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Leon Uris (1924–2003)

Autore di Exodus

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Sull'Autore

Writer Leon Uris was born in Baltimore on August 3, 1924. He dropped out of school to join the Marines during World War II, but later returned to attend Baltimore City College. His first novel, Battle Cry (1953), was based on his time as a marine. He followed it with a series of New York Times mostra altro bestsellers, including The Angry Hills, Exodus, Topaz, and Trinity. QB VII was adapted into a TV mini-series starring Ben Gazzara and Anthony Hopkins. Uris has also written non-fiction (including Ireland: A Terrible Beauty and Jerusalem: Song of Songs) and screenplays (Battle Cry and Gunfight at the O. K. Corral). He has won the John F. Kennedy Memorial Award from the Irish-American Society and the Scopus Award from the Hebrew University in Jerusalem. (Bowker Author Biography) mostra meno
Fonte dell'immagine: Leon Uris

Serie

Opere di Leon Uris

Exodus (1958) 4,209 copie
Trinity (1976) 3,048 copie
Mila 18 (1961) 1,883 copie
QB VII (1970) 1,752 copie
The Haj (1984) 1,637 copie
Topaz (1963) 882 copie
Grido di battaglia (1953) 880 copie
Redemption (1995) 865 copie
Mitla Pass (1988) 777 copie
A God in Ruins (1999) 597 copie
The Angry Hills (1955) 434 copie
O'Hara's Choice (2003) 414 copie
Exodus [1960 film] (1960) — Writer — 113 copie
Exodus Revisited (1960) 101 copie
Strike Zone (1967) 80 copie
Gunfight at the O.K. Corral [1957 film] (1957) — Screenwriter — 55 copie
Exodus; Mila 18; QB VII (1984) 33 copie
Exodus, vol. 2 (1958) 19 copie
QB VII [1974 TV mini series] (1993) — Original book — 17 copie
Exodus, vol 1. (1971) 16 copie
Trinity, Part 1 of 2 (1976) 14 copie
Battle Cry [1955 film] (1955) — Original novel/Screenwriter — 12 copie
The Haj, Part 1 of 2 (1984) 7 copie
Mila 18: Volume Two (1979) 6 copie
Trinity, Part 2 of 2 (1976) 6 copie
QB VII + Topaz (1979) 5 copie
The Haj, Part 2 of 2 (1984) 5 copie
Redemption Part 1 of 2 (1995) 4 copie
Mila 18: Volume One (1979) 3 copie
Redemption Part 2 of 2 (1995) 3 copie
Topaz / Armageddon (1988) 2 copie
Trinity / The Haj (1984) 1 copia
Armaghedon (2001) 1 copia
Armageddon, Part 1 (1974) 1 copia
The Hope 1 copia

Opere correlate

Great Spy Stories From Fiction (1969) — Collaboratore, alcune edizioni77 copie
Topaz [1969 film] (1969) — Original novel — 70 copie
American Men at Arms (1964) — Collaboratore — 10 copie
The Angry Hills [1959 film] (1959) — Original novel — 3 copie

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Informazioni generali

Nome canonico
Uris, Leon
Nome legale
Uris, Leon Marcus
Data di nascita
1924-08-03
Data di morte
2003-06-21
Luogo di sepoltura
Quantico National Cemetery, Quantico, Virginia USA
Sesso
male
Nazionalità
Amerika
Luogo di nascita
Baltimore, Maryland, Amerika
Luogo di morte
Long Island, New York, Amerika
Causa della morte
kidney failure
Luogo di residenza
Baltimore, Amerika
Long Island, New York, Amerika
Attività lavorative
writer
journalist
Relazioni
Uris, Jill
Organizzazioni
US Marine Corps(WWII)
Premi e riconoscimenti
Harry and Ethel Daroff Award(1959)
National Institute of Arts and Letters Grant(1959)
California Literature Silver Medal Award( [1962])
California Literature Gold Medal Award(1965 ∙ for Armageddon)
Irish/American Society of New York John F. Kennedy Medal(1977)
Eire Society of Boston Gold Medal(1978) (mostra tutto 10)
State of Israel Jobotinsky medal(1980)
Concord Academy Hall fellowship(with wife ∙ Jill Uris ∙ 1980)
Hebrew University of Jerusalem Scopus award(1981)
Honorary doctorates: University of Colorado, 1976; Santa Clara University, 1977; Wittenberg University, 1980; Lincoln College, 1985[1976, 1977, 1980, 1985]
Breve biografia
Leon Uris was a best-selling novelist known especially for doing deep research into his topics. He was a high school dropout who enlisted in the U.S. Marines at age 17 during World War II, serving in the South Pacific. His writing career began with short stories, and he published his first novel in 1953. Although not well appreciated by literary critics, his works were popular successes and introduced readers to many important social causes and historical events such as the Warsaw Ghetto uprising.

