Non avrei mai detto che Cassandra potesse colpirmi forte come aveva fatto Medea: Voci della stessa autrice: non mi sembrava un mito capace di coinvolgermi come quello della maga della Colchide. Un pregiudizio che mi ha fatto ritardare la lettura di Cassandra di anni, finendo però per farmelo leggere proprio nel momento migliore.

Tramite Cassandra, infatti, Wolf ci racconta il momento nel quale si afferma definitivamente la società patriarcale, il cui esponente più rappresentativo diventa Achille la bestia, che mi ha fatto venire i brividi tanto il suo personaggio riesce a incarnare tutto l’orrore che la mascolinità tossica porta con sé.

E a costui [Achille] lui, il veggente Calcante, ha poi dovuto cedere sua figlia. Forse si è voluto convincere che solo il più brutale avrebbe potuto proteggere una donna in mezzo ai bruti. Rividi Briseide, quando fummo spinti attraverso il campo dei greci dopo la caduta di Troia. Credevo di aver già visto tutto l’orrore che può vedere un essere umano. So quel che dico: il viso di Briseide superò ogni cosa.

Cassandra sa che il disastro sta arrivando: lo vede nell’estromissione delle donne dal potere decisionale, lo vede nella violenza della guerra, lo vede nella cecità con la quale si persegue l’annientamento dell’altro, lo vede nel potere gerarchico maschile difeso a ogni costo. C’è un modo per evitarlo? Difficilmente. Bisognerebbe imparare ad ascoltare le donne e a dare spazio e importanza al loro punto di vista, oltre a costruire un ideale maschile diverso. Tra uccidere e morire c’è una terza via: vivere.

Wolf mi ha sorpreso tantissimo per la sua capacità di parlare alla me di oggi, alle prese con questa rinnovata fascinazione collettiva per gli uomini forti. È uno di quei libri che secondo me ogni persona, ma soprattutto ogni donna, dovrebbe leggere almeno una volta nella vita, perciò concludo con due consigli per godervelo al meglio.

Il primo riguarda la storia narrata: Wolf non perde tempo in dettagli e ci catapulta immediatamente nella storia, sparando nomi ed eventi a raffica che, soprattutto nelle prime pagine, possono confondere. Vi consiglio quindi un ripasso veloce del mito per non farvi trovare impreparatə.

L’altro consiglio vuole mettervi in guardia sulla struttura del romanzo, che segue il flusso di coscienza di Cassandra e quindi ha molti sbalzi temporali che richiedono tutta la vostra attenzione per essere seguiti. Non mettetevi a leggere Cassandra con distrazione... ( )

eh, povera Cassandra. vittima degli usi di un'epoca. scopriamo che nemmeno gli antichi credevano in realtà agli dèi, che preordinavano gli oracoli e che i mortali figli dei dèi erano dei semplici figli di nn. la bella Elena non esisteva, o cmq non è arrivata fino a Troia.questo libro SI DOVEVA assolutamente leggerlo, in quegli anni, nella mia cerchia...all'inizio non mi piaceva, facevo fatica, poi si è come "sciolto"

Il libro ci presente un lungo fluido monologo con cui Cassandra opera la rievocazione della propria vicenda. Un flusso continuo di sentimenti emergono nella memoria, dal presente al passato e ancora al presente, a poche ore dalla morte Cassandra è stata condannata a morte La riflessione sulla femminilità e suoi ruoli di donne e uomini, su patriarcato e matriarcato consente alla Wolf di creare un personaggio straordinario, complesso, estremamente moderno. Condannata al dono della predizione, Cassandra annunica l’arrivo della guerra e della distruzione con dolorosa razionalità, ma oltre al destino di morte ella riflette sugli intrecci e le necessità del potere politico, del potere economico e di quello religioso, sul gioco crudele dell'odio e dei conflitti bellici operati dagli uomini, dai "maschi". Pubblicato in Germania nel 1983, edito in Italia a partire dal 1987 Cassandra è un libro intenso e complesso, ma sostenuto da un linguaggio puro, forte che lo rende assolutamente agile alla lettura. Definirei Cassandra un classico, un'opera da leggere assolutamente. ( )

Un capolavoro. Il flusso dei ricordi di Cassandra scorre ininterrotto e avvincente dalla prima all'ultima pagina. La resa del monologo interiore è impeccabile, la narrazione non ristagna mai, ai tempi dilatati della memoria si alternano quelli sincopati e tesi del pensiero, al ricordo di Troia lontana e perduta, viva solo nel cuore, si alterna il presente a Micene, l'attesa non più sgradita della morte e della pace.

Frau Wolf è una scrittrice di razza, dotata di visione e di maestria; e non a caso, proprio su "Kassandra" tenne un ciclo di quattro lezioni sulla genesi dell'opera, una rivisitazione della guerra di Troia che diviene ogni guerra, sul declino della donna e del senso pieno della femminilità travolto dall'invasione dei Greci patriarcali, sul potere e sulle sue menzogne, sulla repulsione che il potere ha per la verità e per chi, come la veggente figlia di Priamo, non può fare a meno di dirla.

"Ascolta. Io credo che non conosciamo la nostra natura. Che non so tutto. Forse in futuro ci saranno esseri umani che sapranno trasformare la loro vittoria in vita".

E chissà che il Palazzo e le mura di Troia non alludano anche ad altri Palazzi e a un altro Muro; che la percezione del tramonto imminente di Troia non alluda al declino di quella metà orientale della Germania che Christa Wolf non smise mai, nonostante tutto, di amare e di difendere, e non tanto dal nemico esterno quanto da chi, all'interno, di quel nemico aveva vitale bisogno per mantenere la propria posizione.

"Finché capii: in Elena, che avevamo inventato, noi difendevamo tutto ciò che non avevamo più. Che però, quanto più si dileguava, tanto più dovevamo dichiarare consistente. Così che da parole, gesti, cerimonie e silenzi sorgeva un'altra Troia, una città di spettri, in cui dovevamo sentirci a nostro agio e stare bene. Ero l'unica a vedere ciò?" ( )

Uno dei più bei libri sulla condizione umana che abbia mai letto. Il monologo di una creatura di fronte alla ineluttabilità del destino costruito ed insieme subito dalla parte animale del genere umano. Un linguaggio ed un modo di scrivere sembra che sia l'anima stessa, in prima persona, a parlare. Non è un libro di racconti mitologici ma l'epilogo dell'Iliade narrato da una grande scrittrice tragica, con una capacità di immedesimazione che forse solo una donna con la sua storia poteva raggiungere. ( )