Colin Thubron esplora la Cina pochi anni dopo la morte di Mao Zedong. Le macerie sanguinanti della rivoluzione culturale sono ancora fumanti, e la Cina si muove ancora in un limbo tra la paura del passato e la speranza per il futuro. Il ragazzo che ferma il carro armato a piazza Tienament è ancora un bambino; ed il modello capitalista che garantirà negli anni a seguire uno sviluppo del Pil a due cifre è ancora in incubazione; l’immensa Cina che Thubron racconta è povera, la nutrizione un problema, mancano le infrastrutture, l’unico sintomo del moderno è l’inquinamento: ma il fascino di una grande cultura millenaria permea le pagine, edulcora gli odori di treni pieni all’inverosimile, rende accettabili le file cinesi, gli sputi per terra. Il viaggio di Thubron è lungo, impegnativo, parte da Pechino, arriva alla muraglia e da lì fino a Nanchino e poi Shangai, per scendere poi verso il sud, Xiamen, Canton, l’Hunan e poi verso ovest, il confine con il Vietnam e poi di nuovo verso il nord, Xian il Sichuan, fino ad arrivare a Lanzhou, per chiudersi sulla vastità del deserto del Gobi. Un bel diario di viaggio che aiuta a decifrare la cultura di un popolo enigmatico, complesso, impossibile da comprendere se non si riesce ad andare oltre alle apparenze. ( )