Utenti

Discussioni

_Exodus_ by Leon Uris - a Group Read in May in 75 Books Challenge for 2013 (Giugno 2013)

Recensioni

Scrittore prolifico di romanzi di successo pregni dell'interpretazione sionista della storia ebraica moderna, Leon Uris (1924 - 2003) nel 1958, anno di pubblicazione di “Exodus” (Mondadori, 1961), era già stato un corrispondente della guerra in Medioriente tra arabi ed israeliani. L’enciclopedico lavoro di questo autore (quasi 750 pagine nella prima edizione Oscar Mondadori raccolte in due volumi indivisibili) ha catturato attenzione ed immaginazione di migliaia di lettori, tanto da essere diventato un best seller mondiale, secondo solo a “Via col vento” e tradotto sin da subito in oltre 60 lingue. Il regista Otto Preminger nel 1960 ne trasse persino un film in cui Paul Newman recitava la parte di Ari Ben Canaan, uno dei protagonisti principali, ispirato, si mormora alla vita ed alla storia di Yitzhak Rabin.

Senza entrare nel merito del “da che parte sta la storia”, fermo il postulato che in questa ormai perpetua lotta tra palestinesi e israeliani il bene ed il male non stanno per intero da nessuna delle due parti, credo che questo sia un buon libro, offra più spunti di riflessione e che vada quindi letto. Con le dovute pause s’intende, data la sua mole. Sfogliato e consumato indipendentemente da come ci si è schierati nella contrapposizione tra le ragioni delle due parti in causa, perché esso nasconde tra le sue pieghe qualche risposta alle domande che inevitabilmente ci si pone leggendo narrazioni quali “Ogni mattina a Jenin” di Susan Abulhawa (2011 Feltrinelli) oppure “Fuga dall’inferno. Una storia palestinese” di Mischa Hiller (Newton, 2010).

La scrittura, nonostante la densità di parole, di persone, eventi, scivola abbastanza fluida. Chi non è riuscito ad andare oltre le prime pagine, evidentemente non ha capito sin dalla scelta sullo scaffale, di cosa questo libro parlasse. Uris sceglie, infatti, un episodio che si colloca, nella storia di Israele, potremmo dire in un’epoca di mezzo, quella dell’immediato secondo dopoguerra, quella che per molti è l’inizio di tutto, ma che di fatto, e sarà questo libro a rivelarlo, è tutt’altro che il principio. Exodus (in memoria dell’esodo biblico) è il nome di una nave, una “carretta del mare” che, nel 1947, alla vigilia della nascita dello Stato di Israele, è riattata per far “evadere” dai campi di internamento di Cipro (in cui gli inglesi rinchiudevano gli ebrei per non farli approdare nel loro bel Protettorato di Palestina) un gruppo di bambini ebrei verso la “Terra Promessa”. La partenza della nave è ostacolata dagli Inglesi, ma essa riuscirà comunque a salpare, grazie al coraggio di alcuni personaggi, primo tra i quali Ari Ben Canaan, personalità su cui fa perno l’intero romanzo.

