Paul Di Filippo

Era in casa da così tanto tempo che non ricordavo che fosse costituito da tre racconti. Doveva essere il capostipite di un nuovo genere – non solo a giudicare dagli strilli di copertina – ed invece è rimasto un episodio isolato, ma assai piacevole, di commistione fra fantascienza e ottocento. Vista la dislocazione temporale, era immancabile una storia ambientata nella Londra vittoriana: messa subito all’inizio, la ricerca di una giovane Vittoria risulta il momento più divertente, ma patisce un finale non propriamente fantasioso. Poi ci si sposta nel New England, con una bella storia di confronti fra mondi – scientifici, di pensiero, di fantasia – che termina con un tocco alla Lovecraft e che presenta i personaggi più simpatici del libro. Infine, si resta in zona per il racconto più ambizioso, incentrato com’è nientemeno che sulle figure di Whitman e Dickinson e sulla loro poesia: forse un po’ tirato per le lunghe, ma comunque un bell’esercizio tra sogno, desiderio e realtà. In tutto il libro, le ricostruzioni d‘epoca sono precise al limite del maniacale e consentono al lettore di entrare nell’atmosfera dell’epoca senza appesantire la narrazione, che resta sempre interessante e scorrevole.… (altro)