Quim Monzó

Nelle storie di Quim Monzó è rappresentato il migliore dei mondi. Persone che godono di ottima salute, con un bel lavoro, un capo condiscendente, una moglie affascinante, amanti occasionali sempre bendisposte, figli modello, conto in banca. No. Non godono di buona salute. Ci sono famiglie intere sterminate dal cancro. Troppo tragico? Sì è vero, a volte passano anche molti mesi senza che nessuno si ammali di cancro. Ma forse sono solo persone che preferiscono assecondare una confortante fantasia piuttosto che arrendersi all'evidenza, perché era chiarissimo che il figlio fosse morto e non semplicemente ubriaco fradicio, anche se tutti si ostinavano a far finta di niente. No. Non succede niente di tutto ciò. Cioè: sì, è vero che almeno un paio di figli dei suoi racconti muoiono, ma non tutti i suoi racconti sono così tragici. Ce n'è persino uno, in cui la qualità della vita descritta supera di gran lunga quella degli eletti del "mulino bianco", che quasi quasi hai vagamente il sospetto che stia prendendo per il culo. E uno dei personaggi è un poeta candidato al Nobel per la letteratura, che si innamora di una donna, anzi no Amargós si è sbagliato nel considerarla una donna speciale. E' volgare e non merita neppure uno dei minuti che perde pensando a lei. Il discorso che questo poeta prepara in vista dell'eventuale assegnazione del premio è incredibile, surreale, lunghissimo e bellissimo.

Ho trovato questo libro, per caso, in biblioteca, poi l'ho cercato invano in libreria e alla fine ne ho ordinati quattro di questo autore su internet. Così, per dire del gradimento.… (altro)