Uris fa bene il suo mestiere e non cade nel tranello della redazione accademica di un saggio storico, ma affida la sua idea della saga popolare e nazionalista ad uno stile che tanto ci riporta ai libri di Dominique Lapierre e Larry Collins, navigati giornalisti d’inchiesta noti al grande pubblico per libri quali “Gerusalemme! Gerusalemme!” (Mondadori, 1972) o “Parigi brucia”. La vicenda dell’Exodus trae ispirazione da eventi realmente accaduti, ma quei fatti l’autore li usa soprattutto per costruire l’intera epica della storia d'Israele. Il viaggio della nave verso la Palestina dunque, diventa il pretesto sul quale Uris tesse il suo racconto. Una storia che si dirama in infinite direzioni seguendo le vite, le sofferenze, le gioie, le aspirazioni dei personaggi che animano la vicenda Exodus, Uomini e donne le cui vite romanzate, ispirate certamente ad esperienze reali, attraversano complesse saghe familiari e tracciano quel percorso che inizia con i feroci pogrom nella cosiddetta "zona di residenza" ebraica in Russia, nel quarantennio compreso tra il 1881 e il 1921, e quelli che infiammarono l’atmosfera polacca e dell’est europeo. Persecuzioni che diedero vita alla prima ondata di emigrazione degli ebrei verso la Palestina, un “ritorno” iniziato dunque assai prima dell’Olocausto nazista.

Leon Uris amalgama gli ingredienti base della saggistica divulgativa con l’esposizione dei fatti politici e storici utilizzando gli stereotipi della grande commedia con cui veste i suoi personaggi di emotiva drammaticità o di esaltazione patriottica. Lo fa attraverso dialoghi semplici che arrivano in modo diretto al lettore. Scivola, con disinvoltura, sulla linea del tempo. Passa dalla Francia di fine ‘800, citando Alfred Dreyfus e con lui Thedor Herzl, alla nascita del sionismo. Ci parla del Fondo Nazionale Ebraico che acquistava terreni in Palestina e poi cambia scenario con la storia familiare dei fratelli Rabinsky, pionieri della colonizzazione, giunti a piedi come Mosè nella terra dei padri. Racconta dei patimenti dei campi di concentramento, dello sterminio di massa, delle menti sconvolte dei sopravvissuti, ma anche della dichiarazione Balfour e del tradimento continuo, costante, perseverante dell’Inghilterra. Ma, intendiamoci bene, non lo fa attraverso una narrativa astratta trasfusa di ricostruzioni storiche. Egli punta più all’intimismo esperienziale dei personaggi che animano il libro per coinvolgere chi legge. Così riesce a stimolare, avvincere e commuovere in modo sorprendente.

E in questa commozione che Leon Uris astutamente cerca di farci intravvedere il limes tra buoni e cattivi. Salvo qualche sporadico episodio di “arabi buoni” (spazzati però via poi dagli eventi che si susseguono) ce ne sono pochi, anzi pochissimi. Gli arabi di “Exodus” sono in maggioranza inaffidabili, doppiogiochisti, truffaldini, codardi, maldicenti, pigri, assassini, ladri e stupratori. Oppressori degli ebrei già più volte oppressi. Uris ci mostra il ghetto di Varsavia, il ponte aereo di Berlino, la campagna del Sinai, massacri e scorribande musulmane, la causa sionista, offrendocene quasi (benché il libro sia stato pubblicato nel 1958) il ritratto di un’identità ebraica moderna in cui però il lettore informato faticherà a scorgere, soprattutto nella seconda parte del romanzo, il pio ebreo non violento che sa accettare il destino che Dio ha scelto per lui. C’è una dicotomia opprimente tra l’ebreo perseguitato da secoli e l’israeliano che rivendica il diritto d’esistere come tale e non a caso ho utilizzato i due termini.

In tutto ciò, tra le righe, ho colto una risposta ad un quesito che nell’odierna geopolitica del Medio Oriente più volte mi sono posto. Come è possibile che chi è stato oggetto di una persecuzione tanto disumana da dover coniare un termine per descriverla, possa a posteriori adottare un comportamento altrettanto persecutorio nei confronti di un altro popolo? Quanto “Exodus” racconta potrebbe offrire già a metà del libro una risposta: l’esasperazione, la sofferenza, la sovrapposizione di eventi persecutori reiterati nel tempo? Non basta. Suona come una semplificazione tutt’altro che esaustiva, anzi sarebbe forse cedere senza lottare alla capacità persuasiva di Uris circa il teorema post olocausto, ancora oggi adottato per rispondere ad ogni critica ad Israele con l’accusa di antisemitismo. Mi sono persuaso invece, nel leggere di queste oceaniche masse di bambini senza più genitori (migliaia) e traumatizzati al punto da esser orfani di se stessi, che tali maree umane piombate in Palestina dopo la Seconda Guerra Mondiale, abbiano rappresentato la cellula staminale su cui si è poi sviluppata la società israeliana attuale. Una cellula cresciuta e replicata, ma sarebbe meglio dire adottata e istruita, in kibbutz militarizzati ed assediati, in cui la formazione era di tipo paramilitare, alimentata dalla cultura fortemente nazionalista della terra promessa rogitata per volere divino dai dogmi religiosi che hanno eletto questa generazione a popolo scelto dalla divinità. Ma questa è chiaramente una mia idea, che poco ha a che vedere con quello che sarà il giudizio della Storia.

