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Sto caricando le informazioni... Povera gente (1846)di Fyodor Dostoevsky
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Grande prova giovanile di D. che ci fa vivere la miseria nera in un romanzo epistolare ( ) Quando questo romanzo venne pubblicato, Fëdor Dostoevskij aveva ventiquattro anni; fu un successo travolgente: la critica fu subito concorde nel dichiarare che il suo autore era un genio, un genio, però, che viveva nella miseria più nera, quella miseria senza speranza che ispira, appunto, "Povera gente". Due giovani si scrivono, si raccontano le loro piccole vicende quotidiane, le loro speranze, i loro sogni. Nasce così un amore che potrebbe aprire a entrambi la via della felicità, ma la loro miseria è tale che la ragazza deciderà di sposare un uomo non più giovane, ma ricco nella folle speranza di poter aiutare il suo infelice amico. Un romanzo epistolare che scosse la Russia e segnò l'inizio della carriera di un titano della letteratura mondiale. Introduzione di Fausto Malcovati. E che Dostoevskij sia. E addirittura in ordine cronologico (più o meno). Prima tappa: il romanzo epistolare "Povera gente", incentrato sul rapporto morboso (sì, direi proprio morboso) fra un anzianetto funzionario di basso rango e una giovane ragazza popolana, destinata al matrimonio con un volgare borghese di San Pietroburgo: "La povera gente è capricciosa. E' la natura che l'ha fatta così". Sapendo di avere a che fare con un tale scrittore "in erba", incuriosiscono molto i vari riferimenti al mondo letterario del tempo e alle riflessioni sulla scrittura da parte del protagonista. Sembra di vederci gli sforzi dell'autore di capire come collocarsi in quel "mercato" ("La letteratura è una cosa che fortifica il cuore della gente", si legge ad un certo punto). Sforzi ripagati, direi. "E perché poi scrivere di queste cose? Forse che per questo qualcuno dei miei lettori mi farà un cappotto? Mi comprerà forse delle scarpe nuove?". Ammetto di aver dovuto combattere spesso con i non rari eccessi di patetismo, ma questa difficoltà è segno evidente di un fatto: ho sbagliato a leggere il libro. In senso che ho sbagliato il modo di leggerlo. Me ne sono accorto dopo l'ultima pagina, quando ho ripreso l'entusiasmante introduzione critica di un certo Igor Sinibaldi (lo so, le introduzioni andrebbero lette prima, ma che ci vuoi fare...). Se con Dostoevskij si è autorizzati a parlare di "realismo fantastico" (laddove il fantastico stia in elementi che io ho scambiato per patetismo), perché infastidirsi per esempio di fronte all'ennesimo lamento sulla propria misera condizione, da parte di uno dei protagonisti? Prometto, non lo faccio più. nessuna recensione | aggiungi una recensione
È contenuto in
Classic Literature.
Fiction.
HTML: Delve into the always-timely issue of poverty and socio-economic marginalization in the first novel by acclaimed Russian fiction writer Fyodor Dostoyevsky. Poor Folk recounts the trials and tribulations??and all-too-rare moments of triumph??experienced by several groups of destitute peasants in nineteenth-century Russia Non sono state trovate descrizioni di biblioteche |
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