La storia di un complotto e di un uomo. Il complotto nasce come strumento di pressione, all’inizio deve essere un ‘glorioso fallimento’, e si conclude con la morte di Kennedy. L’uomo è il protagonista di tale conclusione: la vita di Oswald è seguita a partire dalla difficile adolescenza lungo tutto il suo percorso erratico tra tre continenti, uomo senza qualità sballottato dall’esistenza e che, abbastanza ovviamente, finisce per essere usato. Romanzo corposo ma che, una volta districata la moltitudine di personaggi, si fa leggere appassionatamente, ‘Libra’ – il segno zodiacale di Oswald, bilancia – alterna due registri a capitoli alternati: uno centrato sul singolo personaggio nella biografia romanzata dell’attentatore, l’altro corale sull’organizzazione dell’attentato, tra pezzi di FBI e CIA più o meno deviati ed esuli cubani in cerca di rivincite. Eppure non ci sono parti che si fanno preferire, il libro è perfettamente coeso anche grazie ad una scrittura, potente e sottile al tempo stesso, che riesce a superare anche gli intoppi dovuti a qualche refuso di troppo e ad una traduzione qua e là zoppicante. Alla fine non è importante che ‘questa’ ipotesi di complotto stia in piedi – tanto si è detto e scritto sull’argomento da renderne impossibile la decifrazione, pare suggerire l’archivista governativo che appare nel romanzo – conta la maestria dell’autore nel raccontare il trauma americano del ventesimo secolo. E la voce dolente, a volte petulante, della madre del protagonista farà fatica ad abbandonare la memoria del lettore. ( )