Certo è che la ricchezza di contenuti pare confermare quanto l’autore ha scritto del suo lavoro: di aver viaggiato per dodicimila miglia all'interno di Israele ed aver intervistato oltre un migliaio di persone, anche se, come qualche critico ha affermato, Uris non ha mai detto quante di loro fossero palestinesi. Di sicuro qualche americano lo ha ascoltato, quanto perché nel libro due personaggi chiave (il giornalista Mark Parker e l’infermiera Kitty Fremont) sono il ritratto perfetto dell’americano buonista votato alle cause altrui, ma soprattutto devoto alla causa dello stato ebraico. C’è persino l’anziana ed iperattiva filantropa sionista, Harriet Saltzman organizzatrice della Alyat Giovanile (giusto per ritornare agli orfani), che tanto si fatica a non associare alla benefattrice d’oltreoceano Rebecca Seizling, facoltosa ebrea, simbolo del generoso ed interessato sionismo a stelle e strisce che compare in “Adamo risorto” di Yoram Kaniuk (Theoria, 1995). Libro, quest’ultimo, in cui l’interprete Adam Stein, a cui fu risparmiata la camera a gas per poter intrattenere come “pagliaccio” migliaia di altri ebrei mentre marciavano verso la morte, tanto ci ricorda Dov Landau, scampato ai lager e risorto tra le file degli audaci combattenti israeliani di “Exodus”.

Da leggere quindi. Lasciandoci trasportare sull’onda dell’emozione. In fondo è questo che chiediamo più d’ogni altra cosa ad un libro. Ma senza cadere nei tranelli di una propaganda che, volenti o nolenti, quando si parla di Palestina strizza sempre l’occhio per una parte o per l’altra. Una sola certezza su cui tutti saranno d’accordo alla fine del libro: la figura peggiore la fanno senza alcun dubbio gli inglesi.

Recensione pubblicata su: https://www.territoridicarta.com/blog/la-nascita-dello-stato-di-israele-e-il-gra...
https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/
… (altro)
 
Segnalato
Sagitta61 | 65 altre recensioni | Mar 16, 2024 |
In January 1942, as many young men respond to the call for Marine Corps recruits, All-American athlete Danny Forrester boards a train in Baltimore, Maryland, after saying goodbye to his family and girl friend Kathy. The train picks up other recruits en route to the Marine training camp near San Diego, including womanizing lumberjack Andy Hookans, bookish Marion Hodgkiss, Navajo Indian Shining Lighttower, troublemaking "Spanish" Joe Gomez, Justus E. McQueen of Arkansas, Speedy of Texas, and the Philadelphian Ski, who is eager to escape the slums, but upset to leave his girl friend Susan.

Several weeks later, after the arduous training of boot camp, the men are accepted into radio school and assigned to the battalion commanded by Maj. Sam "High Pockets" Huxley. The Marines continue their military training and receive rigorous communication instruction from Sgt. Mac, but on weekends they get passes to San Diego. In a sleazy bar there, Ski drowns his sorrows in alcohol and women to forget that Susan has married another man. Concerned about him, Mac and his fellow Marines go to the bar, believing they are coming to his rescue, and get in a brawl with others there. Danny is saved from excessive drinking by the married USO worker Elaine Yarborough, and begins a relationship with her, until Mac, noticing a change in his performance, arranges for him to call Kathy long-distance. Recognizing the young man's loneliness, Mac and Huxley grant him a furlough to Baltimore, during which Danny elopes with Kathy. Meanwhile, the meditative Marion, who hopes to write about his wartime experiences, meets the beautiful and mysterious Rae on the Coronado ferryboat. Although she meets him there frequently and seems to admire him greatly, she will not share with him details about her life. Marion learns why she has been evasive, when she shows up with other B-girls ordered by Joe, at a party celebrating the regiment's orders to ship out.

