antilopi, tempo fa un giornale riportava che in pieno deserto della Siria era stato trovato un ragazzo nudo che viveva insieme a un branco di antilopi. La sua fotografia era di una bellezza indescrivibile. Le linee fredde del profilo sotto i capelli scompigliati, il fascino di quelle gambe slanciate capaci di correre a cinquanta miglia all’ora! Ancora adesso, se ripenso a lui, sento il mio sangue pulsare. A definirlo basterebbero due aggettivi: intelligente, per il viso, e selvaggio, per il corpo. nessuna recensione | aggiungi una recensione
Appartiene alle Collane EditorialiBibliothek Suhrkamp (137) Elenchi di rilievo
The Hunting Gun follows the consequences of a tragic love affair. Told from the viewpoints of three different women, this is a story of the psychological impact of illicit love. First viewed through the eyes of Shoko, who learns of the affair through reading her mother's diary, then through the eyes of Midori, who had long known about the affair of her husband with Saiko, and finally through the eyes of Saiko herself. This novella is incredibly powerful, with universal resonance and a true modern classic of the 20th century. Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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Google Books — Sto caricando le informazioni... GeneriSistema Decimale Melvil (DDC)895.635Literature Literature of other languages Asian (east and south east) languages Japanese Japanese fiction 1945–2000Classificazione LCVotoMedia:
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La storia parte da una poesia: l’autore ha accettato la richiesta di una rivista di cacciatori, e solo dopo aver visto il suo contributo pubblicato si è reso conto dell’incongruenza. Non gli piacerà, ma forse non la leggeranno nemmeno, e questo è un bene, si era detto. Infine arriva una lettera. Ecco le proteste, meritate, si dice. Invece…
Invece il suo corrispondente gli racconta, con garbata eleganza, di essersi riconosciuto nella sua descrizione, non solo fisica, ma soprattutto psicologica.
“Posso dire di aver finalmente compreso lo straordinario potere intuitivo di quella speciale creatura che è un poeta”. E ben si intende che, come gli dirà poco dopo, di poesia fino a quel punto non aveva creduto di occuparsi.
Gli annuncia poi di avergli inviato tre lettere, quelle che avevano determinato lo stato d’animo che il poeta ha così bene rappresentato. Gli chiede di leggerle, se crede, e poi distruggerle. Di questa richiesta dice il motivo con disarmante sincerità: “l’uomo è una stupida creatura, che dopotutto aspira ad essere conosciuto da qualcuno”.
E in effetti le tre lettere, di tre donne che quasi in concomitanza gli hanno scritto in un momento cruciale della sua e della loro esistenza, rendono giustizia dell’impressione poetica per cui l’autore, vedendo quell’uomo salire un sentiero di montagna, lo aveva immaginato invece percorrere “il bianco alveo di un fiume”.
Questo breve riepilogo non dà, e non vuol dare, il fascino profondo di un libro bellissimo. Nulla della semplicità di un prosa nitida ed elegante, poetica senza compiacimenti, che è anche uno squarcio significativo di un mondo, quello giapponese, di cui sappiamo molto poco.
Nulla del processo misterioso per cui tutto si spiega, benché molto poco sia detto, nel confluire delle parti di verità di cui ogni corrispondente è portatore.
Nulla infine della sensazione di bellezza e compiutezza formale che dà la lettura delle varie voci che si alternano nelle quattro lettere e nella cornice narrativa che le include.
Questo romanzo lo ritengo uno dei migliori mai letti, un’esperienza da non perdere, assolutamente.