Non male davvero. Direi che questo commissario a Napoli (ambientazione un po’ Serao un po’ Mastriani, ok, ma non è in sé un difetto) val la pena. Son stata sgridata perché non comincio dal primo, ma dall’ultimo della serie. C’è un perché, e non perdiamoci tempo. Ma di fatto, il romanzo è autonomo, e questo già la dice lunga sulla qualità. Ci si potrebbe perfino tornare su, una volta letti i primi; perché viene voglia di leggerli, e questo è un dato preciso. La narrazione mantiene un buon equilibrio tra la vicenda privata (per me meno cogente che per gli affezionati, ma questo aiuta a tenere le cose in prospettiva), l’ambientazione storica, convincente, e il singolo delitto che è la ragione del singolo romanzo. Un delitto atroce come è atroce la Napoli non da cartolina che De Giovanni mette in scena per noi. E questo è un valore aggiunto: la città non era solo quella, è oggi anche, ma non solo, quella: a chi me la racconta in questa luce non posso che riconoscere coraggio, realismo, e – nel singolo caso – anche una buona voce da incontrare ancora.

bellissima storia. un'indagine che non è un'indagine, più un bisogno interno del protagonista, da sempre dilaniato tra l'orrore e lo stupore che il suo dono gli provocano, una necessità di capire come mai, in questo caso che pur tanto lo coinvolge e lo impietosisce, il Fatto sembra non guidarlo, sembra latitare, nascondersi e lasciarlo procedere come un "semplice" investigatore.
un cammino in solitario e in privato per il commissario Ricciardi, tra pagine di una bellezza unica (come le prime pagine del capitolo XLIX)
SPOILER
però... però... la parola "FINE" per me andava a pag. 389
quel che leggo dopo mi puzza un po' di editorial-commerciale. e non mi piace. vero è che siamo solo nel 1931 e che prima che scoppi la seconda guerra mondiale ci son almeno 10 anni di cronaca da raccontare. ma allungare così il brodo mi delude non poco