The men are sent to Wellington, New Zealand, where they are warmly received. Andy, who respects no woman, tries to woo the married Pat Rogers by suggesting that he fill the void left by her husband, whom he believes is fighting in Africa. After the offended Pat tells him her husband died in action, Andy apologizes for the first time ever. Pat later invites the reformed Andy to visit her parents' farm, where, despite their attraction, they agree to remain friends only. After Christmas, the Sixth Regiment, now known as "Huxley's Harlots," is sent to Guadalcanal after the invasion to "mop up" a resistant band of Japanese soldiers.

Afterward, the battle-weary men, minus Ski, who was killed by a sniper, return to New Zealand, where Pat nurses the malaria-stricken Andy and decides to risk a short-term romance with him. To restore the men's stamina, Huxley, newly promoted to lieutenant colonel, orders them to compete in a brutal 60-mile hike, and while other companies are trucked back to camp, Huxley has his men hike the whole way, blistered and near collapse, but in record-breaking time. Aware that his men are special, Huxley is frustrated when they are not ordered to Tarawa with the main invasion, but held back to clear out remaining Japanese resistance afterward. Pat is afraid of losing another love to the war and tells Andy that she wants to break up, but Andy refuses and asks her to marry him. Although frightened, she accepts and only then admits that she is pregnant. With Huxley's assistance in cutting through red tape, Andy and Pat marry, but two days later, when the men are to ship out, Andy considers deserting to stay with Pat. Instead of arresting him, Huxley asks Pat to convince Andy to return voluntarily.

At Tarawa, Huxley's men fulfill their mission, but Marion and many others are killed. Afterward, while standing by on reserve on a Hawaiian island, Huxley receives word that other battalions are being moved out for combat. Sensing the restlessness of his men, Huxley risks court-martial to convince Gen. Snipes that the talents of his battalion are being wasted. Although at first offended by Huxley's "impudence," Snipes assigns the battalion to the invasion of Red Beach, the most dangerous mission in the Saipan campaign. The men are isolated from the rest of the division, and suffer heavy casualties from artillery fired from the hills above them. Huxley is killed, and Danny and Andy are seriously injured. However, the battalion holds out until a Navy destroyer pins down the Japanese, freeing the Marines to complete their mission. Later, at a rest camp, while recuperating from the loss of a leg, Andy becomes too demoralized to communicate with Pat or his concerned friends, but tough words from Mac make him realize that Pat still loves him. Andy returns to her and his baby son after completing rehabilitation. Danny is also given a medical discharge and returns by train to Baltimore, accompanied by Mac, who is visiting the families of men killed in action. In Baltimore, they say goodbye and Danny reunites with the waiting Kathy, as fresh recruits board the train. (fonte: Wikipedia)
… (altro)
 
Segnalato
MemorialeSardoShoah | 1 altra recensione | Mar 15, 2022 |
Dr. Adam Kelno, a Pole, escapes from a Nazi concentration camp. During his recovery, he romances his nurse, Angela, and eventually marries her and settles in England. After the end of World War II, the communists try to extradite Dr. Kelno for war crimes as a doctor working for the Nazis, performing medical experiments on Jewish prisoners. They fail to prove their case and Kelno is vindicated, but he takes his wife to the Middle East to escape the notoriety afterward. (fonte: Wikipedia)
 
Segnalato
MemorialeSardoShoah | 2 altre recensioni | Jun 17, 2020 |
Uno scrittore americano di successo e un ex deportato polacco in un campo di sterminio si trovano faccia a faccia in tribunale quando il primo accusa il secondo in un famoso libro sulla storia della Shoah di aver compiuto orrendi esperimenti contro gli ebrei nei lager. Fu il film televisivo all'epoca più lungo mai prodotto, ed il primo che fece entrare nella televisione il concetto di "film a puntate" (fonte: Dizionario della tv)
 
Segnalato
MemorialeSardoShoah | 2 altre recensioni | Jun 17, 2020 |

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